IL SIGNOR DIAVOLO
IL SIGNOR DIAVOLO
GENERE: horror, drammatico
ANNO: 2019
PAESE: Italia
DURATA: 86 minuti
Regia di:
Il Signor Diavolo. Finalmente! A 36 anni da Zeder ed oltre 20 da L’arcano incantatore, l’ottantenne Pupi Avati torna a calcare quel terreno fatto di superstizioni ed intrighi di provincia protagonista dei suoi esordi cinematografici, un film tratto oltretutto da un suo romanzo, con la consueta collaborazione del fratello Antonio, suo storico produttore, qui anche co-sceneggiatore.
Completano il cast tecnico dei nomi importanti, gli effetti speciali sono di Sergio Stivaletti, al montaggio figura il giovane regista indipendente Ivan Zuccon mentre la fotografia è di un altro storico sodale di Pupi Avati, Cesare Bastelli.
Siamo di fronte quindi ad un ‘horror padano’ in cui ci si sposta dalla consueta Emilia al Veneto, la novità però è l’aggiunta ai consueti ingredienti di una componente politica, una forza potente, certo, ma che finisce per essere sconfitta da elementi che si rivelano di impatto ancora superiore. Sono altresì interessanti, anche se estreme e quindi non sempre digeribili, le scelte cromatiche, i colori sono poco saturi, la fotografia è molto scura e vira quasi al bianco e nero.
Inoltre anche l’uso della telecamera, sapiente ma certamente un po’ demodè, con molte inquadrature dal basso all’alto ed un ampio uso di grandangoli, tende a spiazzare lo spettatore. Il finale del film, che è stato modificato rispetto a quello del libro, è aperto a diverse interpretazioni anche se forse un po’ prevedibile, però l’unica vera pecca che ho trovato a questo film è nel cast, non sempre convincente.
Se escludiamo alcuni nomi ‘storici’ (Gianni Cavina e Lino Capolicchio in particolare), che tutto sommato se la cavano, il resto del cast non appare purtroppo all’altezza, ad esempio l’esordiente Gabriel Lo Giudice, protagonista del film, ha l’aria sommessa giusta per la parte che interpreta, ma la sua recitazione in continua sottrazione alla lunga risulta troppo piatta.
Roma, 1952, un giovane e poco considerato funzionario del Ministero della Giustizia, Furio Momentè, ottiene la sua sospirata occasione quando viene inviato in un paesino della laguna, non lontano da Venezia, per svolgere delle indagini parallele a quelle delle autorità locali su un caso estremamente delicato, l’omicidio del quattordicenne Emilio Vestri Musy da parte del coetaneo Carlo Mongiorgi.
Le indagini in corso hanno messo in ginocchio la Democrazia Cristiana Veneta alla vigilia di una importante tornata elettorale perché l’accaduto vede coinvolti anche un sacrestano ed una suora, inoltre il fatto che su Emilio, un ragazzo fisicamente deforme e mentalmente instabile, girino voci che lo avvicinerebbero al maligno, peggiora le cose.
La situazione ha portato la madre del defunto, la potente nobildonna Clara, e con lei i suoi numerosi sostenitori, a scontrarsi con la Chiesa locale ed anche a perdere fiducia nel partito del quale era sempre stata fervente sostenitrice.
L’indagine di Momentè ha come obiettivo primario quello di scagionare i prelati coinvolti nell’indagine anche arrivando ad insabbiare notizie che dovessero portare in direzione opposta a quella voluta da partito e curia, il tutto lavorando sempre sottotraccia e nella massima segretezza. Viaggiando in treno per raggiungere il piccolo paese di Lio Piccolo, Momentè legge tutti i documenti del caso, che raccolgono le dichiarazioni di Carlo e delle altre persone coinvolte. Pare che il ragazzo avesse un solo amico, Paolino, i due, inseparabili compagni di scorribande nella campagna, frequentavano insieme anche il catechismo durante il quale il sacrestano Gino insegnava loro a temere ma anche a rispettare il male, tanto da dare al diavolo l’appellativo ‘Signore’. Un giorno si unì alle lezioni il coetaneo Emilio, erede di una nobile famiglia veneziana taciturno e deforme, con una strana dentatura con degli enormi canini, simili alle zanne del maiale.
