MEGAN IS MISSING
GENERE: horror, drammatico, found footage
ANNO: 2011
PAESE: USA
DURATA: 89 minuti
REGIA: Mike Goi
CAST: Amber Perkins, Rachel Quinn, Dean Waite
Definire cosa sia “disturbante” è molto difficile perché soggettivo. Si può restare shockati da immagini particolarmente cruente o da situazioni che esulano dal nostro pensare. Il disagio nell’assistere a certe scene è fortemente influenzato dal nostro grado di sensibilità, di morale, di empatia… certo è che Megan is Missing di Michael Goi è un prodotto molto difficile da digerire fin dalle prime battute.
La storia è incentrata su due amiche, Megan ed Amy. La prima è una quattordicenne molto bella, popolare tra i coetanei, spigliata, sicura di se con una famiglia disastrata alle spalle e un passato fatto di abusi sessuali; la seconda invece è una quindicenne timida, insicura, non ama se stessa e il suo aspetto fisico e proviene da una “famiglia modello” che la cresce come una piccola principessa e proprio per questo suo carattere introverso e “per bene” viene odiata e bullizzata dai compagni. Un giorno Megan conosce un ragazzo sul web e misteriosamente sparisce. Amy inizia ad indagare sul perchè di questa scomparsa e, anche lei, finirà per esser rapita dall’adescatore. Tutta la storia è raccontata con la tecnica, gestita perfettamente, del found foutage.
Possiamo suddividere il racconto in due parti. La prima ci fa conoscere le protagoniste, ci racconta la loro storia, il loro passato e il loro legame. La seconda, che inizia dalla scomparsa di Megan, ci mostra spezzoni di telegiornali, di programmi tv e, infine, le atroci riprese fatte dal rapitore.
Se vi aspettate un film privo di contenuti, semplice e con un’esibizione banale e scontata della violenza state sbagliando perché Megan is missing è un film dai contenuti complessi.
In primis ci sbatte in faccia in modo crudo la violenza di genere: questo è un film sulla violenza di genere in tutte le sue manifestazioni. Fin dalle prime battute ci rendiamo conto che le ragazzine, per essere accettate, devono vendere il loro corpo e annullare la loro volontà: tutta la parte della festa esplica molto bene questo concetto. Basti solo pensare a Megan che promette un pompino per far si che venga invitata anche la sua amica; al tipo che importuna sessualmente Amy e quando lei si rifiuta riceve uno schiaffo ed insulti (schiaffo che ho percepito come un pugno violento allo stomaco); alle due ragazze incitate a baciarsi per il divertimento di chi sta girando un video in quel momento. Proprio in questo frangente c’è una delle scene più significative, Amy che, ubriaca, vomita addosso alle due mentre stanno ancora amoreggiando, ovvero Amy che vomita addosso a quel mondo, a quello svendersi, a quelle richieste sessuali che sono solo il veicolo di uno svilimento di se stesse al fine di essere accettate dal gruppo (se non lo fai sei brutta, se non lo fai sei sfigata, se non lo fai resti sola,…) e lo fa proprio Amy, quella che non si piega a tutto ciò e piuttosto accetta il bullismo, colei che nella sua fragilità ha l’animo più forte.
A concludere questo tema c’è poi il rapitore di cui, volutamente, non vediamo mai il volto, perchè se vedessimo un viso sapremo a chi dare la colpa. Micheal Goi vuole che siamo noi a sentirci in colpa perchè nella nostra vita reale (non scordiamoci che Megan is Missing è comunque una finzione!) perpetriamo, spesso senza rendercene conto, violenza di genere.
A tal proposito, è simbolico anche il fatto che il maniaco riprenda tutte le sue violenze per farne degli snuff da rivendere: ogni giorno immagazziniamo violenza di genere attraverso i mass media, le pubblicità e altre infinite forme.
Mentre nella prima parte siamo entrati in intimità con le due protagoniste, le abbiamo vissute nel privato, nella seconda c’è uno stacco deciso e il privato diventa pubblico. Abbiamo i telegiornali, i “Chi l’ha visto” che sfruttano la situazione per fare spettacolo e anche qui si potrebbe aprire una discussione infinita ma il regista l’accenna solamente per non diventare retorico e scontato. Adesso però scatta il nostro voler sapere… chi ha rapito Megan? Come sono andate le cose? Abbiamo solo un video di una telecamera di sorveglianza e due foto di torture reperite sul web. Null’altro!
Ed ora arriviamo alla fine, agli ultimi 22 interminabili minuti, ed assistiamo alla violenza vera e ci viene scaraventata in faccia drammaticamente e brutalmente. È stata preparata a lungo nel corso dell’ora precedente e ora ci colpisce e ci travolge come un treno a tutta velocità. E fa male, molto male! Michael Goi sfrutta sapientemente le long take (lo stupro di Amy, il barile e poi la sepoltura), con la telecamera poggiata e l’intuizione di cosa sta accadendo.
Ho trovato eterno, drammatico e straziante il lungo stacco mentre Josh scava la fossa, la disperazione di Amy, le sue parole, mi entravano nel cuore e nel cervello come rasoiate, l’empatia è stata totale. Per non parlare del suo sguardo mentre viene abusata, la sua richiesta di aiuto, solo attraverso gli occhi, è devastante.
Megan in missing non è un film per tutti, non è un film per le masse, va visto da menti consapevoli di ciò che andranno a vedere. Empatia e sensibilità sono due doti da possedere prima di cliccare sul tasto “play”. Per questo non riesco ad accettare pareri del tipo “non fa paura” oppure “è lento, non succede nulla”… se non inorridite a sentire una ragazzina di 14 anni descrivere i suoi abusi sessuali, se non inorridite durante la drammaticità della violenza su Amy non meritate questo film e continuate pure a guardare i cine-horror-panettoni di James Wan perchè l’unico horror che capite è saltare sulla poltrona del cinema per degli screamjump scontati e “telefonati” ore prima.
Concludo la recensione raccontandovi alcune curiosità sul film. Pur essendo stato girato nel 2011 è diventato famoso solo in quest’ultimo periodo grazie ad una challenge su Tik Tok che coinvolge gli adolescenti,: la sfida è riuscire a vederlo tutto fino alla fine. Durante le riprese le attrici erano accompagnate dai genitori e seguite costantemente da uno psicologo per la drammaticità e la crudeltà delle scena che stavano girando. In molti stati il film è tutt’oggi censurato e vietato.