ROBOGEISHA
GENERE: azione, commedia, splatter, fantascienza
ANNO: 2009
PAESE: Giappone
DURATA: 102 minuti
REGIA: Noboru Iguchi
CAST: Aya Kiguchi, Hitomi Hasebe, Takumi Saitô, Asami, Shôko Nakahara, Etsuko Ikuta
Due sorelle in conflitto tra loro vengono raggirate da una potente industria giapponese e trasformate in "geishe robot" al fine di ripulire la nazione dalla malavita e dalla corruzione. Ma saranno veramente queste le reali intenzioni? Noburo Iguchi ci regala l'ennesimo film "no sense" a base di effetti speciali improponibili e situazioni talmente ridicole e demenziali da lasciare lo spettatore sbigottito.
La storia ha inizio con un tentativo di assassinio ai danni di un candidato politico da parte di una geisha, che si rivelerà essere un robot, e di due donne in bikini mascherate da Tengu. Queste si liberano facilmente delle guardie del corpo sparando shuriken dal culo e spruzzando latte materno acido dalle tette, mentre il politico viene ferito dall’androide che sfodera una lama rotante dalla bocca. Improvvisamente però, compare una donna di nome Yoshie che si rivela come RoboGeisha e, in men che non si dica, distrugge il robot malvagio. Salto temporale.
Yoshie e Kikue sono due sorelle orfane di umile estrazione sociale. Come nel più classico degli stereotipi familiari la maggiore Kikue, è apprezzata ed avviata a diventare una bellissima geisha, mentre la più piccola Yoshie, è la schiava di casa, bullizzata dalla più grande e obbligata a compiere i lavori più meschini ma, nonostante tutto quello che è costretta a subire asseconda la sorella in tutto e la venera come una dea (sembra di assistere alla versione nipponica di Cerentola).
Un giorno Yoshie, goffa e distratta di natura, manda in rovina la performance di Kikue per Hikaru Kageno, erede della Kageno Steel Manufacturing che resta colpito però dalla bellezza della più piccola di casa intuendone un forte potenziale. Da li a poco il giovane magnate le invita entrambe a casa sua, dove vengono rapite dalle due Tengu e costrette a combattere a morte: finalmente Yoshie mostra la sua forza fisica sovrumana. Entra così in un processo di addestramento per diventare un’assassina al soldo dell’azienda insieme a molte altre giovani geishe: la Kageno Steel vuole servirsene per uccidere terroristi e altre minacce nazionali al fine di creare un “Mondo Ideale”. Ma la rivalità con la sorella e la scoperta dei reali piani terroristici dell’azienda apriranno nuovi scenari e nuovi conflitti.
Noburo Iguchi è un regista noto in Giappone per aver dato alla luce perle trash veramente notevoli come “The Machine Girl”, Zombie Ass”, “Dead Sushi” e “Karate Robo Zaborgar”. D’altro lato è anche vero che è rinomato per lo scarso dinamismo delle sue pellicole per cui, sebbene il film sia “simpatico” ed intrattenga con le sue trovate demenziali, non potrai evitare di cadere ogni tanto in uno stato di catalessi da noia. Inoltre è un film estremamente edulcorato rispetto ai canoni a cui il cinema del Sol Levante ci ha abituato: la componente gore è totalmente assente e quella erotica veramente essenziale. Sebbene l’idea delle avvenenti ragazze trasformate in cyborg per salvare il mondo dai cattivoni di turno combattendo con armi tanto potenti quanto improbabili sia interessante, la realizzazione lascia a desiderare e quello che ti ricorderai dopo la visione saranno le Tengu che lanciano “cose” dal culo, spade che escono dallo stesso orifizio, gambe che si trasformano in cingolati, latte materno acido fortemente corrosivo che viene spruzzato da tette finte e un fantastico castello medievale giapponese che si trasforma in robot e si dirige goffamente verso il monte Fuji. La sequenza di Yoshie in versione metà donna e metà carro armato mi ha ricordato troppo Mario Kart.
Possiamo tuttavia contestualizzare “RoboGeisha” in quel mondo di cinematografia giapponese, che sfida le convenzioni e il raziocinio col tentativo di sorprendere il pubblico. L’opera si inserisce quindi in una tradizione di cinema “trash” che ha radici nelle produzioni nipponiche degli anni ’70 e ’80, caratterizzate da trame eccentriche e contenuti bizzarri. Siccome voglio trovare un “senso” anche in ciò che un senso non ce l’ha, questo film, animato da due sorelle robot matrioska, ha qualcosa da dire. Riprendendo le tematiche di un cyberpunk di ben più altro valore, Noburo Iguchi ci parla di identità, di libertà, di natura umana e di rapporti forti. L’idea di trasformare le geishe in macchine assassine solleva interrogativi sulla deumanizzazione e sulla manipolazione delle persone, il corpo lascia il posto alla perfezione della macchina perdendo la distintiva ed unica capacità di provare emozioni. Il messaggio positivo ed il monito per il futuro arriva da Yoshie che, pur essendo androide non ha abbandonato il suo lato umano e riesce a rianimarlo nel cuore della sorella, diventata ormai solo un freddo strumento di morte.