Abbiamo incontrato il regista e sceneggiatore messicano Roberto Valdes, già aiuto regista di Sam Mendes in “007 James Bond Spectre”, attualmente in Italia per girare il suo prossimo film.
Valdes ha iniziato la sua carriera nel mondo della pubblicità e come critico cinematografico, poi la scelta di passare dietro la macchina da presa dopo aver frequentato la scuola di cinema a Los Angeles nel NYFA. Con il suo cortometraggio “Algien” è stato premiato in festival di tutto il mondo.
Amante dell’Italia, dove ha vissuto e lavorato quattro anni, giurato del La Spezia Film Festival, è tornato da poche settimane per girare il suo nuovo film a Castiglione del Lago (Umbria), una storia d’amore, le cui riprese inizieranno a fine aprile.
In questa intervista Roberto Valdes si racconta a tutto tondo: esordi, esperienze, carriera, progetti, il suo amore per il cinema.
Come nasce la tua passione per il cinema e quando hai deciso di farne una professione?
La mia passione per il cinema è iniziata quando ero bambino… credo fosse con il film degli squali. Mia madre mi portò al cinema quando avevo 5 o 6 anni e fu allora che rimasi davvero affascinato dal mondo del cinema… Allora sapevo che si potevano provare emozioni e sentimenti intensi anche solo guardando un film. Poi sono arrivati altri film come Star Wars, Alien… e mi sono detto che volevo fare il regista all’età di 7 anni. Ho dedicato molti anni al mondo della pubblicità e sono stato un critico cinematografico. La mia passione era ancora dentro di me… un giorno, all’età di 35 anni, ho deciso di inseguire il mio sogno. Ho fatto le valigie e sono andato a studiare cinematografia agli Universal Studios di Hollywood, alla NYFA. Volevo capire se davvero la mia passione per i film era solo guardarli o anche farli. Quando sono tornato in Messico ho deciso di intraprendere la carriera di regista.
Qual è stato il tuo esordio?
Il mio primo lavoro come regista è stato un colpo di fortuna. Stavo facendo un lavoro pubblicitario per un ex presidente del Messico e ho scoperto che la sua azienda aveva assunto il musicista Carlos Santana per tenere un concerto in Messico. Così gli chiesto di darmi l’opportunità di dirigere il concerto in cambio di qualche lavoro pubblicitario che avrei fatto per lui gratuitamente. Ed è così che ho fatto il mio primo lavoro da regista. Diciamo che ho pagato con il mio lavoro per avere la mia prima possibilità.
Ci sono registi che consideri tuoi punti di riferimento?
Senza dubbio, il mio regista preferito è Alfred Hitchcock. Ma chi ha influenzato la mia passione per il cinema è sicuramente Steven Spilberg, il regista più completo che ci sia stato nella storia del cinema. David Cronenberg è un altro regista che ammiro, così come Ridley Scott e Francis Ford Coppola… e penso che i miei lavori abbiano qualcosa di loro … o almeno così mi piace pensare.
Quali sono i generi cinematografici che preferisci?
Mi piacciono molto i film horror e la fantascienza, ma il genere che mi piace scrivere è quello della realtà fantastica, un misto di realismo e fantasia, dove ci si possono aspettare cose soprannaturali da una presunta realtà. L’ignoto e il soprannaturale sono la mia specialità quando scrivo.
Quali sono, secondo te, i dieci film più belli della storia del cinema?
Senza essere in ordine e senza essere i film più belli girati della storia, questa è la lista dei 10 film che mi piacciono e che mi hanno influenzato maggiormente:
Psycho
Alien
Star Wars IV
Bram Stoker’s Dracula
Raiders of the Lost Ark
Rocky II
The Godfather
Blade Runner
Scanners
Close Encounters of the Third Kind
Il tuo cortometraggio “Algien” è stato pluripremiato in tutto il mondo. Come è nata questa storia?