Il ragazzo era circondato da una tetra fama, molte dicerie lo indicavano come figlio illegittimo della madre e di un verro selvatico e raccontavano che per gelosia avesse sbranato la sorellina neonata. In una delle consuete scorribande fionda alla mano Carlo e Paolino si inimicarono il ragazzo quando il secondo ruppe con la fionda il fanalino della bicicletta di Emilio il quale lo aggredì ferendolo a morsi, alcuni giorni dopo, per vendicarsi, mentre Paolino riceveva la comunione Emilio lo sgambettò facendogli cadere l’ostia consacrata che poi involontariamente Paolino calpestò, provocando l’ira del parroco, la vergogna per l’episodio portò Paolino ad ammalarsi gravemente ed a morire dopo poco tempo.
Su indicazione del sacrestano Carlo avvicinò Emilio che gli rivelò che per comunicare con il defunto Paolino doveva rubare un’ostia consacrata e darla da mangiare ad un verro, fatto questo Carlo ebbe effettivamente un contatto extrasensoriale con Paolino ma, spaventato, raccontò tutto ai genitori che con l’aiuto di Dolores, madre superiora del convento, decisero di porre rimedio al sacrilegio uccidendo e bruciando il verro che aveva mangiato l’ostia. Tornato a casa dopo l’uccisione del maiale il padre di Carlo venne a sua volta ucciso da una fucilata mentre nel buio Emilio, probabile colpevole del gesto, accusava Carlo di essere complice del padre per l’uccisione del verro o, meglio, del Signor Diavolo. Carlo impaurito ed arrabbiato recuperò quindi la fionda di Paolino e colpì nell’occhio Emilio uccidendolo.
Clara Vestri Musy, madre di Emilio, raccontava invece una versione diversa della storia dicendo che Emilio era malato ed affetto da epilessia per curare la quale era stato sottoposto ad elettroshock ed operazioni varie, cose che gli avevano provocato deformità e problemi psichici, per aiutarlo lei ed il marito avevano adottato una bambina orfana, che Emilio amava molto, ma la bimba era morta dopo poco tempo per cause del tutto naturali finendo per peggiorare ulteriormente l’equilibrio psichico del ragazzo. La donna quindi incolpava per la morte del figlio superstizione popolare e fanatismo religioso accusando Padre Amedeo, un sacerdote che aveva sottoposto il figlio ad un esorcismo, Don Zanini, il parroco di Lio Piccolo, il sacrestano Gino e Suor Dolores che con le loro parole avrebbero indotto Carlo a credere che Emilio fosse figlio del diavolo.
Appena giunto in paese Furio riceve in albergo un pacchetto misterioso, che contiene i denti recisi di un maiale selvatico o, forse, i denti di Emilio stesso, poi incontra il medico che ha eseguito l’autopsia sul ragazzo, che gli rivela che ci sono state varie irregolarità nell’operazione e che il cadavere è stato seppellito prima che egli riuscisse ad eseguire analisi approfondite, a causa di forti pressioni esterne. Momentè però fatica a trovare notizie perché diverse persone legate al fatto sono scomparse o reticenti, sia Don Zanini che Suor Dolores sono morti, Padre Amedeo non gli rivela granchè ed il sacrestano Gino pare introvabile. L’impiegato del ministero viene invece trovato facilmente da Clara Vestri Musy, che lo aspetta nella hall del suo albergo. Momentè chiede alla donna di ritirare le accuse contro la chiesa per non dover procedere con il disseppellimento del cadavere del figlio per una nuova autopsia, una velata minaccia che però non sembra sconvolgere la donna.
Poco dopo Momentè viene richiamato a Roma perché, come ha dimostrato la presenza di Clara nel suo albergo, l’indagine non è più così segreta, decide però in un impeto di orgoglio di rimanere in Veneto per arrivare in fondo alla faccenda. Solo a questo punto il sacrestano Gino decide di farsi avanti, dicendosi convinto dell’innocenza di Carlo e della colpevolezza di Emilio, fornendo anche alcuni documenti scritti anni prima da Don Zanini sulla terribile morte della piccola sorella di Emilio, ed offrendosi infine di indicare a Momentè la cripta nella quale sarebbe sepolta la bambina, in modo da poter verificare lui stesso le condizioni del cadavere mummificato e concludere se la bambina è morta per cause naturali oppure no.
Una risposta, quella relativa alla colpevolezza di Emilio, che in realtà il film non fornisce in modo chiaro, con un finale che si apre a diverse interpretazioni, sul quale non svelo ulteriori dettagli per non rovinare la sorpresa a chi si dovesse cimentare nella visione.