"We serial killers are your sons, we are your husbands, we are everywhere." (Ted Bundy)
"La follia è come la gravità…basta solo una piccola spinta" (Joker, "The Dark Knight")
Cenni storici.
Nel periodo che va dalla fine degli anni ’60 alla metà dei ’70, negli Stati Uniti d’America (soprattutto) come sappiamo, inizia ad emergere un profondo stato di malessere e solitudine collettivo, risultato ultimo di una società estremante violenta che pretendeva invece, almeno nel decennio precedente, di apparire perfetta. In contrapposizione alla vecchia società del benessere (gli anni ’50, con il boom economico e la cultura di massa) nasce un movimento culturale/sociale, ridefinito poi Controcultura, volta a scardinare i valori (perbenisti) della vecchia generazione: la rivoluzione sessuale iniziata con gli Hippy e il loro slogan “Non fate la guerra ma fate l’amore”, i giovani che si riversano nelle strade per i diritti civili, la lotta al patriarcato e alla segregazione razziale, il femminismo e la contestazione alla guerra del Vietnam. Vengono assassinati Kennedy e Luther King e il clima si fa sempre più teso. Nel frattempo anche l’arte si unisce alle rivolte: i Rolling Stones fanno uscire brani come Paint it Black e Gimme Shelter, veri e propri manifesti contro la guerra. Bob Dylan e Joan Beaz si fanno portavoce dei diritti civili. Gli Stati Uniti, quindi, sono percorsi da una vera e propria forza violenta e dirompente, come un fiume in piena che travolge tutto ciò che incontra. Questo grido di voglia di libertà sfocia poi in quello che, ad oggi, rimane il più grande evento musicale della storia: Woodstock, che con tre giorni di concerti attira a sé più di 500.000 giovani da tutti gli Stati. Solo dieci giorni prima, al 10050 Cielo Drive di Los Angeles, cinque persone, tra cui una giovane Sharon Tate in dolce attesa, vengono brutalmente assassinate da cinque componenti della Famiglia Manson.
“Look down on me and you see a fool, look up at me and you see a god. Look straight at me and you see yourself.” (Charles Manson)
Il terzo principio della dinamica enuncia che “ad un’azione è sempre opposta un’uguale reazione: ovvero, le azioni vicendevoli di due corpi l’uno sull’altro sono sempre uguali e dirette verso parti opposte”. In poche parole ad un’azione corrisponde sempre una reazione pari e contraria. Penso che sia questa la chiave di lettura che dobbiamo utilizzare per capire come mai gli Stati Uniti, negli anni ’70, si scontrano con la più feroce ondata di violenza mai vista prima. Una forza pari e contraria appunto, che non partecipa alla rivoluzione in atto ma ne inizia una propria, che miete vittime innocenti, per lo più giovani donne o bambini, senza una ragione apparente.
Loro, i carnefici, sono quelli che la società in qualche modo ha scartato, non ha ritenuto all’altezza. I reietti. Ecco come nasce la Manson Family. Il termine verrà coniato più tardi, ma ci troviamo comunque davanti a quelli che noi conosciamo col termine “Serial Killer”.
I’ll stick my knife right down your throat, baby, And it hurts!»
(Rolling Stones, The Midnight Rembler)
Si arriva a una notte del ’70 o giù di lì. Una giovane donna deve raggiungere un party, poco distante. Le zeppe sembrano non aiutare e così decide di chiamare un taxi. Si accosta una macchina, sembra un maggiolino Volkswagen. Dal finestrino spunta un uomo. Bello, affascinante e dai modi gentili. Offre alla giovane donna un passaggio, la quale decide di accettare. Si siede nel sedile posteriore. Dopo alcuni secondi si accorge che le portiere sono sprovviste di maniglie.
Allarmata decide di darsi alla fuga. Alla prima curva riesce ad aprire la porte con una spallata, cade e fugge. La macchina, invece, prosegue dritto. Diversi anni dopo quella giovane donna, di nome Debby Herry, sosterrà che quella sera è sfuggita al più feroce serial killer degli Stati Uniti d’America. Fu così che Blondie incontrò Ted Bundy.
