LORDS OF CHAOS

GENERE: biopic
ANNO: 2018
PAESE: Gran Bretagna, Svezia
DURATA: 91 minuti
REGIA: Jonas Åkerlund
CAST: Rory Culkin, Sky Ferreira, Emory Cohen, Jack Kilmer, Valter Skarsgård
A cavallo tra gli anni ‘80-'90 il panorama musicale venne scosso dall’imporsi del Norvegian Black Metal, un genere musicale violento, ribelle e anticonformista, contrario per indole ad ogni forma di canone estetico, fortemente intriso di cultura pagana scandinava e di satanismo. Lords of Chaos di Jonas Åkerlund ripercorre quegli anni attraverso la biografia della band simbolo di quel movimento culturale e musicale, i Mayhem e le sue due figure di riferimento Euronymous e Varg Vikernes. Sono gli anni delle chiese bruciate, delle violenze per strada, degli accoltellamenti e dei suicidi… gli anni dell'Inner Circle e della Black Mafia.
"Il perchè che sta alla base di quelle urla, di quelle chitarre ronzanti, di quelle batterie furiose, di quella scarsissima qualità sonora è l'avversione dei vari Øystein Aarseth, Varg Vikernes e compagnia bella alla dittatura del cosiddetto "buon gusto", in nome della quale molti detrattori di questa musica la deridono, insultano ed ostracizzano."
Dal libro "Lords of Chaos"
È il 1984 quando Euronymous, ispirandosi alla band inglese dei Venom e al loro album Black Metal, fonda i Mayhem (trad. Caos) dando vita a sonorità così cattive e malvagie sconosciute fino ad allora: è il Norvegian Black Metal. In un periodo storico dove imperversa il commerciale Power Metal e in una nazione dove perfezione, rigore e perbenismo sono il sale della vita, questo manipolo di ragazzi si ripropone di sovvertire ogni schema e di creare un qualcosa di contrario, violento ed immorale, una vera ribellione “verso l’imperante dittatura del buon gusto“.
Proprio la ricerca del “malvagio” fa si che nel gruppo entri un nuovo cantante, “Pelle” Yngve Ohlin soprannominato Dead, dotato di una voce che sembra uscita direttamente dagli inferi ed affetto dalla rarissima sindrome di Cotard per la quale, chi ne soffre, è convinto di essere morto. Nel 1991 però si toglie la vita prima aprendosi le braccia con un coltello, poi tagliandosi la gola e infine sparandosi in testa con un fucile. Euronymous lo trova riverso in un lago di sangue e cervella e decide di scattargli una foto che verrà successivamente usata per la copertina del bootleg Dawn of the Black Hearts; nulla poteva essere, nella sua testa, più malvagio di una trovata pubblicitaria come questa. Le leggende che gravitano intorno a questo episodio sono molteplici, dal cannibalismo all’utilizzo di pezzi di cranio come amuleti.
Qualche tempo dopo il chitarrista realizza il sogno di aprire il suo negozio di dischi, Helvete, e la sua etichetta discografica, la Deathlike Silence Productions. Helvete diventerà una sorta di club, l’Inner Circle, un luogo riservato agli amanti del black metal, dove potersi riunire, ascoltare musica ed abbandonarsi ad alcol, droghe e delinquenza. È proprio in questo periodo che fa la sua comparsa Varg Vikernes che, con le sue estreme credenze pagane e naziste, il suo carisma e il suo incredibile talento musicale, si imporrà nel gruppo entrando in conflitto con Euronymous. Iniziano gli anni in cui la Norvegia brucia, bruciano le chiese e piangono i cristiani, rei di aver raso al suolo i luoghi di culto pagani per erigere al loro posto i templi del loro dio. Ormai la situazione è ingestibile, Burzum (Varg) è una scheggia impazzita e Øystein non riesce più a controllarlo. La conclusione di tutto ciò sono 23 coltellate inflitte da Vikernes all’amico/nemico, l’ultima, mortale nel cranio.

