BOJACK HORSEMAN

GENERE: drammatico, commedia
ANNO: 2014 – 2020
PAESE: USA
DURATA: serie tv animata, 6 stagioni, 77 episodi (conclusa)
DA UN’IDEA : Raphael Bob Waksberg
CAST: Will Arnett, Alison Brie, Amy Sedaris, Paul F. Tompkins, Aaron Paul, Adam Conover, Kristen Schaal, Raphael Bob-Waksberg, Lisa Kudrow
Tra tutti i prodotti firmati Netflix, la serie animata (per adulti) “Bojack Horseman” è una di quelle da non perdere. L'autore, Raphael Bob Waksberg, in una Hollywood contemporanea popolata da personaggi antropomorfi, tra umorismo e dramma , mette a nudo la società in cui viviamo. Vengono smascherate insicurezze , ipocrisie e contraddizioni che popolano la nostra vita, la quale oramai sembra oscillare tra la depressione e l'autodistruzione , senza però passare dall'attimo fugace della felicità.
“Io voglio sentirmi bene con me stesso, come fai tu. E… non so come si fa. E non so se ci riesco”.
(Bojack Horsman, “Scopriamolo, 2×08)
Bojack Horseman è un attore (cavallo) divenuto famoso durante gli anni ’90 attraverso la sitcom di successo “Horsin around”. Oggi però si ritrova la carriera in declino. Trascorre le giornate alcolizzandosi, intrattenendo relazioni frivole e cerca di riempire il vuoto della sua vita guardando ripetutamente le puntate della sitcom di cui era protagonista. Egoista e narcisista, ricorda quasi Hank Moody (ma meno simpatico) di Californication: fugge le proprie responsabilità e sabota categoricamente le proprie relazioni negandosi ripetutamente la possibilità di essere felice.
Intrattiene una relazione con la sua agente, Princess Carolyn (gatto), l’unica che sembra volergli davvero bene, ma che lui finirà per allontanare. Volendo riconquistare la fama perduta, decide di scrivere la propria autobiografia: dopo un anno e mezzo di tentativi senza concludere nulla, Princess Carolyn ingaggia la ghostwriter Diane per aiutarlo, la quale diventerà sua amica e confidente, ma che alla fine anche lei si allontanerà. Attraverso la stesura del libro, inizia così per il protagonista un viaggio di introspezione da cui, questa volta sarà impossibile sottrarsi e che lo porterà al confronto con il proprio passato e tutti i fantasmi che lo popolano.

Qui a farla da padrona sono la solitudine, la depressione e l’autodistruzione.
Già dalla sigla (che reputo una piccola perla) vediamo incessantemente il primo piano di Bojack che si stacca dallo sfondo, nel quale i vari personaggi si muovono senza mai interagire con lui. Alla fine lo troviamo a pendere il sole a bordo piscina, nella sua lussuosissima villa da star, le cui fondamenta poggiano però precariamente a ridosso di una collina. Quasi a voler rimarcare quanto lui abbia basato la propria vita su valori vuoti e deboli
Nonostante i suoi difetti finiamo per simpatizzare per lui. Soffriamo insieme a lui e vogliamo che si riscatti e che ci provi ad essere felice. Ecco che Bojack Horseman diventa uno specchio e quello che vediamo non è altro che il riflesso di noi stessi. Così soli e fragili, anche noi come lui desideriamo una sola cosa: amare noi stessi ed essere amati. Bojack siamo noi.
La serie, per tutte le sei stagioni, mantiene un ritmo incalzante. Non ci si annoia mai. I dialoghi, mai banali, sono vivaci e sagaci. Ho sempre avuto la sensazione che Bojack Horseman si staccasse dalla semplice definizione di serie televisiva, che fosse qualcosa di più. Un’ opera d’arte, lunga sei stagioni, nel pieno svolgimento della sua funzione più alta: LA CATARSI.
Concludo parafrasando Gary Oldman ne “Il Cavaliere Oscuro”:
“Forse non è la serie che ci meritiamo, ma sicuramente quella di cui abbiamo bisogno”.