Theodor Robert Bundy, detto Ted, classe 1946. Responsabile dell’uccisione di più di trenta giovani donne (ma il numero esatto non si conosce, si pensa che sia persino maggiore di cento). Ted è bello, carismatico e dolce, ispira subito fiducia. Il classico bravo ragazzo che le madri vorrebbero accanto alle proprie figlie. Quando viene arrestato la prima volta, nessuno dei suoi amici o conoscenti crede anche solo per un minuto alla sua colpevolezza.
La verità è che Ted Bundy è una persona feroce, fredda e calcolatrice, che manca totalmente di empatia. Ted è anche astuto e camaleontico. Riesce a scappare di prigione per ben due volte, camuffandosi per rendersi non riconoscibile. Ted Bundy è un Serial Killer. Lui stesso dichiara al detective Robert Keppel (il primo a dargli la caccia) di essere “Il più insensibile figlio di puttana che tu abbia mai visto”.
Cattivi si nasce o si diventa?
Proprio negli anni’70, un giovane agente dell’FBI di nome John Douglas (autore del libro “Mindhunter” da cui è stata tratta la serie omonima) capisce che per poter individuare un serial killer, si deve conoscere una mente criminale di quel tipo, si deve iniziare a ragionare come loro.
Inizia una serie di interviste, con quelli già arrestati, per le carceri statunitensi. Nasce così il profiling. Tutti i serial killer hanno caratteristiche in comune e sembra che l’infanzia fatta di abusi e violenza sia il denominatore comune. Non provano emozioni, la mancanza di empatia, spesso a causa di un evento traumatico avvenuto nei primi anni di vita, è un meccanismo di difesa.
Ted nasce il 24 Novembre del 1946 a Burlington.
La madre poco più che ventenne, non sposata (non si conoscerà mai la vera identità del padre), decide di partorire presso un istituto per giovani madri, lontano da sguardi indiscreti e dai giudizi del paese. Una volta partorito, abbandona il piccolo Ted, decisa a darlo in adozione.
Passati circa tre mesi, c’è un cambio di rotta e va riprendere il bambino. Lei ne diventerà la sorella e i nonni i genitori (proprio come Jack Nicholson, e proprio come lui lo scoprirà solo in età adulta). È possibile che in quei tre mesi di distacco, quel mancato legame naturale madre e figlio vennero a mancare. Ann Rule (autrice del libro “Un estraneo al mio fianco”), amica di Ted, sostiene che seppur fosse solo un neonato, abbia capito di essere stato abbandonato.
A parte questo evento, non ci sono altre testimonianze di un’infanzia violenta. Però Ted già da bambino manifesta comportamenti a dir poco disturbanti. A tre anni, mentre la zia (all’epoca quindicenne) schiaccia un sonnellino pomeridiano, lui la circonda completamente di coltelli. Al risveglio, lei si spaventa e guardandosi intorno vede il piccolo Ted sorridente che la osserva.
Vi è poi, ancora oggi, il mistero della sparizione della piccola Ann Marie Burr, avvenuto nel 31 Agosto 1961. Ann ha otto anni e vive Tacoma, proprio come Ted, che di anni ne ha quattordici e consegna il giornale, anche alla famiglia Burr. La sera del 30 agosto Ann, insieme ai fratellini, va a dormire intorno alle 20.30. La sua stanza si trova al primo piano. Alle 23 Ann accompagna la sorellina più piccola dai genitori perchè piange. Alle 5 del mattino scoppia un temporale, la madre si alza e nota che la finestra del soggiorno è aperta e Ann è sparita. Non verrà mai più ritrovata. Il padre di Ann sostiene di aver visto Ted quella mattina presso un fosso, vicino a un cantiere. C’è sempre stato il sospetto che il responsabile della scomparsa della bambina potesse essere lui (Ann Rule ne è convinta) ma le indagini non hanno portato mai a nulla. L’unico indizio è l’impronta di una scarpa numero 6, corrispondente a quella di un adolescente. Alla luce di questi fatti mi sono sempre chiesta se Ted era destinato comunque a diventare un criminale, nonostante l’amore della madre-sorella e del patrigno (da cui eredita il cognome). La mamma Louise dichiara con fermezza fino alla fine che la loro era una famiglia molto unita.
Ted Bundy nasce malvagio?
