964 PINNOCHIO
GENERE: horror disturbante, cyberpunk, fantascienza
ANNO: 1991
PAESE: Giappone
DURATA: 93 min
REGIA: Shozin Fukui
CAST: Hage Suzuki, Onn Chan, Ranyaku Mikutei, Kyoko Hara, Koji Kita
"964 Pinocchio", diretto da Shozin Fukui, è un film disturbante che segue il filone cyberpunk e che esplora temi come l'identità, l'alienazione e la condizione umana. Ambientato in un futuro distopico, la storia segue un essere artificiale, creato in un laboratorio segreto, mentre lotta per la sua autonomia e ricerca la verità sul "chi è". Attraverso l'esplorazione degli aspetti oscuri e surreali della psiche umana, "Pinocchio 964" offre un commento provocatorio sulla società offuscando i confini tra umanità e tecnologia.
Pinocchio 964 é un cyborg, creato da un’ azienda segreta, per svolgere la funzione di servo sessuale per una coppia di ragazze pervertite. Improvvisamente smette di funzionare, non riesce più a mantenere l’erezione e viene di conseguenza abbandonato per strada dalle sue stesse proprietarie. La sua memoria è stata cancellata per cui, oltre che non ricordare nulla, non ha neanche il dono della parola. Girovagando in solitudine, Pinocchio 964 incrocia la sua strada con quella di Himiko, una giovane disadattata afflitta anch’essa da amnesia che passa le sue giornate seduta in terra a disegnare mappe geografiche che considera utili per le persone che vivono nel suo stesso disagio sociale. Nel frattempo, i creatori dell’androide lo braccano con l’intenzione di eliminarlo per paura che venga scoperto rivelando così i loro oscuri ed illegali traffici. Non sanno però che, grazie al legame con Himiko (prima dolce amica e poi improvvisamente crudele schiavista), Pinocchio ha iniziato a sperimentare emozioni umane e ora è determinato a scoprire la verità sulla sua esistenza.
A soli 2 anni dall’uscita del manifesto del cyberpunk, Tetzuo di Tsukamoto, Shozin Fukui ci regala la sua malata e disturbante visione del mondo e della società travolgendoci con immagini frenetiche, colpendo le nostre retine con repentini passaggi da immagini luminose dai colori accessi a claustrofobiche ambientazioni prive di luce, torturando i nostri timpani con logorroiche urla costanti frammiste a suoni industriali, colpendoci allo stomaco con immagini crude, violente e letteralmente vomitevoli (la sequenza di Himiko nella metropolitana è veramente per pochi…).
Le immagini e le atmosfere del film, come ci si aspetta da questo genere cinematografico, sono caratterizzate da una forte carica simbolica, in cui l’aspetto fisico di Pinocchio 964 si trasforma progressivamente (vedi appunto Tetsuo), riflettendo le sue esperienze emotive e il suo spirito ribelle. I confini tra umano e macchina si annebbiano, portando lo spettatore in una dimensione in cui l’identità diventa una costruzione fluida e instabile.
Il regista Shozin Fukui esplora la condizione umana attraverso una lente distorta (come distorte sono le inquadrature), in cui la società e la tecnologia si intrecciano in modo inquietante. Il linguaggio visivo del film, con la sua fotografia cruda e disturbante, cattura l’alienazione, l’oppressione e la sofferenza dei personaggi, evocando un senso di disagio e di forte spaesamento nel pubblico.
Il rapporto tra Pinocchio e Himiko, intenso e complesso, articolato tra umano e artificiale, tra realtà e illusione, rappresenta una delle linee narrative centrali del film, offrendo una prospettiva sofferta sulle tematiche dell’amore, della solitudine e della ricerca di identità.
Himiko, un’altra creatura artificiale prodotta dallo stesso laboratorio, incarna una sorta di alter ego femminile per Pinocchio. Entrambi sono “prodotti” dello stesso contesto sperimentale, ma le loro esperienze e personalità sono profondamente diverse. Il legame si sviluppa attraverso un intreccio di emozioni antitetiche e contrastanti permeate da una profonda tristezza e sofferenza, poiché entrambi sono intrappolati in corpi meccanici e costretti a vivere un’esistenza alienante dalla quale cercano disperatamente di fuggire. Attraverso la complessità del rapporto tra Pinocchio e Himiko, il regista Shozin Fukui esplora oltre che la natura della condizione umana anche le sfumature dell’amore. Il loro legame rappresenta una struggente metafora delle sfide che affrontiamo nella ricerca di relazioni autentiche e significative, nonostante le nostre stesse imperfezioni e limitazioni.
L’aspetto disturbante è un altro elemento essenziale che permea l’intera narrazione e contribuisce a creare un’atmosfera inquietante e surreale. Il regista si avventura nei recessi più oscuri della psiche umana, esplorando le profondità della disumanizzazione e dell’alienazione sociale attraverso immagini crude e perturbanti. Fin dalle prime scene, l’opera si presenta come un’esperienza visiva straniante e provocatoria. La fotografia cruda e il design di produzione claustrofobico contribuiscono a creare un senso di oppressione e disagio. Gli ambienti sono aridi e privi di vita, creando una percezione di isolamento e desolazione che si riflette nelle anime dei personaggi stessi.
Le immagini che si susseguono sullo schermo sono caratterizzate da una carnalità distorta e surreale. I corpi dei personaggi, sia umani che artificiali, sono mostrati in modo disumano e deformato, rivelando una visione nichilistica e grottesca dell’esistenza. Questa rappresentazione macabra della forma umana contribuisce a evidenziare la perdita di identità e la disintegrazione del concetto di umanità stessa. Inoltre, il regista fa uso di immagini viscerali ed esplicite, che spingono lo spettatore al limite della sua comfort zone. Questi elementi provocatori, come violenza grafica, scene di sesso disturbanti e visioni oniriche dall’atmosfera surreale, creano un’esperienza di visione intensa e sconcertante.
La colonna sonora del film, con la sua cacofonia elettronica e rumoristica, contribuisce a creare un’atmosfera di tensione e angoscia. I suoni distorti e discordanti si mescolano alle immagini disturbanti, generando un senso di oppressione e di malessere.
È importante sottolineare come l’aspetto disturbante del film non è però fine a se stesso, ma serve a sottolineare le tematiche profonde e complesse che vengono esplorate offrendo uno sguardo critico e stimolando lo spettatore a confrontarsi con aspetti oscuri e disturbanti dell’esistenza.
“Pinocchio 964” si distingue come un’opera cinematografica avanguardista, che spinge ad interrogarsi sulla natura dell’essere umano e sulla relazione tra individuo e società offrendo una visione cupa e disturbante di un futuro distopico in cui l’identità stessa è messa in discussione soffocata dalla mercificazione dell’uomo ancor più rafforzata da una società moderna insensibile e spietata.