KZ9 – LAGER DI STERMINIO

KZ9 - LAGER DI STERMINIO

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GENERE:         Horror estremo, vm 18, nazisploitation, drammatico

ANNO:             1977

PAESE:            Italia

DURATA:         91 min 

REGIA:             Bruno Mattei

CAST:              Lorraine De Selle, Sonia Viviani, Ivano Staccioli, Rita De Simone, Gabriele Carrara, Giovanni Attanasio

KZ9 Lager di Sterminio, diretto da Bruno Mattei nel 1977, è un film controverso che si inserisce nel filone del nazisploitation italiano, un genere che fonde elementi erotici con la tematica del nazismo, spesso con risultati controversi. Questo, all’interno della cinematografia del cineasta italiano, si distingue per un approccio più serio e crudo alla narrazione, rendendo la visione a tratti disturbante e difficile a causa di sequenze esplicitamente violente e disturbanti.

La trama, ambientata nel campo di concentramento di Ronshausen nel 1943 durante la Seconda Guerra Mondiale, si ispira, seppur liberamente e con diverse inesattezze storiche, alla figura di Josef Mengele, il famigerato “Angelo della Morte” di Auschwitz. Il film segue le vicende di alcune prigioniere, tra cui la dottoressa Prik e Cristina, sottoposte a torture e umiliazioni. Il comandante del campo, il dottor Wieker, e i suoi ufficiali conducono esperimenti disumani sui prigionieri, tra cui trapianti di organi, tentativi di rianimare aviatori congelati usando il calore di donne nude, perverse “terapie” per l’omosessualità e crudeli somministrazioni di virus, batteri e veleni. L’ebreo dottor Meiser, costretto a collaborare, e la dottoressa Prik lavorano nel gabinetto scientifico, mentre Cristina subisce le angherie della kapò. Un fallito tentativo di fuga di Meiser e Prik porta alla loro impiccagione. Con l’avanzata dell’Armata Rossa, Wieker, per cancellare le prove delle atrocità commesse, commette di suo pugno il massacro di tutte le prigioniere e dei suoi sottoposti.

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Bruno Mattei, regista noto per il suo approccio diretto e spregiudicato, realizza questa pellicola seguendo le orme del più celebre “Il portiere di notte” di Liliana Cavani, ma spogliandolo di ogni pretesa intellettuale per abbracciare completamente la dimensione exploitation. Come molti film del filone, “KZ9” non brilla per sottigliezza o profondità narrativa. Il suo intento è puramente sensazionalistico, mirando a scioccare lo spettatore attraverso una serie di scene crude e disturbanti. La sceneggiatura è pretestuosa e serve principalmente da collante tra le varie sequenze di violenza.

Dal punto di vista tecnico, il film mostra i limiti del suo budget ridotto: la fotografia è funzionale ma basilare. Le scenografie, pur economiche, riescono a ricreare un senso di oppressione claustrofobica, anche se l’apparenza del campo di concentramento è più vicina a un set teatrale che a una rappresentazione storicamente accurata. Mattei, il grande artigiano del cinema italiano, non si preoccupa della verosimiglianza o della qualità delle interpretazioni, affidandosi invece a una sequenza di shock visivi che spaziano dal morboso al grottesco. La colonna sonora, composta da Luigi Ceccarelli, è un miscuglio di sintetizzatori e motivi marziali che contribuiscono a creare un’atmosfera inquietante, anche se spesso le tracce vengono ripetute fino alla nausea. Come in molti film dello stesso autore, l’elemento sonoro sembra più un riempitivo che un fattore realmente integrato nella narrazione. Le scene di violenza sessuale, le torture e l’umiliazione dei prigionieri sono mostrate con un’insistenza che sfiora il voyeurismo. Questo approccio ha attirato feroci critiche fin dalla sua uscita, con molti che hanno accusato il lungometraggio di sfruttare una tragedia storica come l’Olocausto per meri fini commerciali. 

Come altre opere del regista, “KZ9” ha subito la censura in Italia a causa dell’eccessiva violenza esplicita e dei temi trattati. Inizialmente relegato al mercato home video, ha poi acquisito un seguito di culto tra gli appassionati del genere, che ne apprezzano l’atmosfera cupa e disturbante, considerata rappresentativa del cinema di genere italiano degli anni ’70.

“KZ9 – Lager di Sterminio” è un film difficile da difendere. La sua insistenza sul macabro e sul sensazionalismo, unita a una totale mancanza di tatto nei confronti dei temi trattati, lo rende un prodotto profondamente divisivo. Tuttavia, per chi è appassionato di cinema di exploitation e desidera esplorare i confini più estremi del genere, l’opera di Mattei rappresenta un esempio significativo di come il cinema italiano degli anni ’80 fosse disposto a tutto pur di scioccare e intrattenere. 

Non è un film per tutti, e probabilmente non è nemmeno un film “buono” nel senso tradizionale del termine, ma rimane un capitolo importante nella filmografia di Mattei e nel filone del naziexploitation, per quanto problematico e moralmente discutibile.

John il boia Ruth

Sono Gilberto, alias John il boia Ruth, la mente che ha dato forma a questo progetto. Nella vita mi occupo di web: dal marketing alla grafica, dalla progettazione di siti ai Social Network. Ne I Cinenauti ho voluto fondere il mio lavoro, che amo, con la mia più grande passione, il cinema. Prediligo gli horror, meglio se estremi e disturbanti, i thriller, i fantasy e i film d'azione. Insomma divoro qualsiasi cosa cercando di non farmi condizionare dai pregiudizi.