Il vampiro.
Intorno alla fine degli anni ’60 Ted inizia ad uscire da una brutta depressione: ha scoperto che sua sorella è in realtà la madre, ed è stato lasciato dalla ricca fidanzata californiana. Nel 1969 decide di seguire i corsi di psicologia e legge all’Università di Washington. Conosce una donna, Elizabeth Koeplfer, divorziata e con una figlia e i due iniziano una lunga relazione.
Tenta la carriera politica iscrivendosi al partito repubblicano, diventandone una giovane promessa. È circondato da amici, passa da buon samaritano salvando bambini e facendo volontariato presso un centro che aiuta le persone che vogliono suicidarsi. Insieme a Elizabeth inizia un vero e proprio quadretto familiare: sembra un perfetto compagno e padre.
Nel febbario 1974 inizia (o ricomincia?) ad uccidere. Il caso di Lynda Ann Healy (1 febbario 1974) mi sconvolge sempre: Ted riesce ad intrufolarsi nella camera della ragazza, la tramortisce con una bastonata alla nuca e se la porta via. Trova il tempo di girare il materasso per nascondere il sangue. Il cranio di Lynda verrà trovato nel 1975 nella Taylor Mountain Forest, insieme a molti altri resti. A Lynda seguono almeno altri cinque omicidi. Il caso di Georgann Hawkins (10 giugno 1974) è altrettanto sconvolgente, sia per le forze dell’ordine sia per la comunità universitaria. Georgann sparisce nell’arco di circa 30 metri, la distanza che c’è tra la sua confraternita e quella del suo fidanzato. Mentre torna al dormitorio incontra un amico, scambiano due parole sull’esame di spagnolo che ha l’indomani. Nel salutarsi si volta e grida all’amico “Adiòs”! Georganne viene inghiottita dal buio.
Nel frattempo anche il rapporto con Elizabeth inizia a incrinarsi, Ted è diverso e a volte non si fa vedere per diversi giorni. Il 14 luglio del 1974 è una bella giornata e tutti si riversano sulle sponde del lago Sammamish per godere del tempo.
Anche Ted.
Con il gesso al braccio, chiede aiuto alle ragazze per montare la barca a vela sul tetto della macchina. Quel giorno due ragazze spariscono anche loro nel buio, Non ci sono testimoni, ma inizia a girare la voce che un tipo strano di nome Ted, avvicinava le ragazze con la scusa di una richiesta di aiuto. Si delinea anche una sorta di identikit.
Ted sa che deve lasciare Seattle. La scia di sangue è lunga sei stati, da quello di Washington alla Florida. Dal 1 febbraio 1974 al 9 febbraio 1978. Quattro anni. Nello Utah Ted commette il vero primo errore: Carol Daronch (a cui si era presentato come poliziotto) riesce a fuggire dal Maggiolino, gettandosi dalla macchina in corsa. Il 16 agosto del 1975 Ted viene finalmente arrestato (per la prima volta). Viene accusato per l’aggressione alla DaRonche. Decide di difendersi da solo, così da avere accesso alla biblioteca del tribunale.
Ted fugge gettandosi dalla finestra.
Passa sei giorni sulle montagne di Aspen, perde 11 kg ma viene ricatturato. Il 30 dicembre 1977 scappa nuovamente e la sua fuga si conclude in Florida. Entra di nascosto nella sede delle Chi-Omega (gruppo studentesco femminile). È in preda ad una pura follia omicida, uccide due ragazze nel sonno, con ripetute bastonate alla testa, morde i loro corpi. Altre due le lascia in fin di vita. Non ha ancora placato la sua furia, esce dalla confraternita ed entra in un appartamento poco distante e si accanisce su un’altra ragazza, lasciando anche lei tra la vita e la morte. Il 9 febbrario rapisce una ragazzina di appena dodici anni Kimberly Dianne Leach, mentre era a scuola. Alle 12.37 del 7 aprile, la squadra di ricerche dell’agente Kenneth Robinson rinviene una scarpa con dentro un osso: il corpo della povera Kimberly era stato gettato in un porcile, nudo. Li vicino i vestiti erano stati riposti ordinatamente. Ted, quel giorno si trova già in carcere: fermato il 9 febbraio al confine con l’Alabama con un’auto rubata viene questa volta arrestato per l’ultima volta. Il processo in Florida, ha una risonanza mediatica incredibile. Sono presenti le televisioni di tutti i cinquanta stati degli USA e alcune estere. Ted diventa una star, anche dietro alle sbarre riesce ad attirare a sé orde di sostenitori e ammiratrici.
