AT THE END OF THE DAY - UN GIORNO SENZA FINE
GENERE: thriller, horror
ANNO: 2010
PAESE: Italia
DURATA: 93 minuti
REGIA: Cosimo Alemà
CAST: Andrew Harwood Mills, Sam Cohan, Valene Kane, Neil Linpow, Daniel Vivian, Michael Lutz
Sorprendente thriller- horror di produzione italiana, diretto con mano ferma da Cosimo Alemà, esordiente sul grande schermo ma con un passato importante nel settore dei videoclip musicali, ‘Un giorno senza fine’, girato originariamente in inglese, ha ambientazione e respiro internazionali ed un cast composto esclusivamente da attori stranieri, in gran parte poco conosciuti, guidato dall’eccellente Michael Lutz nel ruolo dello ‘zio’. Pur non contestualizzando mai la vicenda nel tempo e nello spazio, il film si ispira ad un episodio avvenuto (a quanto si dice nei titoli di testa) negli USA, nel 1992.
Un gruppo di sette giovani amici si reca in un bosco, dalle parti di un ex campo di prigionia abbandonato, per giocare a soft-air, una simulazione di guerra a squadre per praticare la quale si fa uso di armi molto realistiche, ma che sparano pallini del tutto innocui. Il gioco si trasforma rapidamente in un incubo nel momento in cui i ragazzi si imbattono in tre ex militari psicopatici che ancora vivono in quel luogo. I tre, abbandonata la loro attività preferita (dar la caccia ai cani), identificano i nuovi arrivati come loro prede ideali, il film, che inizia come un action-thriller, si trasforma così in un horror con body-count ed annesse torture, arrivando a strizzare l’occhio ad ‘Hostel’ e, più in generale, al genere ‘torture porn’.
Il regista e gli sceneggiatori (Romana Meggiolaro e Daniele Persica) danno pochissime spiegazioni, lo spettatore è proiettato negli eventi in modo rapido e quasi violento, senza avere alcun riferimento, nè è dato sapere alcunchè sia sui cacciatori che sulle prede del crudele gioco al massacro al quale si sta assistendo, in questo modo risulta difficile empatizzare con chicchessia. La scelta di decontestualizzare in modo così estremo la vicenda rappresenta insieme uno degli aspetti più affascinanti, ma anche più criticabili, di una pellicola che, da un lato, stuzzica positivamente l’immaginazione dello spettatore nella prima parte, dall’altro lascia fin troppe domande senza risposta nella parte finale. Tra il Boorman di ‘Un tranquillo weekend di paura’ e ben più realistici rimandi alla (relativamente) recente guerra in Jugoslavia, l’esordio di Alemà risulta comunque piacevole anche se la trama, esaurito lo spunto iniziale, non offre grandi spunti di originalità. Particolarità del film è il fatto che la storia si svolga quasi totalmente alla luce del sole, cosa assai anomala per il genere horror, una scelta che si rivela comunque azzeccata anche grazie all’ottima fotografia di Marco Bassano. Risulta quasi superfluo sottolineare, viste le origini professionali di Alemà, l’ottimo uso della musica, con una colonna sonora che alterna brani della cantautrice austriaca Soap and skin, del trio sperimentale italiano WW (Women in the woods) e del duo post-rock americano Hammock.
Più o meno nello stesso periodo di ‘Un giorno senza fine’ (2011) altri giovani registi italiani esordienti o semiesordienti, produssero interessanti horror a basso budget, mi riferisco in particolare a ‘Shadow’ (2010), di Federico Zampaglione, ‘Eaters’ (2011) di Marco Ristori e Luca Boni, Morituris (2011) di Raffaele Picchio, facendo pensare (ma forse sarebbe più corretto dire sperare…) di trovarsi di fronte ad un revival del cinema horror italiano, purtroppo però né Alemà né gli altri registi citati sono riusciti a dar seguito in modo soddisfacente ai loro promettenti esordi.