Innanzitutto apro un piccola parentesi su chi è Jonas Åkerlund. Nel 1984 è stato il primo batterista dei Bathory, band metal a cui il panorama del black deve molto; successivamente si è dedicato alla regia di videoclips musicali. Ha curato la regia dei video dei più grandi artisti a livello mondiale. Per citarne alcuni: Moby, Nick Carter, Jamiroquai, Iggy Pop, Paul McCartney, Shaggy, Ozzy Osbourne, Macy Gray, Metallica, Coldplay, U2, Smashing Pumpkins, Prodigy, Jane’s Addiction, The Rolling Stones, Rammstein, Blink-182, Satyricon, Madonna, Lady Gaga, Christina Aguilera, Maroon 5, Britney Spears ed il dj David Guetta. Ha inoltre diretto alcuni film tra cui i più noti sono Spun, The Horsemen e Polar.
Parlare di Lords of Chaos non è facile. La pellicola è liberamente ispirata al libro “Lords of Chaos: La storia insanguinata del metal satanico” di Michael Moynihan e Didrik Søderlind e riadattata da Jonas Åkerlund, in parte raccontando gli eventi così come sono accaduti e in parte riadattandoli per modificarne il significato: motivo per cui i Blacksters più fedeli hanno accolto con vero e proprio odio l’uscita del film.
Prima causa di tale avversione è da ricercare nella demistificazione dei protagonisti, in primis Varg Vikernes alias Burzum alias Count Grishnackh. Desacrilizzazione di Burzum che parte fin dalla scelta dell’attore che lo interpreta, cicciotto e per di più di origine ebrea (Varg è risaputamente nazista). Sebbene Varg artisticamente sia stato un genio, dando vita a sonorità mai sentite prima e infondendo al Black Metal quell’aura malvagia di cui aveva bisogno, umanamente viene rappresentato come un giovane borghese affetto da problemi mentali che lo portano a bruciare chiese e commettere l’omicidio, con 23 coltellate, di un ragazzo che stava cambiando il mondo della musica (Øystein è stato non solo l’ideatore del Norvegian Black Metal ma ha inventato quel modo particolare di suonare la chitarra che contraddistingue questo genere musicale). Lords of Chaos è l’anticelebrazione di Burzum e raggiunge il suo apice nell’intervista col giornalista dove il ragazzo di Bergen ne esce umiliato e ridicolizzato all’inverosimile.

Questo processo di ridimensionamento riguarda però tutti i personaggi che, sebbene la storia ce li abbia tramandati come incarnazioni di divinità infernali, Jonas ce li mostra per quello che sono, ragazzi di 20 anni disagiati.
Il personaggio che sicuramente vi rimarrà in testa è “Pelle” Yngve Ohlin, Dead. Perfettamente tratteggiato nella sua personalità estrema e magistralmente interpretato da Jack Kilmer lascia il segno per tutta la durata della pellicola nonostante la sua breve presenza. La sequenza del suo suicidio non risparmia ne sangue ne violenza e, avvolta nel silenzio, arriva come un pugno sordo e rabbioso alla bocca dello stomaco.
In Lords of Chaos ci sono tuttavia delle lacune, alcune delle quali imperdonabili. In primis la scelta degli attori: non si può parlare di True Norvegian Black Metal attraverso attori americani che parlano inglese, questa è blasfemia. Allo stesso modo avrei apprezzato che la narrazione parlasse maggiormente di musica e non che si reggesse solo sul dualismo, a volte stucchevole, tra Euronymous e Burzum. Sono presenti anche diversi errori storici come la fidanzata di Øystein, inserita per necessità di sceneggiatura, o la mancata menzione dei primi due cantanti della band antecedenti a Dead.
Tuttavia, che lo si odi o lo si ami, che si accetti o meno la visione che Jonas Åkerlund ha voluto dare di quegli anni e dei suoi protagonisti, Lords of Chaos resta un film godibile e ben fatto, piacevole da vedere e altrettanto da ascoltare.