Celebra addirittura le proprie nozze durante il processo.
Il suo atteggiamento è sicuro e affabile. Non cede mai di un millimetro. Viene inchiodato dalle impronte dei denti, ritrovate sui corpi delle ragazze della Chi-Omega. Il 12 febbraio 1980 viene condannato a morte sulla sedia elettrica nella Raiford Prison, ritenuto colpevole di crimine “estremamente perfido, incredibilmente malvagio e abietto”. Durante la permanenza nel braccio della morte continua a proclamarsi innocente. Chissà se, secondo il suo punto di vista, pensa davvero di esserlo. Il 17 gennaio 1989 viene firmata la condanna. L’esecuzione avviene una settimana dopo, il 24 gennaio.
Ted non ha più nulla da perdere, decide di svelarsi, sperando di avere salva la vita (almeno per il momento). Robert Keppel vola in Florida e inizia confessare, dettagli e omicidi di cui i detective non erano al corrente. Ma il governatore è irremovibile, non viene firmato nessun rinvio. La sera dell’esecuzione fuori dal carcere ci sono le televisioni, si raduna una folla che urla e beve birra. Ci sono cartelli “Burn, Bundy. Burn!”, “It’s fry Day” (è il giorno del fritto). Alcuni genitori hanno portato i figlioletti ad assistere. Alle 7 Ted viene portato nella stanza dell’esecuzione. Si dice che il boia con il cappuccio nero che preme la leva sia una donna.
Alle 7.16 Ted Bundy è morto.
Stay wide awake.
Il 28 Febbraio del 1989 è un sabato sera e come tutti i sabati sera da quindici anni a questa parte negli States va in onda, Live from New York, il Saturday Night Live (SNL).
La puntata si apre, come sempre con un breve sketch e questa volta troviamo un fumante Ted Bundy che si confronta con l’imbarazzante farsa della sua esecuzione per un calo di tensione. La scena è piuttosto divertente, con lui che riesce ad illuminare una lampadina toccandola. È passato poco più di un mese dalla sua esecuzione, ma è già diventato mito.
Sono molti i cantanti che lo citano o che scrivono canzoni su di lui. Il primo bassista di Marilyn Manson, Brian Tutunik, scelse il suo pseudonimo Olivia Newton Bundy.
La sua storia ispira anche i cinema. Nel 1991 esce nelle sale cinematografiche “Il silenzio degli innocenti”. Il modus operandi del Serial Killer Buffalo Bill è chiaramente ispirato a quello di Ted, che per adescare le proprie vittime, spesso fingeva un braccio rotto o chiedeva aiuto a caricare la canoa nel suo Maggiolino. Lo stesso Lars Von Trier userà questo escamotage ne “The house that Jack built”. Chissà se Quentin Tarantino non si sia inspirato a lui per Stuntman Mike in Grindhouse – A prova di morte che, proprio come Ted, ha la macchina senza maniglia interna dal lato del passeggero. Perfino i creatori di South Park il 25 Ottobre del 2006, durante la decima stagione decidono di ripescarlo per la puntata “Hell on earth 2006”, episodio di Halloween: vengono riesumate “le anime più diaboliche dell’inferno, John Wayne Gacy, Jeffrey Dahmer e ovviamente Ted Bundy. I tre si muovono sulla falsa riga dei fratelli Marx, comici e impacciati. Un connubio che solo South park poteva proporre. E il risultato è esilarante..
Nel corso degli anni ci sono state trasposizioni cinematografiche e documentari.
Nel 2021 rimane ancora molto vivo nell’immaginario collettivo.
È diventato pop.
Lo possiamo trovare addirittura stampato su una T-shirt.
È lui la star, sempre.
Carlo Lucarelli, parlando proprio di Ted, dice che si “possono usare artisticamente i miti, anche quelli negativi, a patto che si ricordi ciò che hanno fatto”.