LE TOMBE DEI RESUSCITATI CIECHI
GENERE: horror
ANNO: 1972
PAESE: Spagna
DURATA: 97 minuti
REGIA: Amando de Ossorio
CAST: Lone Fleming, César Burner, Maria Elena Arpon, José Thelman, Rufino Inglés
La scelta dei film da visionare per la mia consueta maratona cinematografica di fine anno è caduta sulla ‘Saga dei resuscitati ciechi’ del regista spagnolo Armando Ossorio de Rodriguez, più noto con lo pseudonimo di Amando de Ossorio, una serie di quattro film realizzati ad inizio anni ’70 (un quinto episodio fu ripetutamente annunciato ma mai realizzato) diventata rapidamente di culto tra gli appassionati del cinema horror.
A riprova di questo status il giovane regista italiano Raffaele Picchio, che raggiunse una effimera notorietà circa dieci anni fa a causa delle vicissitudini con la censura del suo film d’esordio, ‘Morituris‘, ha recentemente reso omaggio a de Ossorio girando ‘Curse of the blind dead‘, presentato al
Fantafestival 2020, una sorta di sequel-omaggio che sposta l’azione in un futuro post-apocalittico.
Galiziano di La Coruna, Amando de Ossorio crebbe con la passione per gli horror americani della Universal degli anni ’30 ed esordì con un paio di cortometraggi del suo genere preferito negli anni ’40, l’horror non era però ben visto nella Spagna governata dall’inflessibile ‘Caudillo’ Francisco Franco, anche per questo il regista negli anni successivi si occupò soprattutto di radio, tornando al cinema solo negli anni ‘60 dedicandosi soprattutto al western, genere molto in voga in quel periodo e particolarmente adatto ad essere realizzato nei deserti dell’entroterra iberico, dove proliferavano produzioni straniere (italiane in particolare). De Ossorio non dimenticò il suo genere preferito, che stava tornando in auge grazie al ‘gotico’ italiano, ma per evitare problemi col governo, sfruttando le conoscenze che aveva sviluppato nel mondo del cinema in quegli anni, optò per la realizzazione di una serie di coproduzioni ‘di comodo’, che uscivano quindi dal radar della censura di regime.
La prima, di buon successo, fu ‘Malenka’, una coproduzione italo-spagnola, poi due anni dopo, nel 1971, venne il momento di ‘Le tombe dei resuscitati ciechi’, capostipite della saga che lo ha reso celebre. Visto che il regime franchista non avrebbe mai tollerato la Spagna superstiziosa dipinta dal film, per non parlare dell’ambiguo rapporto che si instaura tra le protagoniste, de Ossorio per evitare problemi optò per una coproduzione ispano-portoghese, con esterni girati prevalentemente in Portogallo.
Sulla spiaggia, nei pressi di Lisbona, si incontrano casualmente Betty e Virginia, ex compagne di scuola che non si vedono da diversi anni, Betty, che nella vita costruisce manichini ed abita vicino alla spiaggia, è sola mentre Virginia si trova con un amico, Roger, con il quale ha pianificato di partire nel pomeriggio per campeggiare nell’entroterra lusitano. Roger lo ignora ma le due ragazze ai tempi della scuola avevano avuto una relazione saffica ed il loro rapporto, a distanza di anni, non è ancora del tutto chiarito. Il ragazzo invita comunque Betty ad unirsi a loro nella gita, anche se Virginia non sembra gradire, i tre quindi si danno appuntamento alla stazione ed iniziano il viaggio insieme.
Durante il percorso Roger inizia a flirtare con Betty e Virginia, molto infastidita, approfittando di una distrazione dei compagni di viaggio, prende il suo zaino ed al primo rallentamento del treno si lancia dal vagone in corsa allontanandosi da sola a piedi. Roger da l’allarme tirando il freno d’emergenza ma il capotreno si rifiuta di fermarsi in quella zona, che la gente del luogo considera maledetta. Virginia trova riparo in un villaggio non lontano dai binari, che si rivela però disabitato e completamente abbandonato, decidendo di fermarsi per la notte in una casa nella quale accende un fuoco, fuma qualche sigaretta, legge un libro, ascolta un po’ di radio ed infine si addormenta nel suo sacco a pelo.
Poco dopo la ragazza viene svegliata da strani rumori, dal cimitero del villaggio si sono infatti risvegliati i cadaveri di alcuni uomini, all’apparenza dei cavalieri templari, che circondano l’abitazione nella quale ha trovato rifugio Virginia. I cavalieri resuscitati sono ciechi ma si muovono seguendo i rumori, per cui anche se la giovane impaurita riesce in un primo tempo a fuggire con un cavallo dei templari, loro la raggiungono facilmente e la uccidono barbaramente.
Nel frattempo Betty e Roger, appurato che la ragazza non è ancora tornata a casa, decidono di affittare due cavalli e recarsi nel misterioso villaggio che hanno scorto nei pressi del luogo in cui l’amica è sparita, Berzano, abbandonato da ormai 100 anni. Quando i due arrivano al cimitero del paesello i loro cavalli inspiegabilmente fuggono impauriti, il ritrovamento di una scarpa dell’amica testimonia però il suo passaggio nel posto e li fa ben sperare.
Presto le speranze dei due vengono vanificate quando sopraggiungono due poliziotti che comunicano loro di aver ritrovato Virginia, morta dissanguata e dilaniata a morsi vicino ai binari del treno, e li conducono in città per l’identificazione del cadavere.
