A VENEZIA… UN DICEMBRE ROSSO SHOCKING

A VENEZIA... UN DICEMBRE ROSSO SHOCKING

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GENERE:         thriller, drammatico

ANNO:             1973

PAESE:           Gran Bretagna, Italia

DURATA:         110 minuti

REGIA:            Nicolas Roeg

CAST:              Julie Christie, Donald Sutherland, Hilary Mason, Clelia Matania, Massimo Serato, Renato Scarpa

A Venezia... un Dicembre rosso shocking. Christine, la figlioletta di John e Laura Baxter, sta giocando col fratello maggiore Johnny di fronte alla loro abitazione nella campagna inglese; ad un tratto scivola in uno stagno e annega, nonostante il disperato intervento del padre messo in allarme da un terribile presentimento; qualche tempo dopo i due coniugi, ancora provati dalla grave perdita, raggiungono Venezia dove l'uomo ha il compito di sovrintendere al restauro della chiesa di San Nicolò dei Mendicoli; ma l'atmosfera sembra carica di oscuri presagi: Laura fa la conoscenza di una sensitiva scozzese cieca, in vacanza insieme alla sorella, che sostiene di aver “visto” Christine sorridente nell'aldilà, ma altresì avverte la donna di un pericolo incombente sulle spalle del marito; intanto un misterioso maniaco sta terrorizzando la città con i suoi omicidi...

Lasciatasi alle spalle una notevole esperienza come direttore della fotografia (in film importanti come Lawrence D’Arabia – alla seconda unità – di David Lean, La Maschera Della Morte Rossa di Roger Corman, Fahrenheit 451 di Francois Truffaut ecc.), Nicolas Roeg, all’età di quarant’anni, decide di cimentarsi nella regia prendendo parte ad un progetto curioso e controverso intitolato Performance (Sadismo); il film, scritto dall’amico di vecchia data Donald Cammell basandosi sulla sua frequentazione del mondo underground londinese, viene inizialmente avversato per i contenuti molto espliciti in fatto di sesso e uso di droghe pesanti ma col tempo è divenuto un cult, anche per la presenza, in veste di attore, del leader dei Rolling Stones Mick Jagger, allora all’apice della fama.

La sua vera e propria opera prima va però considerato il successivo Walkabout – ambientato nel deserto australiano e incentrato sui riti di passaggio all’età adulta e sul contrasto tra lo stato di natura e la civilizzazione della società industriale – dove già si cominciano a intuire le peculiarità di una visione decisamente non convenzionale; è però con questo Don’t Look Now del 1973 (uscito da noi col delirante titolo A Venezia… Un Dicembre Rosso Shocking, appioppato dai distributori forse per fare in modo di “agganciarlo” al filone spaghetti-thriller che a quel tempo andava per la maggiore) che il talento e le intuizioni del cineasta inglese si dispiegano compiutamente.

La pellicola, coproduzione anglo-italiana, nasce dalla rielaborazione del racconto omonimo della scrittrice inglese Daphne du Maurier (già celebre per alcune trasposizioni del Maestro Alfred Hitchcock come La Taverna Della Giamaica, Rebecca La Prima Moglie e Gli Uccelli); Roeg lo
carica di significati ulteriori (la morte della bambina non più causata da una malattia, ovverosia qualcosa di ineluttabile, ma da un incidente, che perciò implica sensi di colpa e rimorsi) e contemporaneamente lo decostruisce e gli dona un’anarchia che poi si diverte a ricomporre pezzo dopo pezzo; per raggiungere il suo scopo si serve di uno stile innovativo e sperimentale, memore del “free cinema” e basato in gran parte sulla tecnica detta cut-up, una sorta di puzzle assemblato secondo suggestioni e associazioni di idee nel quale le inquadrature, con i loro punti di vista sempre inconsueti, i loro cromatismi e i loro tagli di luce (alla fotografia abbiamo qui come collaboratore di Roeg un altro valido professionista come Anthony B. Richmond), esprimono pensieri, stati d’animo, inquietudini; moltissime sequenze giocate su questo particolare tipo di montaggio alternato hanno ormai fatto scuola: ricordiamo almeno quella iniziale dove Roeg riesce a visualizzare una premonizione e il suo avverarsi repentino, conclusa con uno stacco secco in anticlimax assolutamente straniante; oppure la famosa scena di sesso tra i due coniugi (talmente realistica da suscitare qualche “rumor” malizioso…), inframezzata da quella della loro vestizione; per non parlare, poi, dell’agghiacciante finale (oggettivamente uno dei più impressionanti e riusciti che si ricordino), che deve certamente qualcosina a Psycho ma che è stato poi ripreso e citato in tutte le salse (si veda, ad esempio, per restare al nostro cinema, l’Argento di Phenomena, oppure un film come La Casa Dalle Finestre Che Ridono, piuttosto affine anche come atmosfera generale e nella caratterizzazione del protagonista).

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Gli stilemi del “genere” ci sono tutti: dall’insistenza sui particolari alle soggettive ardite, dalla bruma che si insinua nel dedalo delle calli di una Venezia lugubre e putrida (come quella dell’Aldo Lado di Chi L’Ha Vista Morire, uscito l’anno prima) alla “trasfigurazione” di una favola universale come Cappuccetto Rosso, dalle figure ambigue e in odore di “colpevolezza” (oltre ai protagonisti, interpretati da due attori del calibro di Donald Sutherland e Julie Christie, si riconoscono alcuni importanti caratteristi italiani come Leopoldo Trieste, Massimo Serato, Renato Scarpa, Clelia Matania) a un colpo di scena mozzafiato, senza dimenticare una nenia malinconica e decadente che ti si pianta in testa e non ne esce più (la prima, straordinaria, colonna sonora composta da Pino Donaggio, sino a quel momento cantante di musica leggera).

Però Nicolas Roeg (come farà Kubrick con Shining, film piuttosto accostabile a questo) ne rifiuta lo schematismo, li trascende, depista lo spettatore in modo quasi subliminale, mascherando da horror parapsicologico con tanto di caccia al serial killer un sublime trattato sull’elaborazione del lutto all’interno di una coppia, sulla dicotomia tra fede e ragione, sui meandri e le possibilità inesplorate della mente umana, sul mistero della morte, sul sentirsi fuori posto in un determinato contesto (il regista rimarca questo aspetto giocando anche sulle difficoltà dei vari personaggi a interagire fra loro a causa della barriera linguistica, ragion per cui si consiglia la visione del film in versione originale sottotitolata per non perdere diverse sfumature), sulla possibile “circolarità” del tempo, sul karma, sui rimossi del nostro inconscio che prima o poi si presentano a chiederci il conto…

A Venezia… Un Dicembre Rosso Shocking è cinema grandissimo e a suo modo ineguagliato (Nicolas Roeg stesso proporrà altri lavori interessanti e originali, come ad esempio il fantascientifico L’Uomo Che Cadde Sulla Terra, interpretato da un’altra rockstar come David Bowie, ma non raggiungerà più tali vette visive ed emotive), un’opera che a distanza di quasi cinquant’anni non ha perso un grammo del suo fascino perturbante e della sua magnificenza.