A SIGN OF AFFECTION

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A SIGN OF AFFECTION

Yubisaki to renren

ゆびさきと恋々

GENERE:                      drammatico, sentimentale, shojo

ANNO:                          2024

STUDIO:                       Ajia-do Animation Works

DAL MANGA DI:          Sū Morishita

REGIA:                          Yūta Murano

Molto atteso dai lettori dell’omonimo manga, “A Sign of Affection” racconta la storia di Yuki Itose, una ragazza che vive una vita normalissima, studia, fa amicizia, lavora, ma è anche completamente sorda dalla nascita.

Come ogni shojo che si rispetti, la storia si concentra in particolare sull’amore fra la protagonista e l’affascinante Itsoumi Nagi, studente di lingue nella stessa scuola di Yuki, amante dei viaggi e della cultura straniera. Itsoumi sa studiare e apprendere con estrema facilità, infatti parla fluentemente ben tre lingue, eccetto la lingua dei segni: sarà questa la connessione che lo farà avvicinare a Yuki e permetterà anche a noi spettatori di immergerci nel curioso mondo senza suoni della protagonista. 

Il motivo principale che mi ha fatto molto apprezzare “A Sign of Affection” è l’analisi accurata e diretta della sordità: attraverso le vicende di Yuki riusciamo a renderci conto di quanto una semplice attività quotidiana, come andare a fare la spesa, possa disgraziatamente diventare un enorme ostacolo (ad esempio se il cassiere che ci sta parlando indossa una mascherina e non riusciamo quindi a leggergli il labiale). Yuki infatti, nonostante indossi un apparecchio acustico, non riesce a sentire parole ben definite, bensì serve più che altro a percepire da che parte provengano i suoni, per non provocarle troppa confusione sonora. 

Per quanto riguarda la lingua dei segni, è interessante notare come la mamma di Yuki non la sappia utilizzare. Scopriamo, verso la fine dell’anime, che Yuki ha frequentato fin da bambina una scuola per sordi, e trovare qualcuno che utilizzi il linguaggio dei segni senza soffrire di sordità è molto raro. Eccezione a questa regola per Ōshi Ashioki, un amico d’infanzia di Yuki che ha imparato la lingua dei segni e riesce a comunicare fluentemente con la protagonista, senza mai dimenticare di schernirla per gioco. Il ragazzo dimostra fin da subito la forte volontà nell’aiutare la gente sorda, compresa sua sorella che a differenza di Yuki ha perso l’udito gradualmente, per rendere loro la vita di tutti i giorni più semplice, più serena. 

È molto evidente l’astio di Ōshi, molto legato a Yuki, nei confronti di Itsoumi. Quest’ultimo, a mio parere, è il personaggio meglio sviluppato: appena conosciamo il suo passato, i suoi ideali, la sua famiglia, tutto ci appare molto più chiaro riguardo i suoi modi di fare. 

Molto dolci le storie amorose in secondo piano degli altri personaggi dell’anime, come quella di Rin con Kyouya e quella di Ema con Shin, forse un po’ scontate, ma comunque intriganti. Spero vivamente che, in un’ipotetica seconda stagione, potranno essere approfondite un po’ di più sia le loro storie sia quella personale di Ōshi, che rimane fra tutti il personaggio più misterioso (sappiamo molto poco del suo passato).

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Ho letto molte opinioni contrastanti nei confronti di “A Sign of Affection”, suddivise fra chi lo ha molto apprezzato e chi non ne è rimasto molto soddisfatto. Le lamentele principali sono legate al fatto che i personaggi, protagonisti compresi, non attraversino alcun tipo di sviluppo interiore; escluso l’eccellente lavoro nel descrivere la sordità e il mondo visto attraverso le percezioni di Yuki, i personaggi risultano piatti, sembrano quasi “impacchettati” così come ci vengono presentati. A mio parere, è giusto non percorrere alcuno sviluppo personale dei personaggi (piccola eccezione forse per Ōshi), perché in effetti ognuno di essi è già maturo, ha già un obiettivo prestabilito se non lo ha addirittura già raggiunto, come Kyouya e Shin. Non avrebbe quindi senso mostrare uno sviluppo personale interiore, se quest’ultimo è già avvenuto. Un altro aspetto criticato è la troppa velocità con cui si svolgono gli eventi. Per quanto io sia d’accordo con quest’aspetto, è bene prendere in considerazione che un anime ha un tempo di narrazione relativamente breve a disposizione, perciò spesso gli episodi possono risultare troppo veloci o troppo concentrati su un unico argomento, come in questo caso.

 

In conclusione, considero “A Sign of Affection” un anime delicatissimo che tratta un tema comunque molto importante senza cadere nella banalità, perfetto per quelle persone che cercano morbide animazioni e una storia d’amore semplice ma diretta, costellata di molte scene da batticuore e dolcissime parole.

Astra

Il mio nome è Arianna e sono nata a Roma, nella primavera del 1999. Adoro la buona musica e la mia stagione preferita è l'estate, soprattutto davanti a una bella birra ghiacciata. Sono cresciuta, per fortuna o per disgrazia, passo passo con l'avvento di internet sui dispositivi elettronici, cosa che mi ha permesso di raggiungere fin da bambina posti inimmaginabili, per me fonti di crescita e di creatività: sono infatti amante del disegno e ancor di più di anime e manga, che mi accompagnano dalla tenera età di 7 anni. Il mondo dell'animazione mi permette di volare con la fantasia e di vivere nel mondo che vorrei, caratteristica che persino ora che sono più adulta non mi ha abbandonato. Per questa ragione, nel corso degli anni ho visto un numero folle di anime, fra i generi che preferisco ci sono shonen, shojo e isekai. Inutile dire che la mia lista è in costante aggiornamento, non vedo l'ora di poterla ampliare ancora, perciò mi sono detta, perché non scrivere qualche bella recensione intanto per aiutarvi a capire quale anime vi rispecchia di più? Eccoci arrivati quindi al mio più forte scopo vitale: la divulgazione! (•̀ᴗ•́)Ùˆ