“Algien” nasce dall’esigenza di fare un film semplice. Volevo raccontare una storia complessa ma con un solo attore. Avevo l’abitudine di scrivere i miei sogni, avevo un taccuino vicino al letto, nel caso mi svegliassi, scrivevo quello che sognavo in quel momento. Ma una notte ho sognato qualcosa di terribile, l’ho scritto e il giorno dopo mio figlio ha avuto un incidente con conseguenze molto simili al mio sogno. Quindi smisi di scrivere. Non volevo affrontare di nuovo quella situazione. Successivamente, una notte mi sono svegliato alle 4 del mattino con l’idea in testa di fare una storia. Mi sono alzato e ho iniziato a scrivere quello che avevo pensato o sognato… e in sole 5 ore avevo scritto la prima stesura della storia, l’inizio e la fine. Compreso il titolo. E così, dopo diversi giorni di scrittura, la sceneggiatura di “Algien” era finita.
Qual è il segreto di un bravo regista nella direzione degli attori?
Penso che non ci sia un segreto. Ogni regista ha il suo stile e metodo. Ma nel mio caso, mi piace passare del tempo con gli attori in modo che conoscano il personaggio che interpreteranno. Fornisco loro informazioni che non sono scritte nella sceneggiatura, ma nella mia testa. In questo modo possono sapere come pensa il personaggio e quindi durante le riprese possono reagire in modo più naturale. L’improvvisazione non è forzata, è più organica perché sanno chi è il personaggio, cosa hanno fatto prima e cosa vorrebbero fare dopo.
In questo momento sei in Italia, di ritorno dalla Lituania, dove hai lavorato ad un progetto. Di che cosa si tratta?
Erano due cortometraggi che ho girato nella città di Kaunas. Uno sui pensieri di due giovani sulla guerra in Ucraina e l’altro su una storia dell’orrore. Nella prima ero solo un consulente, ma nella seconda ero il regista. Ed è stata una bellissima esperienza. Lavorare con attori e troupe senza padroneggiare la lingua è una bella sfida come regista, perché devi usare la tua creatività per essere in grado di trasmettere ciò che hai in mente.
Nelle prossime settimane, invece, girerai un film in Italia. Puoi parlarcene?
il film sarà girato a Castiglione del Lago, con il bravissimo Gianluca Brundo, un attore che ho conosciuto diversi anni fa in Italia. È grazie a lui se il sogno si è potuto trasformare in realtà. È una bellissima storia d’amore, in tutti i sensi: l’amore di coppia, la famiglia, la passione della propria vita e la vita stessa. E inoltre, come prima, avrà una performance speciale del giovane attore spezzino Francesco Testi. Anche altri attori saranno di La Spezia, questa città che tanto mi piace.
Qual è la situazione del cinema oggi, secondo te? La sala cinematografica è destinata a scomparire?
Il cinema sta attraversando una situazione terribile. In Messico, in Italia, negli Stati Uniti… in tutto il mondo. È molto triste vedere i teatri vuoti e vedere come alcuni cinema hanno chiuso i battenti perché non possono pagare le spese o le persone. Ma il problema è ancora più grande, perché in questi due anni di pandemia le abitudini delle persone sono cambiate. Per molte persone è molto difficile avere due ore di concentrazione a casa. vedono il telefono, mettono in pausa il film per occuparsi di altra cosa, si addormentano… e per questi e altri motivi le serie tv sono state molto richieste. Aggiungiamo che la tendenza dei film è l’inclusione, dove il linguaggio deve stare attento a non offendere nessuno. Le produzioni hanno timore e spesso il risultato è mediocre. Il cinema si è trasformato, ma sopravviverà, non ne ho dubbio. Tuttavia, non siamo ancora arrivati al punto di sapere con certezza come sarà in futuro. La società sta cambiando molto… siamo ancora in quel processo. La pandemia e la guerra stanno cambiando il mondo, la società e il pensiero… e il cinema ne è un riflesso.
Durante la pandemia eri in Messico, dove hai scritto anche due libri. Di cosa si tratta?
