SHOCK - MY ABSTRACTION OF DEATH
GENERE: thriller, horror, drammatico, cinema indipendente
ANNO: 2013
PAESE: Italia
DURATA: 90 minuti
REGIA: Domiziano Cristopharo, Alessandro Redaelli
CAST: Yuri Antonosante, Lucia Batassa, Nancy de Lucia, Peppe Laudisa, Massimo Onorato, Nicolò Pessi, Claudio Zanelli
Shock my abstraction of death è un film thriller/horror diviso in due episodi. Il primo, diretto da Alessandro Redaelli, ci trasporta nel dramma che due amici vivono dopo l’omicidio brutale ed improvviso della famiglia di uno di loro. Il secondo, diretto da Domiziano Cristopharo, è ambientato all’interno di una casa che, con i suoi misteri e i suoi demoni, tormenta i suoi nuovi inquilini. Preparatevi a conoscere il significato della parola “ansia”.
Between Us – Alessandro Redaelli
Yuri e Max sono amici da una vita, fin dai tempi dei banchi di scuola; si frequentano quotidianamente e hanno i loro riti come quello di bersi una birra insieme confidandosi i loro problemi, i loro amori, i loro sogni. Una mattina, a ridosso del Natale, Yuri viene raggiunto da una telefonata dall’ospedale: il suo amico è ricoverato e sotto shock, nella notte la sua famiglia è stata massacrata durante una rapina e lui è il solo sopravvissuto. Yuri non se lo fa ripetere due volte e corre in supporto dell’amico, lo porta a casa sua, se ne prende cura come fosse un fratello ma purtroppo le cose non sembrano andare bene… lo shock che Max ha dovuto vivere è stato estremo e vive in uno stato quasi catatonico. La sua mente inoltre è tormentata dalle inquietanti apparizioni di una donna morta (reale o immaginaria?). Il suo comportamento è sempre più strano ed incomprensibile e raggiunge l’apice della follia nel drammatico finale…
Cromofobia – Domiziano Cristopharo
Celeste e suo marito Marco hanno affittato una casa in campagna per trascorrervi un po’ di tempo, la donna ha appena perso il figlio che portava in grembo e cambiare aria potrebbe giovare allo stato di depressione nel quale è caduta. L’abitazione si trova in un piccolo paesino recentemente colpito da un terremoto e di conseguenza diroccato e semi disabitato; sembra tuttavia che l’edificio dove risiedono sia stato ristrutturato frettolosamente e grossolanamente tanto che le pareti presentano strane macchie, segno di un lavoro terminato malamente per l’eccessiva fretta… la donna lasciata sempre sola da un compagno assente ed egoista e soffocata da una madre troppo apprensiva, si abbandona pian piano a fantasie di morte e macabre allucinazioni (o sono reali ?!). A suffragare queste paure contribuisce il ritrovamento di vecchi documenti che descrivono la casa come la location di una numerosa serie di suicidi… il tutto viene convalidato dal vecchio medico del luogo ma… chi è costui in realtà?
Between us e Cromofobia sono due episodi che affrontano due storie ben diverse e con stili registici differenti ma che tuttavia presentano anche molte similitudini nel loro rappresentare l’astrazione della morte.
La prima diversità riguarda i rapporti umani. Nel primo episodio l’amicizia che lega i due ragazzi è indissolubile, fraterna; Yuri è una presenza costante per Max sia fisica che morale. Nel secondo invece abbiamo la situazione inversa, impera la solitudine poiché Celeste è sola con il suo dolore trascurata ed ignorata da un compagno cinico ed innamorato solo di se stesso.
Da un punto di vista tecnico troviamo una contrapposizione di tonalità e gamma cromatica in relazione alla storia: in Between Us vi è un uso di colori freddi per un racconto di ordinaria follia ambientato in una grigia periferia cittadina mentre in Cromofobia le tonalità sono decisamente più calde e morbide per una storia dalle atmosfere più gotiche e sognanti.
Esistono poi tutta serie di similitudini che amalgamano le due narrazioni. Entrambe le vicende sono ambientate all’interno di una casa, anonimo appartamento cittadino e semplice casa rurale; vi è poi un’imperante pessimismo che pervade entrambe le storie, non c’è lieto fine, la morte è la protagonista (come ci si aspetta dal titolo) e da lei non si sfugge; inoltre, in entrambe le sezioni, il reale ed l’immaginario si fondono magistralmente e, se razionalmente siamo portati a pensare che le allucinazioni di Max e di Celeste siano dovute alla loro follia, niente e nessuno ce ne dà la certezza. Questo dubbio resta fino alla fine rafforzando il senso di ansia che in “Shock: my abstraction of death” è un sentimento che dura per tutti i 90 minuti.
Gli effetti speciali sono ottimamente realizzati ed assolutamente realistici soprattutto nelle sequenze più gore e sanguinose (tranquilli, se amate il sangue non resterete deusi) e concorrono a tenere lo spettatore in quello stato di angoscia costante di cui parlavo poco sopra.
“Shock: my abstraction of death” è l’esempio di come sia possibile realizzare un film thriller/horror che tenga alta e costante la tensione senza l’abuso continuo di trucchi da circo e stupidi jumpscare ripetuti alla nausea. Un film da gustare e di cui godere.