OPERAZIONE TERRORE

OPERAZIONE TERRORE

operazione terrore cinenauti recensioni film serie tv cinema thriller film bianco e nero

GENERE:        thriller

ANNO:             1962

PAESE:            USA

DURATA:        123 minuti

REGIA:            Blake Edwards

CAST:              Stefanie Powers, Glenn Ford, Lee Remick, Roy Poole

Operazione terrore. Siamo a San Francisco: Kelly Sherwood, una giovane donna, rientra a casa in tarda serata; dopo aver sistemato l'auto nel garage viene immobilizzata da un misterioso individuo dalla voce affannata il quale le illustra il suo folle piano: dovrà sottrarre 100.000 dollari dalla banca nella quale è impiegata e poi consegnarglieli in un posto che le verrà comunicato...

…come premio potrà tenere il 20% della somma, ma se tenterà di fuggire o di rivolgersi alla polizia l’uomo minaccia di uccidere lei e la sorella Toby (la Stefanie Powers di Cuore e Batticuore), con la quale convive, dimostrando di conoscere molto bene le loro abitudini. Kelly, sotto shock, chiama l’FBI, ma riesce appena a pronunciare il suo cognome poichè il malfattore, prevedendo la mossa, è rimasto in agguato e interrompe la linea reiterando le minacce. Alla centrale però, facendo una ricerca a tappeto, riescono a rintracciare l’abitazione dalla quale è partita la telefonata, richiamano e si rendono conto che la donna è in pericolo.

Inizia così una partita a scacchi tra l’ispettore John Ripley e il criminale, con Kelly nella scomoda posizione di dover da una parte assecondare il suo persecutore, che sembra seguirla ovunque e forse può anche contare su dei complici, e dall’altra cercare di collaborare con gli inquirenti per incastrarlo…

operazione terrore cinenauti recensioni film serie tv cinema thriller film bianco e nero

Dopo il grandissimo successo ottenuto con Colazione Da Tiffany, Blake Edwards compie l’unica incursione nel thriller/noir della sua carriera (girerà altri film con trama “gialla”, ma tutti nel solco della commedia) tirando fuori un’opera di grande pregio.

La sceneggiatura, scritta dalla coppia Mildred e Gordon Gordon (noti anche come “The Gordons”) sulla base di un loro romanzo, è piuttosto lineare e gioca a carte scoperte: non si tratta di capire chi sia il colpevole (la sua identità viene rivelata abbastanza presto, e contiene una curiosa coincidenza “cinefila”: il tizio infatti si chiama Lynch e la sua vittima abita nel quartiere di Twin Peaks!) ma di venire immersi (un po’ alla maniera di Alfred Hitchcock) dentro un pericoloso “gioco” nel quale ogni mossa sbagliata può essere fatale per qualcuno (saranno infatti un paio di “pedine” collaterali a rimetterci la pelle).

Glenn Ford e Lee Remick sono perfetti nei panni di un agente federale tutto di un pezzo e di una brava ragazza coinvolta suo malgrado in un diabolico ingranaggio, ma a colpire è soprattutto la caratterizzazione, ad opera di Ross Martin, del tenebroso avanzo di galera che funge da motore dell’intrigo; geniale è in particolar modo l’intuizione di attribuirgli una difficoltà respiratoria derivante dall’asma, rendendo così più ansiogeno il suo modo di esprimersi, nonché il fatto che per metà film si veda sempre in penombra oppure travisato (da brividi la sua apparizione improvvisa, dietro la malcapitata Kelly, nella toilette di un locale, mascherato da donna anziana quasi come il Norman Bates di Psycho).


A fare la differenza è però la messa in scena di Edwards che raggiunge vette quasi “sperimentali”, con giochi di luce ed ombra esaltati dalla magnifica fotografia in bianco e nero di Philipp H. Lathrop, inquadrature dal basso, sghembe o in primissimo piano e arditi raccordi di montaggio; i primi dieci minuti del film sono in questo senso significativi: lo “score” jazzato e un po’ inquietante di Henry Mancini accompagna l’auto della ragazza dal Bay Bridge, con la città illuminata sullo sfondo, sin dentro il garage della sua casa in collina, dove repentinamente compare l’aggressore che rimane nel buio per tutta la durata del dialogo e la cui sagoma, alla fine, viene inquadrata attraverso lo specchietto retrovisore.

Altro momento di classe pura è quello dell’omicidio di una donna nel suo appartamento pieno di manichini tra i quali, al termine di una sequenza lunga e colma di suspense, scopriamo l’assassino celato di spalle; per non parlare, poi, del finale (citato da Don Siegel in Dirty Harry) ambientato durante una partita di baseball allo stadio Candlestick Park, in una corsa contro il tempo scandita da panoramiche dall’elicottero e camera che fende la folla alla ricerca del particolare rivelatore. Forse troppo in anticipo sui tempi e perciò poco considerato all’epoca della sua uscita, Operazione Terrore/Experiment In Terror è un film che testimonia, se mai ce ne fosse bisogno, la statura e l’eclettismo di un maestro come Blake Edwards.