La ricerca di nuove strade per il cinema italiano passa anche attraverso sentieri impervi e inesplorati. È il caso di "Juggernaut", cortometraggio diretto da Daniele Ricci ed Emanuele Ricci con Eugenio Krilov nell’armatura del protagonista, che sfida coraggiosamente le convenzioni del cinema nazionale immergendosi nel genere dark fantasy.
Nato da una conversazione informale durante una cena tra amici, quello che doveva essere un breve esperimento di cinque minuti si è trasformato in un'ambiziosa opera di venti minuti che unisce la passione per il fantasy medievale alla valorizzazione del territorio italiano, dimostrando come anche nel nostro paese sia possibile realizzare prodotti di genere di respiro internazionale.

Nel panorama cinematografico italiano, dove il dark fantasy è quasi un illustre sconosciuto, il cortometraggio “Juggernaut” di Daniele Ricci, Emanuele Ricci ed Eugenio Krilov emerge come una sorprendente e ambiziosa opera che sfida le convenzioni del cinema nazionale.
Ambientato in un medioevo cupo e fantastico, il corto segue il viaggio tormentato di un guerriero dalla logora armatura, in cerca di ciò che ha perduto. La narrazione, inizialmente concepita come un breve racconto incentrato su un duello, si è evoluta in venti minuti densi di significato e suggestioni visive.
L’aspetto tecnico rivela una cura maniacale dei dettagli: ogni inquadratura è composta come un dipinto caravaggesco, con particolare attenzione alle condizioni di luce naturale. La collaborazione con esperti di storia medievale ha garantito la realizzazione di costumi ed armature che ricreano un mondo fantastico ispirato al Medioevo senza però rappresentare una specifica epoca storica. Persino la slitta utilizzata nel film è stata progettata e costruita artigianalmente, testimoniando la dedizione del team produttivo.

I luoghi, sapientemente selezionati tra Toscana e Liguria durante sei mesi di ricerca, trasformano il territorio italiano in un mondo fantasy credibile e affascinante. Il sound design, interamente ricostruito in post-produzione, contribuisce a creare un’atmosfera immersiva e priva di contaminazioni moderne.
Le influenze sono nobili e variegate: dal cinema di “Alien” e “The Revenant” ai videogiochi “Elden Ring” e “Dark Souls”, fino a opere come “The Head Hunter” e “Il Racconto dei Racconti”. Il tema centrale esplora il rifiuto della morte e il prezzo da pagare per sfidare il destino, in un ciclo di violenza che può essere spezzato solo attraverso un atto di ribellione.
“Juggernaut” si presenta come un convincente biglietto da visita per i suoi creatori, dimostrando che anche in Italia è possibile realizzare cinema di genere di qualità. L’ambizione di creare “un Trono di Spade italiano” – citando uno dei registi – non sembra più così irrealizzabile, grazie alla visione e alla competenza tecnica mostrata in questo piccolo (solo per la durata) gioiello.
Questa produzione indipendente rappresenta il perfetto esempio di come passione, professionalità e coraggio artistico possano superare i limiti del cinema convenzionale, aprendo nuove strade per il fantasy Made in Italy.
Con un biglietto da visita così convincente, l’idea di un lungometraggio non sembra così irrealizzabile. Il pubblico è pronto, i filmmaker hanno dimostrato di esserlo: non resta che attendere il prossimo capitolo di questa promettente avventura cinematografica.
