Avete mai pensato che la realtà che viviamo e sperimentiamo tutti i giorni non sia nient’altro che un’illusione, una finzione generata dal nostro subconscio? Questa è la domanda su cui si basa Inception, film del 2010 diretto da Christopher Nolan.
Gli studenti Arianna Antonioli, Enea Azzola, Benedetta Corsi, Lucrezia Rossi, Giovanni Servalli della 3^ B del Liceo Scientifico Amaldi di Alzano Lombardo ci propongono una brillante lettura del film in chiave filosofica, partendo da Eraclito e Parmenide, passando per "Il Mito della Caverna" di Platone fino ad arrivare all'attualissimo Metaverso.

Avete mai pensato che la realtà che viviamo e sperimentiamo tutti i giorni non sia nient’altro che un’illusione, una finzione generata dal nostro subconscio? Questa è la domanda su cui si basa Inception, film del 2010 interpretato, tra gli altri, da Leonardo Di Caprio e magistralmente coordinato da Christopher Nolan.
Cobb, il personaggio di Di Caprio, ha un’abilità speciale: è in grado di forzare le casseforti delle menti dei potenti attraverso simulazioni realizzate durante sogni condivisi, portando lo spionaggio industriale a livelli mai visti. I sogni, indotti tramite un macchinario ed un sonnifero, sono progettati nei minimi dettagli da un architetto e possono presentare qualsiasi caratteristica, aspetto sfruttato al massimo dagli estrattori senza mai però eccedere nella stravaganza per evitare il rischio che il sognante si accorga della natura della sua temporanea realtà e si svegli. Altro modo per sottrarsi ai sogni di primo livello è quello di morire. Peculiare è lo svolgersi del tempo in questo stato, infatti l’attività cerebrale ha capacità di processazione maggiori rispetto a quella posseduta allo stato di coscienza rendendo le azioni più veloci e quindi riducendo il tempo necessario allo svolgersi delle vicende.
Cosciente delle capacità di Cobb e della sua squadra, essendo infatti i migliori sul campo, Saito, imprenditore giapponese, li assume per manipolare la mente del futuro ereditiere dell’unica multinazionale sua concorrente, per convincerlo a frazionare l’impero del padre, spianando di fatto la strada al proprio monopolio. La complicazione in un processo altrimenti di routine per la squadra è insita nel fatto che l’obiettivo era quello di impiantare un’idea, ovvero di creare un innesto, e non semplicemente di estrarre delle informazioni. La difficoltosa operazione viene portata avanti dall’équipe, responsabile di trasportare i soggetti nei sogni e manipolarli per perseguire il proprio obiettivo. Il progetto costruito ad hoc per Fisher, l’ereditiere, era di complessità elevata poiché, al fine di compiere l’innesto, era composto da più livelli di sogno, ottenuti grazie ad un sonnifero molto potente. Durante queste missioni i protagonisti sono tormentati, a loro insaputa, dai demoni del passato di Cobb, spinto a proseguire nella missione per poter tornare dai suoi figli.

Sugli stessi concetti e argomenti si basa un film antecedente, Matrix, datato 1999; anche qui il mondo reale viene fuso e confuso con quello che la nostra percezione ci fa apparire come tale. Infatti in entrambi i film i protagonisti sono i soli ad essere coscienti di quale sia la “vera realtà”. Queste due pellicole differiscono nel fatto che in Inception la fase dormiente, ovvero quella in cui si sogna, è temporanea e, generalmente, ci si può risvegliare autonomamente; al contrario, Matrix parla di una realtà immaginaria che, eccetto che per pochi eletti, perdura dalla nascita alla morte.
La dicotomia sveglio-dormiente, comune in entrambi i film, è stata argomento di dibattito nel mondo filosofico sin dai tempi di Eraclito e Parmenide. Infatti, nonostante avessero teorie diverse, entrambi abbracciavano l’idea dell’esistenza di due categorie di uomini: i “dormienti”, cioè la gente comune e gli “svegli”, vale a dire i filosofi i quali sono i soli ad essere in grado di scovare la verità. Questo pensiero è stato poi ripreso da Platone, circa un secolo dopo, nel mito della caverna. In questo mito il filosofo racconta che noi siamo incatenati dentro una caverna e forzati a guardare sempre verso un muro voltando le spalle all’ingresso della caverna. Su di questo vengono proiettate le ombre di diversi oggetti che si trovano alle spalle di noi incatenati. Ad un certo punto, il filosofo riesce a sciogliersi dalle catene e, dopo essere uscito dalla caverna, vede finalmente il sole e gli oggetti per come sono realmente, in pratica “risvegliandosi”.

