IL TUO VIZIO È UNA STANZA CHIUSA...
GENERE: thriller, horror, erotico
ANNO: 1972
PAESE: Italia
DURATA: 96 minuti
REGIA: Sergio Martino
CAST: Edwige Fenech, Anita Strindberg, Luigi Pistilli, Ivan Rassimov
“Il tuo vizio è una stanza chiusa e solo io ne ho la chiave” è un film thriller dalle forti tinte erotiche del prolifico regista e sceneggiatore romano Sergio Martino e liberamente ispirato al racconto “ Il Gatto Nero” di Edgar Allan Poe e I Diabolici di Henri-Georges Clouzot.
I coniugi Rouvigny, Irene (Anita Strindberg) e suo marito Oliviero (Luigi Pistilli), sono una coppia strana che vive in una villa isolata in Veneto. Lui, scrittore in crisi che ha perso la sua vena artistica dedito all’alcool e alle droghe, vive ossessionato dal sesso e dalla figura della madre morta assassinata; mette a tacere la sua frustrazione circondarsi di giovani hippy coi quali intrattiene feste moralmente deprecabili (indimenticabile la sequenza iniziale). Lei, donna sostanzialmente sola, viene costantemente maltrattata e umiliata da un marito che non la ama e che la vede come causa del suo fallimento; costantemente paragonata alla figura materna ne esce sempre sconfitta. Con loro abitano la sensuale domestica di colore e Satana, un inquietante gatto nero docile solo con Oliviero ma aggressivo con chiunque, soprattutto con la povera Irene. Improvvisamente intorno a loro iniziano a verificarsi efferati omicidi e la polizia, guidata dal commissario Farla (Franco Nebbia), individua nello scrittore il probabile assassino. A complicare le cose sopraggiunge la nipote Floriana (Edwige Fenech) che instaura una relazione amorosa con entrambi gli zii nel tentativo di manipolarli (e non solo con loro!) e fa la sua comparsa anche un misterioso individuo (Ivan Rassimov) che sembra implicato nella scia di sangue che continua a non arrestarsi.
Sicuramente non siamo davanti al film più riuscito di Sergio Martino ma nonostante la lentezza, i buchi nella sceneggiatura e i dialoghi non sempre convincenti si lascia piacevolmente guardare. Respiriamo sia le atmosfere alla Dario Argento che quel sentore classico del gotico all’italiana frammisto al giallo sexy dei primi thriller di Umberto Lenzi. Purtroppo siamo ben lontani dalle opere dei due maestri appena citati.
L’aspetto erotico domina e non poteva essere diversamente data la presenza di due icone sexy del periodo, Edwige Fenech agli albori che da lì a poco sarebbe diventata il sogno erotico di un’Italia intera e Anita Strindberg (Una lucertola con la pelle di donna, La coda dello scorpione, Milano odia: la polizia non può sparare e molti altri cult all’italiana). Peccato che le scene “più significative” siano state tagliate (soprattutto quella dell’amore saffico tra zia e nipote) e che spesso le sequenze erotiche siano state inserite a caso senza un vero e proprio senso logico.
Il cast fa il suo dovere, la Fenech ancora poco matura per la recitazione mette in scena tuttavia un personaggio ben riuscito, spocchioso e infastidente; la Strindberg sostiene molto bene il ruolo della donna umiliata e portata oltre il limite della sopportazione ma la vera eccellenza è l’interpretazione di Luigi Pistilli che con il suo Oliviero suscita nello spettatore un profondo senso di antipatia e di disturbo. Il “povero” Rassimov invece finisce anche qui per fare un ruolo secondario e ridicolizzato da un’improponibile parrucca bianca.
Suggestiva l’ambientazione dark valorizzata da un’eccellente fotografia e dalla morbosa colonna sonora composta dal maestro Bruno Nicolai. La vera chicca su “Il tuo vizio è una stanza chiusa e solo io ne ho la chiave” risiede però nell’aver dato ispirazione ad una delle scene più note del capolavoro di Stanley Kubrick, Shining. Mi sto riferendo al momento nel quale Oliviero, chiuso nel suo studio, delira sulla macchina da scrivere battendo su un foglio bianco le sue terribili intenzioni.