Un artista ha bisogno di esprimersi e durante la pandemia l’industria del cinema è stata chiusa. Così, ho iniziato a scrivere un libro… e poi un altro. Il primo riguarda le mie esperienze con la pandemia attraverso il cinema. Dato che quello delle epidemie era un argomento per me sconosciuto, ho iniziato a guardare film per saperne di più. Ho selezionato 20 titoli per scrivere le somiglianze del film con la realtà. Ho visto un film ogni giorno e ho scritto le mie impressioni. Dopo 20 giorni la pandemia continuava e c’è stato un altro problema che ha iniziato a preoccuparmi: l’isolamento. Quindi ho selezionato 20 film sull’isolamento e allo stesso modo li ho confrontati con la realtà che stavo vivendo in quel momento. 40 giorni dopo, mi è venuta in mente un’altra preoccupazione: la sopravvivenza.
Quindi il libro parla di 60 film importanti per capire i tempi che viviamo attraverso il cinema.
Il libro si intitola “Guida alla sopravvivenza in tempo di quarantena: 300 consigli per comprendere la pandemia, l’isolamento e la sopravvivenza attraverso il cinema”.
Il secondo libro si chiama “Kosmonaut” ed è un romanzo di finzione, il mio primo. È la storia fantastica di un cosmonauta che si è perso nello spazio per più di 60 anni ed arriva in una piccola città della Moldova. Senza parlare, senza muoversi, il cosmonauta guarda solo il cielo. La gente del luogo in un primo momento è intimorita dalla sua presenza, ma in seguito diventa la principale attrazione per portare persone nel piccolo paese.
Hai lavorato come aiuto regista in 007 spectre, una grande produzione americana. Che esperienza è stata?
Partecipare a “Spectre” è stata una delle esperienze più belle della mia vita. Fare parte del mondo di James Bond era un sogno. E il destino mi ha giocato uno scherzo. Sono arrivato al casting con i miei figli, perché stavano cercando comparse per la sequenza di apertura a Città del Messico. Non avrei partecipato, ma una persona ha insistito perché andassi con loro, almeno per fare una foto. Io sono stato selezionato e loro no. Il primo giorno di riprese è arrivato come comparsa e la mia conoscenza di regista mi ha permesso di aiutare le altre comparse a comportarsi meglio davanti alla telecamera. Li ho aiutati a organizzarsi, perché le comparse volevano essere in tutte le scene. Passavano da un posto all’altro per poter entrare nell’inquadratura, una gran confusione veramente! Così quel giorno ho iniziato a organizzare un gruppo di comparse in modo che apparissero nel film e non venissero tagliate durante il montaggio. Si è sparsa la voce che tra le comparse c’era un regista e più volte persone della produzione sono venute a chiedermi se fossi un regista. Alla fine della giornata, una persona della produzione si è avvicinata a me per offrirmi un lavoro come assistente alla regia, perché c’erano poche persone ad organizzare le 1.500 comparse presenti. Ed è così che ho lavorato per 7 giorni alla produzione di Spectre nella bellissima sequenza di Città del Messico. Sono molto orgoglioso del risultato e della mia partecipazione.
Qual è il tuo sogno nel cassetto, il tuo progetto di vita?
Diversi anni fa, il mio sogno era quello di essere il primo regista messicano a vincere un Oscar. Ma è arrivato Alfonso Cuaron, poi Gonzalez Iñarritu, Guillermo de Toro…
Così quel sogno che avevo, non si poteva più realizzare!
Allora fare il primo film messicano a vincere un Oscar come miglior film straniero? Era un’idea…
Il primo messicano a vincere un Oscar girando un film Italiano? Anche…. Il primo regista a far vincere un Oscar alla Lituania? Possibile…
No, non è il mio sogno. Il mio sogno adesso è poter vivere il resto della mia vita raccontando le storie che porto dentro di me attraverso il cinema. Non è più il mio sogno vincere un Oscar, né essere il primo a vincere alcun riconoscimento. Oggi il mio sogno è che le persone che amo possano sentirsi orgogliose di me e che quando mi guardano dicano… ce l’ha fatta! Quel ragazzo è riuscito a realizzare il suo sogno, essere un regista, come desiderava da quando aveva 7 anni.
I sogni devono potersi realizzare. Ecco perché esistono. Penso possa essere la mia più grande eredità: combatti per ciò che ami, con tutta la tua forza e con tutta la tua passione.