Monitus di Diego Carli: l’horror tra folklore e Natura

Nel film “Monitus” di Diego Carli, la natura diventa il luogo in cui l’inconscio umano incontra un’antica forza primordiale pronta a manifestarsi senza pietà.

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Sinossi.

Quattro ragazze camminano in una valle e, tra battute pungenti e desiderio di libertà, la discussione passa da temi leggeri a questioni di importanza morale. Rebecca, fiera di aver appena ricevuto un’automobile dal padre come riconoscimento per un traguardo scolastico, si trova improvvisamente al centro di un dibattito serrato: le amiche non vedono in quel dono un simbolo di emancipazione, ma piuttosto uno strumento di controllo familiare. È una conversazione che, sin dalle prime battute, fa emergere una tensione profonda, dove si intrecciano le tematiche dell’autonomia individuale, della fiducia e del rapporto con ciò che ci sovrasta, che sia una figura genitoriale o la natura stessa.

Mentre il confronto si fa aspro, Rebecca avverte un richiamo che proviene dal cuore della foresta. Incuriosita e forse anche un po’ intimorita, la ragazza si lascia guidare da quella voce misteriosa, ignara che quel passo dentro i boschi aprirà le porte di un incubo collettivo.

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L’elemento soprannaturale che prende forma in “Monitus” è dichiaratamente ispirato a un archetipo universale, simbolizzato dalla figura del Green Man, divinità protettrice della foresta e incarnazione di una Madre Natura tanto generosa quanto spietata. È un richiamo ancestrale che attraversa diverse culture, da quelle pagane europee alle civiltà più antiche, e che qui trova espressione attraverso il volto di una bambina, un’entità capace di incantare e travolgere chiunque entri nel suo dominio. Nel film, la natura non è solo un contorno paesaggistico, ma un personaggio vivo, femminile e potente come la Dea Wicca, forza sacra legata alla terra, alla luna e ai cicli di fertilità.

La dimensione simbolica è ulteriormente rafforzata dall’uso delle maschere di animali, un ponte rituale che da sempre, nelle più remote tradizioni, permette agli esseri umani di connettersi con l’essenza spirituale del regno animale. L’uso della maschera spalanca orizzonti antropologici e mistici: in “Monitus” diventa segno di un ritorno alle origini, un contatto profondo con l’istinto primordiale e la forza collettiva della foresta. La pellicola, dunque, sfida lo spettatore a prendere atto di un avvertimento, un “monito” che nasce dal seno stesso di Madre Natura e che denuncia l’incuria e la presunzione umana di poterla soggiogare.

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Diego Carli, regista e attore di grande versatilità, porta sullo schermo questa storia fondendo le sue competenze artistiche con un forte bagaglio culturale. Formatosi all’Accademia di Belle Arti di Venezia, ha approfondito il suo percorso frequentando il biennio di teoria e metodo dei Mass Media sotto la guida di Carlo Montanaro. In seguito, grazie alla Meisner Technique con la regista Shelley Mitchell dell’Actor Studio di New York, ha sviluppato un approccio recitativo incentrato sull’autenticità emotiva. Il suo percorso teatrale è cresciuto con Donato Sartori, esperto di maschere e body art, e si è perfezionato presso la Scuola di Teatro Grotowsky Method, Scuola Ulisses di Padova, accentuando la dimensione fisica e spirituale della performance. A conferma della sua poliedricità, Carli ha conseguito un diploma di specializzazione per attori professionisti indetto dalla Regione Veneto e l’Ente Nazionale Circhi, incentrato sulla “riqualificazione dell’attore Circense”. Inoltre ha ottenuto un attestato di regia, seconda regia e montaggio video, frutto di un corso promosso dal Comune di Verona e riconosciuto dal Ministero della Pubblica Istruzione.

Nel corso della sua carriera, Diego Carli ha consolidato esperienza in diversi ambiti e ha collaborato con giganti della settima arte come Gabriele Salvatores, Toni Servillo, Giancarlo Giannini, Giulio Base, i Manetti Bros e Daniele Vicari.

Questa eterogeneità professionale si riflette nella sua regia: ogni inquadratura in “Monitus” rivela un approccio che integra la cura estetica con la necessità di far emergere il nucleo emotivo di ogni personaggio. Il film, attraverso spazi angoscianti e una fotografia calibrata sulle sfumature più inquietanti del bosco, fa emergere gradualmente la sensazione di essere immersi in un disegno cosmico più vasto, dove ogni passo dell’uomo si intreccia alla volontà insondabile della natura.

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“Monitus” si pone come un viaggio evocativo all’interno di un horror atipico: non siamo di fronte a un racconto di pura tensione fine a se stessa, ma a una parabola che unisce il tema dell’adolescenza, la voglia di emancipazione e l’indomabile spirito dei boschi. Il contatto con il suolo, l’umidità delle foglie, la presenza opprimente di alberi secolari diventano la tela su cui si dipinge l’interrogativo più profondo: fino a che punto l’uomo può ignorare il richiamo di una natura che è stata, è e sempre sarà fonte di vita, di mistero e, se oltraggiata, di vendetta?

Il risultato è un film che combina elementi di tensione psicologica con uno sguardo antropologico, offrendoci un racconto che esplora la necessità di riconnettersi alle radici più oscure e remote dell’esistenza. Carli, grazie allo spessore della sua formazione e alla sua esperienza sul set, ci consegna così un’opera destinata a lasciare il segno, invitando il pubblico a riflettere sul potere del mito e sulla forza implacabile di Madre Natura.

John il boia Ruth

Sono Gilberto, alias John il boia Ruth, la mente che ha dato forma a questo progetto. Nella vita mi occupo di web: dal marketing alla grafica, dalla progettazione di siti ai Social Network. Ne I Cinenauti ho voluto fondere il mio lavoro, che amo, con la mia più grande passione, il cinema. Prediligo gli horror, meglio se estremi e disturbanti, i thriller, i fantasy e i film d'azione. Insomma divoro qualsiasi cosa cercando di non farmi condizionare dai pregiudizi.