ONLY THE ANIMALS - STORIE DI SPIRITI AMANTI
GENERE: thriller
ANNO: 2019
PAESE: Francia, Germania
DURATA: 113 minuti
REGIA: Dominik Moll
CAST: Denis Ménochet, Laure Calamy, Damien Bonnard, Valeria Bruni Tedeschi, Nadia Tereszkiewic
Il “buio nella mente” attraverso “la musica del caso”, solitudine e realtà virtuale, passione e delitto, la collisione di due realtà sociali in uno spietato e machiavellico intrigo firmato Dominik Moll.
Siamo a Lozere, nel sud della Francia: dopo una tempesta di neve, viene ritrovata sul ciglio della strada l’auto di Evelyne Ducat, signora benestante che risiede col marito in una villa isolata fuori dal paese; della donna non c’è traccia, nessuno ha visto o sentito niente e le prime ricerche sembrano infruttuose. Ma anche, o forse soprattutto, le persone apparentemente più normali celano segreti inconfessabili; così, mentre passo dopo passo approfondiamo la conoscenza di alcuni personaggi e cominciamo a ricomporre i pezzi di questo misterioso puzzle, si dipana di fronte ai nostri occhi un universo terribile e sorprendente allo stesso tempo.
Messosi in luce una ventina d’anni orsono quando presentò a Cannes il notevole thriller Harry, Un Amico Vero, e in seguito autore di altre pellicole piuttosto intriganti come Due Volte Lei (Lemming), Il Monaco (adattamento del romanzo gotico di Matthew Gregory Lewis) ed il recente La Notte Del 12, il regista tedesco naturalizzato francese Dominik Moll gira nel 2019 questo Only The Animals (da noi arrivato col titolo Storie Di Spiriti Amanti), che può essere a buon diritto considerato il suo capolavoro.
Siamo di fronte infatti ad un film che magari ha bisogno di molteplici visioni per essere assimilato completamente, ma che alla fine si rivela decisamente inattaccabile; Moll lo divide in quattro blocchi corrispondenti ai punti di vista di altrettanti personaggi e scrive una sceneggiatura (tratta da un libro di Colin Niel) a dir poco perfetta, seminando brandelli di verità per poi tirare le somme in un segmento finale dove le fredde montagne francesi e il sole africano vanno a compenetrarsi in modo geniale e spiazzante.
L’impianto di partenza è sicuramente di matrice hitchcockiana, mediata però nella maniera beffarda e crudele di un altro maestro come Claude Chabrol, del quale riprende certe atmosfere ambigue della provincia transalpina con una regia mai invasiva ma geometrica e di grande classe nella scelta delle inquadrature e delle soggettive, aspetto fondamentale per la riuscita di un congegno architettato in maniera così capillare; il film però, a ben guardare, nel suo essere così programmaticamente legato ai capricci del caso (“È più forte di te!” dice lo “stregone” Papa Sanou al giovane venuto al suo cospetto per chiedere soldi e fortuna), non può che rimandare anche all’universo dei fratelli Coen (viene in mente Fargo per l’ambientazione); senza contare che Moll riesce pure a concedersi un tocco macabro perfettamente integrato nel contesto (vedere per credere) con una sequenza necrofila alla Buio Omega.
Non si pensi però ad una pellicola meramente derivativa, perchè tutto l’insieme risulta al contrario molto caratterizzato dalle scelte e dalla personalità del regista; Only The Animals non è soltanto, infatti, uno dei migliori noir degli ultimi anni, ma rappresenta anche un’opera fortemente radicata nella contemporaneità: Moll parla in filigrana di un Occidente ormai corroso da quegli stessi disvalori che ha esportato nel cosiddetto terzo mondo, in quel suo furore predatorio che non vuole abbandonare; ad Abidjan, capitale della Costa D’Avorio, vecchia colonia col famigerato Franco CFA, la dinamica sfruttatori/sfruttati sembra paradossalmente potersi ribaltare nel momento in cui i secondi, bramando il loro pezzo di torta a costo di qualsiasi scorciatoia – che sia la truffa o il mercimonio del proprio giovane corpo -, vanno ad incidere sull’abisso di solitudine e nichilismo nel quale è precipitato il borghese medio dei paesi avanzati, con la rete naturalmente a fare da sensale di questa interconnessione tra mondi apparentemente lontanissimi eppure insospettabilmente osmotici.
Una miscela esplosiva, che il regista ci sbatte in faccia senza fare sconti a nessuno: ecco allora le piccole trasgressioni, i rapporti umani effimeri, la brama di possesso sia materiale che psicologico, il fuoco di passioni fugaci subito spento da un ghiaccio che sembra coprire ogni soffio vitale, le derive psicotiche, al punto che tutti i protagonisti o quasi finiscono per assomigliare sia fisicamente che nei bassi istinti alle bestie delle quali si circondano nel quotidiano (e ad interpretarli c’è un grande cast, con Denis Menochet, Damien Bonnard, Valeria Bruni Tedeschi e Guy Roger N’Drin su tutti).
Grande film, non c’è da aggiungere altro.