godzilla - il pianeta dei mostri
Godzilla - Kaijū Wakusei
ゴジラ
GENERE: kaiju, fantascienza, drammatico
ANNO: 2017
STUDIO: Toho
SOGGETTO: Ishirō Honda
REGIA: Kōbun Shizuno, Hiroyuki Seshita
In un audace esperimento che fonde l'iconico kaiju con l'animazione giapponese, "Godzilla: Il Pianeta dei Mostri" ci trasporta in un futuro post-apocalittico dove l'umanità è stata costretta all'esilio nello spazio da creature giganti dominate dall'incarnazione più terrificante mai vista del Re dei Mostri.
La trama si dipana attraverso un’odissea spaziale durata vent’anni. Scacciata dalla Terra dal devastante Godzilla – nemesi per il comportamento sconsiderato dell’uomo nei confronti del suo pianeta -, l’umanità trova rifugio (precario) su Tau-e, un pianeta inospitale. Il capitano Haruo Sakaki, tormentato dal ricordo della morte dei genitori per mano del mostro, incarna la disperazione di una generazione privata del proprio mondo. La sua sete di vendetta diventa il motore propulsivo della narrazione, spingendolo a sfidare l’autorità e a guidare una missione di ritorno sulla Terra. Il Terzo Pianeta del Sistema Solare che l’umanità ritrova, però, è un mondo alieno. Ventimila anni sono trascorsi, e Godzilla, lungi dall’essere sconfitto dal tempo, si è evoluto in una forza della natura ancora più terrificante. L’ecosistema terrestre è stato plasmato dalla sua presenza, generando creature mostruose e una vegetazione lussureggiante ma letale. La Terra non è più la casa che ricordavano, ma un territorio ostile dominato dal mostro. L’incontro con Godzilla è inevitabile, e la battaglia che ne segue è un tripudio di colpi di scena e tensione narrativa. La strategia di Haruo, basata sull’individuazione e l’attacco di un organo vitale del demoniaco kaiju, sembra inizialmente avere successo. Ma la vittoria è effimera. Dalle profondità della terra emerge un Godzilla ancora più colossale, una versione antica e immensamente più potente. La speranza di vittoria si sgretola, lasciando spazio alla disperazione e alla consapevolezza della propria insignificanza di fronte alla potenza distruttiva della natura.
Nel panorama sempre più saturo del monsterverse, Godzilla: il Pianeta dei Mostri (Godzilla: Kaijū Wakusei), primo capitolo della trilogia animata di Netflix, si staglia come un’opera ambiziosa e controversa. Abbandonando le tinte brillanti e l’azione sfrenata tipiche del genere kaijū, il film di Kōbun Shizuno e Hiroyuki Seshita si addentra in territori più cupi e introspettivi, proponendo una riflessione sulla sopravvivenza umana e sul rapporto con la natura, incarnata dalla figura imponente e distruttiva di Godzilla.
L’aspetto più interessante del film risiede proprio nella sua atmosfera desolata e nichilista. L’umanità, lungi dall’essere l’eroica protagonista, appare fragile e sconfitta, costretta a confrontarsi con la propria insignificanza di fronte alla potenza primordiale di Godzilla. L’anime si concentra sulla psicologia dei personaggi, in particolare su Haruo, la cui ossessione per la vendetta lo spinge verso scelte a volte moralmente ambigue. La sua figura, tormentata e complessa, è la metafora della disperazione umana e della lotta per la sopravvivenza in un mondo ostile.
Dal punto di vista tecnico, Godzilla: il Pianeta dei Mostri presenta un’animazione CGI che, pur non raggiungendo i livelli di dettaglio di altre produzioni, riesce a creare un’atmosfera suggestiva e inquietante. Il design di Godzilla, imponente e maestoso, si discosta dalle rappresentazioni classiche, conferendogli un’aura di divinità distruttrice. Le scene di combattimento, seppur limitate, sono cariche di tensione e sottolineano la sproporzione di forze tra l’uomo e il kaiju.
Tuttavia, la narrazione soffre di un ritmo a tratti lento e di una sovrabbondanza di dialoghi esplicativi, che appesantiscono la visione e rallentano l’azione. L’approfondimento psicologico dei personaggi, pur apprezzabile, a volte va a discapito dello spettacolo, lasciando lo spettatore con la sensazione di un climax mancato.
Godzilla: il Pianeta dei Mostri è un film che divide. Chi si aspetta un classico film kaijū ricco di azione e distruzione potrebbe rimanere deluso. L’opera di Shizuno e Seshita, invece, si rivolge a un pubblico più maturo, disposto ad affrontare temi complessi come la perdita, la resilienza e il discorso ecologico. Un film imperfetto ma coraggioso, che osa sfidare le convenzioni del genere e proporre una visione cupa e pessimistica del futuro dell’umanità.