RED KROKODIL
RED KROKODIL
GENERE: drammatico, horror, cinema indipendente
ANNO: 2012
PAESE: Italia, USA
DURATA: 82 minuti
REGIA: Domiziano Cristopharo
CAST: Brock Madson, Valerio Cassa, Simone Destrero, Viktor Karam
Red Krokodil è un film diretto da Domiziano Cristopharo che mette in scena il dramma della distruzione fisica del corpo, che corre di pari passo con quella psicologica, come conseguenza dell’abuso di droghe. Un gioiello di cinema indipendente che ha fatto parlare di se anche ai David di Donatello dell'edizione 2013/2014. Rappresenta il capitolo “Purgatorio” della trilogia dedicata dal regista ai mondi ultraterreni.
Il protagonista, di cui non sappiamo nulla, vive segregato in un’appartamento in una città semi distrutta da una catastrofe nucleare che ricorda in tutto e per tutto Chernobyl. Chiuso tra quelle quattro mura, tra degrado e sporcizia, ha come sua unica consolazione la Red Kokrodil, una droga che si fabbrica autonomamente mettendo insieme detersivi, solventi e quanto altro di chimico abbia a portata di mano. La sua mente ormai è bruciata e vive in un perenne stato confusionale dove le sue allucinazioni si mescolano alla realtà in un tutt’uno difficile da separare. Parallelamente il suo corpo incancrenisce perché questa droga ha la particolarità di corrodere la pelle e la carne. Il drammatico finale non lascia via di scampo e nessuna speranza.
Red Krokodil è quindi un film sull’uso di stupefacenti che prende spunto, come spesso nei film di Cristopharo, da fatti reali. La Krokodil infatti è una droga realmente esistente (è stato aggiunto il “Red” per indicare la sua provenienza Russa) facile da autoprodursi e dagli effetti devastanti. Se n’è scoperto l’utilizzo di massa nel 2010 ma i primi casi risalgono agli inizi del 2000 in Siberia. Semplice da fabbricare, a base di codeina con l’aggiunta di prodotti chimici di uso quotidiano, è la droga dei poveri, economica, potente ma purtroppo distruttiva. Il nome lo eredita proprio dai suoi effetti poiché causa inizialmente una desquamazione della pelle che la rende simile a quella dei coccodrilli e successivamente una corrosione dei tessuti che comporta l’amputazione degli arti. È anche nota come la droga “zombie” e si muore al massimo in 3 anni tra atroci sofferenze. Sebbene il tema trattato offra la possibilità di eccedere nell’estremo e nel gore, il film (nonostante sia visivamente molto forte) non prende quella strada: la realtà è di gran lunga peggiore!
Tecnicamente la pellicola presenta una forte desaturazione del colore che l’avvicina al bianco e nero; l’obiettivo è perennemente sul protagonista, un Brock Madson autore di una prestazione istrionica anche in virtù del fatto di essere un ex tossico dipendente, diverse sequenze infatti sono sue personali esperienze di vita; la sceneggiatura è opera di Francesco Scardone, all’epoca un talentoso ragazzo di 20 anni, che ritroviamo anche nella sceneggiatura di Poern sempre di Cristopharo.
Come in ogni film del regista romano possiamo fermarci all’apparenza oppure scendere nel profondo delle immagini che ci vengono mostrate. Ed è così che balzano agli occhi i riferimenti artistici (Il Cristo Morto del Mantegna o L’incubo di Fussli), quelli cinematografici (il deserto di Teorema di Pasolini) e le raffinate metafore (lo sdoppiamento del protagonista nello specchio sul muro per rappresentare l’ego smisurato proprio dei tossico dipendenti). Gli stessi sentimenti che la pellicola suscita sono inaspettati, ci aspetteremo di provare ribrezzo o repulsione invece ci riscopriamo ad avere rispetto per il dolore di un uomo che appare ai nostri occhi come un martire.
Alcune piccole curiosità, il film è stato girato in soli 10 giorni e con un costo di 1000 euro (equamente suddivisi tra il regista e l’attore), la città dov’è ambientato è Cherepovets in Russia, la città più inquinata del mondo a causa delle grandi installazioni siderurgiche che ne occupano il territorio.
Red Krokodil è quindi un’opera complessa e di non facile lettura; una metafora del mondo odierno che vede l’uomo autodistruggersi in una realtà votata ormai al decadimento e alla rovina. Una visione non accademica o prosaica della tossicodipendenza e un’invito a comprendere la sofferenza altrui liberi da ogni forma di pregiudizio.