SCHOCK

SCHOCK - SHOCK

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GENERE:         horror

ANNO:             1977

PAESE:            Italia

DURATA:         97 minuti

REGIA:            Mario Bava

CAST:              John Steiner, Ivan Rassimov, Daria Nicolodi, David Colin Jr.

‘Schock’, noto anche con la diversa grafia ‘Shock’, è l’ultima fatica cinematografica di Mario Bava, si tratta di una ghost story quasi completamente priva di scene truculente ma che riesce a tenere alta la tensione dello spettatore grazie alle sue atmosfere opprimenti ed agli ambigui rapporti tra i protagonisti.

La recentemente scomparsa Daria Nicolodi veste i panni di Dora Levi, in uno dei suoi rari ruoli da protagonista, il co-protagonista Bruno è invece interpretato dal grande caratterista inglese John Steiner, i due si ritroveranno alcuni anni dopo anche in ‘Tenebre’ nel quale l’allora marito della Nicolodi, Dario Argento, pare peraltro aver fatto tesoro della lezione di stile impartita da Mario Bava in questa pellicola.

Dora, il secondo marito Bruno ed il figlio Marco vanno a vivere in una elegante villa di campagna appartenente alla donna, che vi aveva risieduto fino a pochi anni prima con il primo marito Carlo, padre di Marco, morto suicida schiacciato dalla dipendenza dalla droga e dalla depressione. E’ Bruno ad insistere per il trasferimento della famiglia in campagna perché Dora in realtà avrebbe preferito vendere la tenuta, e quel che accade nella casa pare immediatamente dar ragione alla donna. Marco è il primo a percepire una presenza misteriosa che lo porta ad avere uno strano comportamento, a tratti anche aggressivo, e ad isolarsi parlando, in apparenza, da solo, ma dopo qualche tempo anche Dora e Bruno iniziano a sentire qualcosa di strano.

La donna si convince quindi che nella casa alberghi il fantasma dell’ex marito geloso, pronto a far del male a lei ed al figlio. Sconvolta, Dora vorrebbe andar via, la situazione impone quindi a Bruno di raccontare alla moglie la tragica verità, che lei ha sotterrato nei meandri della sua mente a causa dello shock subito all’epoca dei fatti, sulla morte di Carlo. La riapertura di questa ferita nascosta porta Dora ad una reazione violenta ed a una conseguente e tragica follia autodistruttiva.

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‘Schock’, uscito nel 1977, rappresenta il ritorno di Mario Bava alla regia dopo cinque anni di lontananza dal botteghino, ciò accadde in realtà anche a causa di un paio di progetti sfortunati, che lo avevano portato a pensare di abbandonare definitivamente il cinema, pellicole che non videro mai la luce e sono state recuperate solo di recente nella loro forma originale (‘Lisa e il diavolo’ del 1972, all’epoca rimontato malamente dal produttore Alfredo Leone e distribuito con un altro titolo, e ‘Cani arrabbiati’ del 1975, che non venne completato a causa del fallimento della casa di produzione Loyola). Pare sia stato Lamberto Bava a convincere il padre Mario a riprendere l’attività mettendo mano ad una sceneggiatura scritta per lui da Dardano Sacchetti e Francesco Barberi ad inizio anni ’70, ispirata ad un romanzo di Hillary Waugh e del quale doveva essere protagonista Mimsy Farmer, rielaborandola con l’aiuto di Alessandro Parenzo.

Facendosi anche assumere come aiuto regista, Lamberto Bava girò personalmente diverse scene e, probabilmente, condizionò in parte lo stile del film imprimendogli uno svolgimento meno classicheggiante.

La colonna sonora di ‘Schock’ è opera del gruppo musicale dei Libra, formazione che ebbe una vita molto breve e si sciolse poco dopo la realizzazione del film, è curioso notare in questo un’altra connessione con Dario Argento visto che il batterista del gruppo era Walter Martino, che faceva parte dei Goblin quando essi realizzarono la musica di ‘Profondo rosso’.

Lo sviluppo della trama è abbastanza lento ed accelera solo negli ultimi 15 minuti, quelli più efficaci, quando i fantasmi (della mente e, forse, non solo), i rimorsi e la violenza vengono a galla. Bava prende per il bavero lo spettatore e lo porta prima in una direzione, poi in quella diametralmente opposta ed infine, con un twist estremamente riuscito, cambia di nuovo prospettiva negli istanti finali del film. Il regista non ci da però tutte le risposte ed alla fine non è completamente chiaro a chi guarda se il bambino vede veramente il fantasma del padre oppure se è semplicemente pazzo ed in preda alle allucinazioni come la madre.

Anche se questo non è il miglior film di Mario Bava ha dalla sua un finale, nella sua apparente semplicità, che non può lasciar indifferente lo spettatore ed è solo una delle cose che invoglia a dire che, tra le opere minori del regista di origine ligure, questo è certamente uno di quelli da riscoprire.

Il DVD americano della Blue Underground in mio possesso restituisce il titolo corretto al film, che inizialmente fu distribuito come ‘Beyond the door II’ per sfruttare il grande successo ottenuto oltreoceano da ‘Chi sei?’ di Ovidio Assonitis (‘Beyond the door’, appunto) che però nulla aveva a che fare con la pellicola di Bava. Per la cronaca, a dimostrazione che certe cose non si facevano solo nel mercato italiano, negli USA si inventarono di sana pianta anche ‘Beyond the door III’, che da noi si intitolava ‘Il treno’, ed era solamente prodotto da Assonitis.