Analogamente, in Inception esistono due fazioni: coloro che sanno distinguere il mondo reale dal mondo dei sogni, gli svegli, come Cobb, e coloro che scambiano il mondo dei sogni per quello reale, come Mal, la moglie di Cobb, che dopo essere rimasta per circa cinquant’anni nel mondo che ha costruito con Cobb sognando, non riusciva, o non voleva più distaccarsi da esso, obbligando il marito a creare un innesto che la convincesse che quel mondo non fosse reale. Possiamo quindi paragonare questa vicenda al celebre “mito della caverna” di Platone. Possiamo, infatti, associare la figura di Cobb a quella del filosofo, dato che egli, proprio come quest’ultimo, decide di mettere in discussione la propria realtà, accettando i rischi che ciò comporta. Al contrario, Mal, corrisponde ai dormienti incatenati nella caverna, in quanto accetta una finzione, per lei più perfetta della realtà, come realtà stessa. Inoltre, proprio come il filosofo, Cobb decide di porsi come obiettivo quello di “risvegliare” la consorte, trovandosi obbligato ad eseguire un innesto capace di aprire la mente di Mal. Obiettivo di tale procedura era impiantare nella mente della moglie l’idea che il mondo in cui stavano vivendo non fosse reale, convincendola così a suicidarsi insieme al marito per tornare nella realtà. L’innesto ebbe successo e consentì ai coniugi di tornare al mondo originale ma, inaspettatamente, l’idea impiantata continuò a persistere portando la moglie ad un secondo suicidio, spinta dall’inattaccabile credenza che il mondo in cui viveva, questa volta quello reale, fosse nient’altro che una finzione.
Proprio sull’innesto, ovvero sulla manipolazione della mente delle persone, si basava la filosofia sofista. I Sofisti non avevano come obiettivo quello di conoscere la verità, ma solo quello di convincere il proprio interlocutore, dato che la verità altro non era per loro se non un’opinione molto convincente. Per fare ciò si avvalevano dell’arte della retorica, fondamentale anche nella missione di Cobb. Infatti, per garantire l’innesto si dovevano utilizzare frasi mirate che conducessero la mente del sognatore a generare autonomamente l’idea da introdurre.

Se pensiamo invece all’attualità, il collegamento con i social è immediato. Proprio come nel film, ci sono persone che, con il passare del tempo, si estraniano dalla realtà creando una vita parallela nel mondo virtuale. Esse si convincono che la vita che conducono sui social sia migliore di quella reale rimanendo così intrappolati dentro allo schermo e ripudiando la realtà a favore di un mondo parallelo basato sulla finzione. Questa situazione, già relativamente problematica, rischia di degenerare a causa della nascita del Metaverso, mondo parallelo digitale a realtà aumentata che promette di poter sostanzialmente sostituire la vita reale, colma di limiti e attività poco piacevoli, con una, per lo meno dal punto di vista teorico dei suoi creatori, realtà virtuale senza limitazioni e priva di aspetti negativi.
L’ipotetica diffusione di questo metodo d’intrattenimento davvero invasivo porterebbe gravissime conseguenze come l’isolamento delle persone, seri problemi di ipomobilità e dunque sovrappeso e altre malattie, così come un sempre più marcato isolamento e distacco dalla realtà. Efficace nel trasmettere questo messaggio è un terzo film, Ready Player One, prodotto nel 2018, che racconta di una realtà distopica in un futuro prossimo nel quale la maggioranza della popolazione, ormai ridotta alla miseria e a vivere in roulotte, spende la grandissima maggioranza del proprio tempo a vivere in questo “mondo parallelo” in cui tutto è possibile, mondo in cui vengono investiti soldi veri a vantaggio di poche e ricchissime famiglie al vertice della piramide sociale.
Inoltre, negli ultimi anni è nato il fenomeno, detto Reality Shifting, una forma di autoipnosi durante la quale il soggetto che la pratica si estranea dalla realtà per catapultarsi in un mondo immaginifico, plasmato sui propri desideri e le proprie fantasie. Come in un gioco di ruolo mentale, dunque, chi si cimenta in questa specie di meditazione può vivere esperienze alternative, visitare luoghi mai esplorati e persino interagire con personaggi famosi o inventati. E il bello è che, dopo po’ di pratica, il tutto appare decisamente concreto, tanto da appagare il protagonista come se si trattasse di un evento accaduto per davvero.
In conclusione, il messaggio che possiamo trarre da questo film è quello di accettare il nostro mondo così com’è e di non cercare di rifugiarci in realtà virtuali ed effimere, dove non è possibile ottenere le soddisfazioni offerte dalla vita reale.