KILLERS OF THE FLOWER MOON

KILLERS OF THE FLOWER MOON

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GENERE:        drammatico

ANNO:             2023

PAESE:            USA

DURATA:         206 minuti

REGIA:            Martin Scorsese

CAST:            Leonardo DiCaprio, Lily Gladstone, Jesse Plemons, Robert De Niro, Brendan Fraser

Killers of the Flower Moon è un film del 2023 diretto da Martin Scorsese, con protagonisti Leonardo DiCaprio, Robert De Niro, Lily Gladstone e Jesse Plemons. È l'adattamento cinematografico del saggio "Gli assassini della terra rossa" scritto da David Grann, a sua volta tratto da fatti realmente accaduti. La storia è ambientata negli anni '20 del XX secolo, in Oklahoma. La scoperta del petrolio nelle terre della tribù Osage ha reso i membri di questa comunità tra le persone più ricche al mondo. Tuttavia, questa ricchezza ha attirato l'attenzione di molti, tra cui criminali e uomini d'affari senza scrupoli.

Siamo a Fairfax (Oklahoma) negli anni venti: gli Osage, tribù di nativi americani, scoprono che nella loro terra è presente il petrolio e in breve tempo diventano così la comunità col livello di ricchezza pro-capite più alto al mondo; la cosa però non passa inosservata ed è soprattutto il latifondista William Hale, notabile più in vista e potente della zona tanto da essere soprannominato Il Re, a tramare nell’ombra per riuscire ad accaparrarsi questo patrimonio; Hale si serve del nipote Ernest Burkhart, reduce della Grande Guerra, spingendolo a sposare una giovane ragazza Osage, Mollie, e poi rendendolo complice di un’escalation di attentati ed omicidi finalizzata a fiaccare l’orgoglio e la resistenza dei nativi; ma non tutto andrà secondo i piani…

“Noi non preghiamo per una vita ricca, ma per la vita”: così recita la saggezza della Nazione Osage (piccola curiosità musicale: Franco Battiato fondò nel 1971 un gruppo chiamato Osage Tribe, abbandonandolo subito dopo aver registrato un singolo per dedicarsi alla carriera solista…) e da questa dicotomia sembra partire Martin Scorsese per tracciare un nuovo capitolo di quella saga sull’America che ha attraversato di fatto la sua intera filmografia; Killers Of The Flower Moon, libero adattamento dell’omonimo libro di David Grann (in italiano intitolato Gli Assassini Della Terra Rossa), è una summa della poetica e delle ossessioni del regista italo-americano mediata dalla rilassatezza dell’età e da uno status artistico di maestro riconosciuto che gli hanno permesso di bypassare certe logiche commerciali dilatando la pellicola per quasi tre ore e mezza di durata (bissando quelle di The Irishman, con le quali aveva messo da par suo una pietra tombale su quell’epopea gangsteristica della quale è stato cantore principe).

Rappresenta dunque anche una sfida tesa a stipulare un patto di fiducia con lo spettatore odierno, la cui sempre più scarsa soglia di attenzione richiede montaggi ipercinetici ed effetti sonori stordenti sovente a scapito della qualità. Scorsese invece mette le briglie al ritmo “adrenalinico” di pellicole come Quei Bravi Ragazzi, Casinò o The Wolf Of Wall Street per concedersi un cinema libero, fluviale, meditativo: parte da un tessuto noir screziato di umori western per poi aprirsi a digressioni vicine ad una spiritualità già frequentata in alcune occasioni (si vedano Kundun o Silence) – focalizzate in particolare sulla coabitazione negli Osage tra la loro cultura tradizionale e il cattolicesimo -, fregandosene sostanzialmente della detection (la quale era il punto nodale del libro) per tenere invece ben saldi temi cardine quali il percorso tortuoso e irrisolto tra colpa e redenzione nonchè quella cupidigia del denaro (in una linea di continuità che va dal titanico Greed di Erich Von Stroheim passando per Il Petroliere di Paul Thomas Anderson), col corollario di violenze e soprusi atti ad ottenerlo, che rappresenta il (dis)valore fondante della nazione a stelle e strisce (“il diritto del più forte”, per dirla con Reiner Werner Fassbinder); insomma mette subito le carte in tavola e poi lascia che gli eventi pian piano si sostanzino, tra parole sussurrate, pistolettate a tradimento e le note di Robbie Robertson (che con questa colonna sonora ci lascia un’ultima bellissima testimonianza della sua arte) nell’aria, tornando poi, magari in flashback, ad aggiungere particolari (inutile parlare di una regia e di una cura dei dettagli che hanno pochi eguali nella storia del cinema – qui in particolare si possono apprezzare nella minuziosa ricostruzione storica -, ma non verrà mai lodato abbastanza il lavoro di cesello della sodale di una vita Thelma Schoonmaker nel bilanciare il tutto).

