5 È IL NUMERO PERFETTO

5 È IL NUMERO PERFETTO

5 è il numero perfetto i cinenauti recensioni film serie tv cinema azione comic novel

GENERE:        thriller, drammatico

ANNO:             2019

PAESE:            Italia

DURATA:         100 minuti

REGIA:             Igor Tuveri

CAST:               Toni Servillo, Valeria Golino, Carlo Buccirosso, Iaia Forte, Emanuele Valenti

Uscito nel 2002 dopo aver richiesto quasi dieci anni di lavoro, 5 È Il Numero Perfetto si è da subito imposto come uno dei più alti esempi di romanzo grafico, ricevendo numerosi premi internazionali. A distanza di diciassette anni il suo creatore, Igort (al secolo Igor Tuveri), ha deciso di portarlo al cinema, e dobbiamo dire che ha fatto decisamente centro.

Peppino Lo Cicero, anziano killer al servizio di una famiglia di camorra, si è ormai ritirato passando le consegne al figlio Nino; una sera il ragazzo esce per un incarico ma cade in una trappola e viene ucciso; il padre, devastato dal dolore, ritorna in “servizio” per vendicarlo e scatena una guerra senza quartiere affiancato dal sodale di sempre, Totò o’ Macellaio, e da Rita, la sua storica amante; le cose però si complicano sino a un finale amaro ed inaspettato…

Pare sia stato Toni Servillo ad insistere perchè Igort mettesse in piedi il film e guardandolo non ne dubitiamo affatto; il grande attore campano, infatti, si mangia letteralmente la scena relegando al ruolo di comprimari un Carlo Buccirosso negli anomali panni di uno spietato sicario (lui che di solito è animale da commedia) e una Valeria Golino piuttosto dimessa, quasi una sorta di dark lady al contrario, non perfida e corruttrice ma portatrice di stabilità.

Tony Servillo incarna perfettamente lo spirito e le sfumature del protagonista, che sono poi quelli di un’intera città; Peppino è un uomo d’altri tempi, un gregario ancora legato ai codici d’onore della guapparia, che deve ora scontrarsi con gente senza ideali; il suo è un percorso interiore che lo porta a interrogarsi sul senso della propria esistenza e a riconsiderarne le priorità, ma sempre in un’ottica impregnata di un certo fatalismo.

La seconda possibilità, infatti, gli si presenta ma al prezzo di uno sradicamento (proprio a lui, che in vita sua non aveva mai lasciato Napoli) e del terribile tradimento di un’amicizia, andando a toccare i suoi affetti più cari. Igort guarda chiaramente a uno spettro di modelli amplissimo che può andare da Jean Pierre Melville a Dick Tracy (devo l’osservazione in presa diretta all’amico Hannibal; leggo poi che l’autore stesso ne ha rimarcato il riferimento giocoso atto a smitizzare la figura dell’eroe) fino a Sin City, ma il suo intento non è quello di scimmiottare cinema e fumetti altrui (soprattutto americani, espressamente liquidati con una battuta) ma di trovare una via italiana alla realizzazione di questo tipo di storie.

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5 È Il Numero Perfetto è infatti prima di tutto un’immersione nella Napoli più autentica dei primi anni settanta, tratteggiata nelle sue maschere umane (non è un caso, forse, che i due protagonisti si chiamino Totò e Peppino) e nei suoi dedali architettonici con una cura dei particolari assolutamente rimarchevole.

Avvalendosi di una splendida fotografia che utilizza tagli di luce e chiaroscuri per aderire all’atmosfera delle sue tavole, Igort gira una trasposizione fedelissima: la scansione in capitoli, la pioggia e i trench, le inquadrature plastiche di palazzi e scalinate, gli angoli più popolari pregni di folclore e superstizione (l’“ufficio” dell’equivoco Mr. Ics), l’iperrealismo delle sparatorie (c’e un “leoniano” scambio di prigionieri alla luce del sole sul tetto di un palazzo che ha mandato in visibilio l’amico Ruth), il recupero di fumetti e pubblicità dell’epoca, il metacinema con Cinque Dita Di Violenza e altre locandine che appaiono di sfuggita, il tutto mediato da un’ironia di fondo tipicamente partenopea (“Per fidanzarmi con tua madre ho dovuto sterminare la sua famiglia”).


Se pensiamo a quale notevole tradizione potremmo attingere (mostri sacri quali Guido Crepax, Milo Manara, Hugo Pratt, Magnus ecc. raramente sono stati sfruttati al cinema) non possiamo che augurare un meritato successo ad Igort col suo 5 È Il Numero Perfetto, in modo da incoraggiare altre operazioni di questo tipo (attendiamo ora con fiducia il Diabolik dei Manetti Bros, cinquant’anni dopo quello del maestro Mario Bava che già aveva intuito le potenzialità di una forma d’arte come il fumetto troppo a lungo considerata di serie Z).

Anton Chigurh

Mi chiamo Mattia, alias Anton Chigurh, classe 1975, ho fatto studi classici e sono orgogliosamente spezzino; cosa chiedo ad un film o ad una serie tv? Di farmi riflettere, di inquietarmi, di lasciarmi a bocca aperta, di divertirmi... Per sapere dove trovo tutto questo, leggete le mie recensioni su I Cinenauti!