THE BELIEVER
GENERE: drammatico
PAESE: USA
DURATA: 102 minuti
REGIA: Henry Bean
CAST: Billy Zane, Theresa Russell, Summer Phoenix, Ryan Gosling, Glenn Fitzgerald
The Believer è un film drammatico del 2001 diretto da Henry Bean e interpretato da Ryan Gosling, Billy Zane, Theresa Russell e Summer Phoenix. Il film racconta la storia di Daniel Balint, un giovane ebreo di New York che si unisce a un gruppo neonazista. Balint è un brillante studente di teologia ebraica, ma è anche un convinto antisemita. La sua appartenenza al gruppo neonazista lo porta a un conflitto interiore tra la sua identità ebraica e le sue convinzioni antisemite.
Danny, giovane di New York di origini Ebraiche, imbevuto di idee neonaziste e antisemite ed interpretato da un magistrale (pur all’esordio) Ryan Gosling, frequenta un gruppo di teste rasate e vive con l’ossessione dell’odio verso il popolo Ebraico. Introdottosi quasi per caso in un giro di persone ricche e potenti con simpatia neonaziste, diviene una sorta di ideologo grazie alle sue impressionanti capacità oratorie. Le sue azioni diventano sempre più ispirate dalla violenza, fino a che lo scontro tra le pulsioni anti-Ebraiche e le sue origini, che tornano prepotentemente alla ribalta, esplode dando vita ad un percorso introspettivo che conduce ad un finale drammatico e di forte valenza emotiva e spirituale. Il protagonista, in una sorta di eterno rifiuto delle logiche religiose predicate nella scuola Talmudica frequentata in giovanissima età, odia l’Ebraismo e gli Ebrei fino a volerne l’estinzione totale, in una delirante fascinazione hitleriana. Al tempo stesso, di fronte ad alcuni episodi, emerge forte in lui il profondo rispetto per il Sacro, che si esprime ad esempio nel rapporto filiale con i rotoli della Torah.
A pungolare la coscienza e l’animo del protagonista contribuiscono anche la frequentazione di Carla (Summer Phoenix), figlia di una dura Lina Moebius (Teresa Russell), vera mente del gruppo, e di un ipocrita Curtis Zampf (Billy Zane), l’uomo che introduce Danny nell’ambiente del neonazismo “bene” di New York, insieme all’incontro in libreria con dei vecchi amici Ebrei che lo invitano per una preghiera in Sinagoga. Le luci basse e le scelte delle inquadrature contribuiscono alla durezza di un film che entra nelle viscere dello spettatore, e lo tiene incollato alla storia ben al di là dei novantotto minuti di pellicola. Il tema centrale è però, a mio avviso, l’eterna ricerca dell’uomo-Ebreo e del suo Popolo: ricerca affannosa, dolorosa, che si ripete all’infinito come la scena finale del film.