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Altresì non stupisce che, in una logica di consuntivo, Scorsese abbia scelto come protagonisti di questa avventura gli attori feticcio di due parti consistenti della propria carriera, Robert De Niro e Leonardo Di Caprio: se al primo ha cucito addosso un personaggio mefistofelico perfettamente in continuità con tanti altri già interpretati (e il vecchio Bob dimostra di essere ancora in grado di bucare lo schermo con un semplice movimento delle sopracciglia) al secondo ha dato le chiavi della pellicola chiedendogli uno sforzo interpretativo ricco di sfumature al quale il nostro ha aderito con un mestiere ormai consolidato (pare che sul set siano stati non pochi gli scontri col più anziano collega poiché il “figlioccio” cercava i dettagli nell’improvvisazione con una puntigliosità tale da rasentare il fanatismo); l’Ernest Burkhart di Di Caprio è una sorta di epitome di quell’utile idiota del quale ogni potere nel corso della storia ha sempre avuto bisogno: un uomo ottuso, incapace di un proprio pensiero autonomo, corruttibile, non completamente malvagio ma proprio per questo paradossalmente ancora più esecrabile, poiché nella sua disarmante ingenuità non si accorge di essere solamente un pupazzo da manipolare a seconda della convenienza e poi buttare; è proprio il rapporto sempre giocato sul filo dell’ambiguità con Mollie (la splendida rivelazione Lily Gladstone – nativa americana anche nella vita -, la quale restituisce alla perfezione tutta la dolcezza, la malinconia ma anche la forza d’animo insite in un popolo fiero ma che si rende conto di essere destinato ad una fine precoce e traumatica, come osserva cinicamente lo zio William…) a fungere da cartina di tornasole di un’amoralità che silenziosamente si insinua e soffoca ogni residuo afflato umano (Burkhart sembra provare un sentimento sincero per la moglie, ma ciò non gli impedisce di compiere atti abominevoli nei suoi confronti e in quelli della sua famiglia), permeando di un male oscuro il cuore di un paese intero.

A proposito di oscurità, ecco allora, dietro i discorsi bonari e la finta solidarietà, il razzismo strisciante nei confronti dei nativi, mentre il Ku Klux Klan (non apprezzato da Hale perchè troppo “fracassone” ed esplicito nei propri deliri…) sfila tranquillamente in città tra due ali di folla festante; e poi la “sculacciata” in loggia al nipote dal carattere poco fermo per educarlo ai “sani principi” del dominio sulla propria casa (che è poi di conseguenza quello sulla terra, propria e degli altri…), che apre uno squarcio sul ruolo della Massoneria quale architrave della cosa pubblica americana (e non solo…); senza contare, infine, la scienza medica piegata al volere di torbidi interessi privati (la predisposizione degli Osage per il diabete usata come grimaldello per decimarli…): nervi ancora oggi più che mai scoperti, i quali però, ci dice Scorsese in una chiusura geniale dove si concede un cameo molto sentito, sono abilmente occultati o rielaborati in una rappresentazione farsesca la cui narrazione è quella dei vincitori, ossia di coloro che in qualche modo riescono sempre a farla franca.

Killers Of The Flower Moon non rappresenta un commiato (sappiamo che il cineasta di Little Italy, nonostante gli ottantuno anni appena compiuti, è già al lavoro su un altro copione) ma è comunque un film a suo modo definitivo perchè dentro c’è tutto quello che Scorsese è stato ed è tuttora: a noi resta il privilegio di poter godere ancora di cinema di tale livello.

Anton Chigurh

Mi chiamo Mattia, alias Anton Chigurh, classe 1975, ho fatto studi classici e sono orgogliosamente spezzino; cosa chiedo ad un film o ad una serie tv? Di farmi riflettere, di inquietarmi, di lasciarmi a bocca aperta, di divertirmi... Per sapere dove trovo tutto questo, leggete le mie recensioni su I Cinenauti!