Betty convince una sua recalcitrante cooperante, Nina, originaria delle zone vicino a Berzano, a raccontarle con maggiori dettagli le leggende che circondano il paese, delle quali nessuno pare voler parlare. Nina sostiene che a Berzano sono stati sepolti dei cavalieri templari ciechi assetati di sangue, che nel corso degli anni, risvegliatisi, pare abbiano ucciso molte persone. La storia di Nina viene confermata da un professore esperto in crociate che racconta a Roger e Betty come i templari di Berzano, tornati dalle crociate, fossero diventati eretici intraprendendo una strada fatta di sacrifici umani e doni al demonio con l’intento di ottenere la vita eterna. Per questo i cavalieri furono impiccati ed i loro occhi vennero divorati dai corvi, in modo da renderli inoffensivi qualora fossero realmente tornati in vita.
La polizia, al contrario, ritiene che la leggenda sia alimentata da alcuni contrabbandieri la cui base è nelle vicinanze di Berzano, che approfittano della superstizione della gente per tenere lontano i curiosi, le forze dell’ordine sono convinte che Virginia sia stata uccisa proprio dai malviventi per coprire i loro traffici. Roger e Betty vanno quindi ad incontrare il capo dei contrabbandieri, Pedro, e lo convincono ad andare con loro a Berzano per aiutarli a scoprire la verità sui fatti, cosa che lo aiuterebbe ad allontanare i sospetti della polizia su di lui.
Nel villaggio maledetto con gli amici di Virginia si recano quindi anche Pedro con la sua amante, i quattro sono ben armati, ma quando i templari si risvegliano questo serve a ben poco, solo Betty, seppur ferita, riesce a fuggire e raggiungere faticosamente i binari dove sta sopraggiungendo il treno che si ferma ad aiutarla, i templari così aggrediscono anche i macchinisti ed i passeggeri ed il treno riparte ricolmo di morti e, con loro, morti viventi.
Il riferimento più ovvio per questa opera è ‘La notte dei morti viventi‘ di George Romero, uscito tre anni prima di ‘Le tombe dei resuscitati ciechi’, ma evidenti sono anche i rimandi agli scritti di Gustavo Adolfo Becquer (in particolare a ‘El monte de las animas’), anche se Amando de Ossorio ha sempre sostenuto che i suoi cavalieri non fossero dei morti viventi ma piuttosto delle mummie che riprendevano vita, trovando quindi maggiormente ispirazione ne ‘La mummia’ della Universal interpretato da Boris Karloff (1932), va anche osservato che il regista non definì mai i protagonisti cavalieri templari ma piuttosto ‘Guerrieri d’oriente’, la definizione è una libera interpretazione delle edizioni internazionali del film, legata comunque anche a simboli ed armature che indossano i cavalieri nella pellicola, che rimandano in modo evidente al famigerato ordine religioso medievale.
Questo è l’unico dei film della saga a non essere mai uscito in digitale in Italia (gli altri tre capitoli sono stati pubblicati in DVD da Mosaico Media), la scelta di non pubblicare il primo (ed a mio modesto avviso migliore) capitolo della serie è curiosa ma a tutti gli effetti l’edizione sarebbe stata complicata visto che la versione internazionale della pellicola, uscita all’epoca anche nel nostro paese, era pesantemente tagliata (circa 20 minuti rispetto a quella originale) eliminando tutti i riferimenti ad un rapporto omosessuale tra Virginia e Betty, un segmento nel quale, a Berzano, Pedro violenta Betty ed in generale tutti i riferimenti sessuali più espliciti e le scene più violente. La versione internazionale ha anche un montaggio leggermente diverso rispetto alla versione originale spagnola che è stata fortunatamente rieditata congiuntamente a quella internazionale, con sottotitoli inglesi, da alcune etichette estere come la Blue Underground di William Lustig. La pellicola, nella sua versione estesa, è decisamente più apprezzabile e, tenendo conto della data di realizzazione, appare anche molto più moderna in considerazione delle tematiche di contorno che affronta.
Chiaramente gli effetti speciali del film, girato con un budget molto limitato, non sono di primissimo piano ma l’ambientazione portoghese si rivela comunque estremamente efficace e la colonna sonora di Anton Garcia Abril (peraltro riciclata anche nei capitoli successivi, in particolare nel secondo) ha una ottima resa.
‘Le tombe dei resuscitati ciechi’ ebbe una certa influenza sul cinema degli anni successivi, già detto dell’omaggio alla saga di Raffaele Picchio vanno ricordati ‘La croce del diavolo’ di John Gilling, trasposizione diretta di un romanzo di Becquer, datata 1975, ‘La mansion de los muertos vivientes’ di Jesus Franco (1982), ‘El retorno de los templarios’, sequel non ufficiale di Vick Campbell (2009) ed un paio di film del regista tedesco Andreas Schnaas datati 2008 e 2009 nei quali i cavalieri ciechi compaiono brevemente come omaggio diretto a de Ossorio.
E’ curioso osservare come alcuni distributori americani rimontarono il film e lo distribuirono con il titolo ‘Revenge from Planet Ape’, tentando di sfruttare il successo di ‘Il pianeta delle scimmie’ (‘Planet of the apes’ in originale) del 1968, per questo fu aggiunto un prologo per creare una (improbabile) connessione tra le pellicole e furono eliminate varie parti contenenti riferimenti storici che sarebbero stati a quel punto implausibili volendo collocare il film in un futuro post-apocalittico. Inutile dire che il risultato finale dell’operazione oscillava tra il trash ed il ridicolo involontario, anche il prologo girato all’epoca è presente a titolo di reperto d’epoca tra gli extra dell’imprescindibile edizione DVD americana della Blue Underground che racchiude tutti i titoli della saga in un cofanetto nero a forma di bara.
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