FEVER PITCH
GENERE: commedia, calcio
ANNO: 1997
PAESE: Gran Bretagna
DURATA: 102 minuti
REGIA: David Evans
CAST: Colin Firth, Stephen Rea, Ruth Gemmell, Luke Aikman
Tra i numerosi film di carattere sportivo, in particolare legati al calcio, occupa un posto di assoluto rilievo nel cuore di ogni tifoso amante del cinema questa pellicola, che trae origine dall’ottimo libro di Nick Hornby e vede la luce nel 1997, nell’epoca in cui le squadre inglesi tornano a calcare i palcoscenici europei da protagoniste dopo gli anni della catarsi collettiva post-Heysel e del pugno duro della Thatcher.
Il film emoziona in parecchi momenti, perché riesce, in una trama che scorre piacevole e si intreccia con una storia d’amore e con altre storie di vita sullo sfondo (i bambini affidati al padre il solo Sabato, la madre separata, il piccolo studente-calciatore che sbaglia il rigore decisivo nel torneo interscuola), a scavare nell’animo di qualsiasi tifoso del mondo e a mostrargli come uno specchio emozioni che chiunque respiri calcio non può non aver provato. Nel libro, il tifoso british trova quello che i sudamericani hanno trovato per anni in Soriano e Galeano, anche se con uno stile completamente differente, come d’altra parte lo sono tra loro il football d’oltremanica e il fùtbol d’oltreoceano. Nel film la totale dipendenza dall’amore per il proprio club viene persino amplificata, ma in maniera divertente e mai eccessiva. Numerose le scene diventate celebri tra i cultori. La prima volta in cui il ragazzo entra ad Higbury, la sua espressione che cambia e che rivela un cuore che si riempie di felicità. La sua risposta al padre che, dopo un periodo passato a seguire insieme l’Arsenal, gli propone un Sabato diverso: “Noi non supereremo mai questa fase”. Le numerose discussioni tra Paul, il protagonista interpretato da un Colin Firth già lanciato verso il successo internazionale, e Sarah, una dolce ed espressiva Ruth Gemmel, sul senso di un gioco che non è, non sarà mai soltanto un gioco: quanti di noi misurano davvero il tempo in stagioni e non in anni? L’incredibile epilogo finale della stagione, con la rappresentazione della festa di un quartiere popolare che diventa per un giorno un’unica grande famiglia. E poi la scena in cui lo stesso protagonista, per combattere i fantasmi di una notte insonne, si alza e fa partire una videocassetta con immagini di repertorio della squadra che ama.
Non vi è mai capitato, soprattutto dopo una sconfitta impossibile da digerire? Ottime anche le riprese, che a tratti ci fanno sentire sulle terraces di uno stadio britannico anni ‘80, e le musiche, perfettamente incastonate nella storia e nei movimenti dei protagonisti in alcune scene (il sottoscritto ha avuto la fortuna di reperire a prezzo di saldo l’intera soundtrack con tanto di monologhi su CD, in un’edizione inglese del 1997 spedita dal Giappone, misteri di internet…). Sono tante le citazioni che si potrebbero riportare, tra tutte la seguente rende meglio di tutte l’idea del senso che questa pellicola ha lasciato in chi l’ha amata:
“Il calcio ha significato troppo per me e continua a significare troppe cose. Dopo un po’ ti si mescola tutto nella testa e non riesci più a capire se la vita è una merda perché l’Arsenal fa schifo o viceversa. Sono andato a vedere troppe partite, ho speso troppi soldi, mi sono incazzato per l’Arsenal quando avrei dovuto incazzarmi per altre cose, ho preteso troppo dalla gente che amo… Okay, va bene tutto! Ma… non lo so, forse è qualcosa che non puoi capire se non ci sei dentro. Come fai a capire quando mancano tre minuti alla fine e stai due a uno in una semifinale e ti guardi intorno e vedi tutte quelle facce, migliaia di facce stravolte, tirate per la paura, la speranza, la tensione, tutti completamente persi senza nient’altro nella testa… E poi il fischio dell’arbitro e tutti che impazziscono e in quei minuti che seguono tu sei al centro del mondo, e il fatto che per te è così importante, che il casino che hai fatto è stato un momento cruciale in tutto questo rende la cosa speciale, perché sei stato decisivo come e quanto i giocatori, e se tu non ci fossi stato a chi fregherebbe niente del calcio? E la cosa stupenda è che tutto questo si ripete continuamente, c’è sempre un’altra stagione. Se perdi la finale di coppa in maggio puoi sempre aspettare il terzo turno in gennaio, che male c’è in questo? Anzi, è piuttosto confortante, se ci pensi.”