LA RAGAZZA NELLA NEBBIA

LA RAGAZZA NELLA NEBBIA

La ragazza nella nebbia i cinenauti recensioni film serie tv cinema

GENERE:         thriller

ANNO:             2017

PAESE:             Italia, Francia, Germania

DURATA:         127 minuti

REGIA:              Donato Carrisi

CAST:               Toni Servillo, Alessio Boni, Lorenzo Richelmy, Galatea Ranzi, Michela Cescon, Greta Scacchi, Jean Reno

‘La ragazza nella nebbia’ è l’esordio cinematografico dello scrittore Donato Carrisi, dal romanzo omonimo del 2015, ambientato in Trentino Alto Adige, in una zona di montagna e di frontiera, abitata da persone di lingua tedesca. La location si rivela immediatamente molto azzeccata, richiamando alla mente atmosfere e colori tipici dei thriller nordeuropei, ma più in generale ci si trova di fronte ad un noir ben dosato, che scorre piacevolmente per le sue oltre 2 ore di durata nonostante una trama forse un po’ troppo ingarbugliata. Non sorprendono quindi gli incassi di oltre 3 milioni di euro registrati in Italia, che purtroppo non sono stati confermati a livello internazionale, considerando anche che il film è stato penalizzato da una distribuzione estera abbastanza limitata.

In una serata nebbiosa, pochi giorni prima di Natale, in un minuscolo paesino di montagna, Avechot, scompare la sedicenne Anna Lou che, lasciata la casa dove vive con i genitori per recarsi ad un incontro di preghiera in chiesa, non raggiunge la sua destinazione e sparisce senza lasciar traccia. Ad occuparsi del caso viene chiamato un investigatore borioso ed incline alla spettacolarizzazione delle indagini, Vogel, reduce dal cosiddetto ‘caso del mutilatore’, una inchiesta che ha portato in carcere per 4 anni un uomo innocente, successivamente pienamente assolto e quindi fortemente indennizzato dallo stato. Per questo caso sugli inquirenti si erano abbattute notevoli critiche dai mass media per una certa incuria nelle indagini, ma vi erano stati soprattutto gravi sospetti per aver nascosto, alterato e persino fabbricato prove decisive. Uscito in qualche modo indenne dalle polemiche Vogel, alla ricerca di un riscatto personale, indaga accuratamente su Anna Lou, la sua famiglia e la congrega religiosa della quale essi fanno parte, e si convince rapidamente che la ragazza è stata rapita da qualcuno che conosce e che per questo, probabilmente, è già morta. Dietro la vita della ragazza e della sua famiglia, tanto semplice da apparire quasi monotona, non sembra d’altro canto celarsi alcun segreto e quindi, in assenza di moventi, pensa Vogel, si deve necessariamente trattare di un maniaco.

L’ispettore è convinto di dover trovare il colpevole rapidamente, prima che salti fuori il cadavere della ragazzina ed il caso si ‘sgonfi’, ma, impossibilitato a muoversi come vorrebbe a causa delle scarse risorse concessegli, fa quello che sa fare meglio, crea un caso mediatico con l’aiuto della giornalista Stella Horner ed ottiene così l’attenzione dei media nazionali e dei suoi superiori, che gli mandano quindi i rinforzi richiesti. Il primo sospetto di Vogel è Mattia, un ragazzino problematico che, segretamente innamorato di Anna Lou, la segue e la filma di nascosto. Le registrazioni effettuate dal ragazzino portano immediatamente Vogel sulle tracce di un giovane professore trasferitosi da poco in città, Loris Martini, la cui auto compare spesso nelle registrazioni. Sull’uomo, che stava facendo una escursione in montagna al momento della sparizione di Anna Lou, e quindi non ha un alibi, gravano anche altri sospetti, un rapporto poco chiaro con un’altra delle sue studentesse ed una strana ferita ad una mano procuratasi nell’escursione.

Nulla di decisivo però, ed allora Vogel, dopo il ritrovamento dello zainetto di Anna Lou, decide di intervenire a suo modo, contaminando il reperto con alcune tracce di sangue di Martini, che viene quindi immediatamente arrestato. A caso apparentemente chiuso Vogel viene contattato da una anziana giornalista del posto, Beatrice Leman, che gli racconta di come trent’anni prima, nel paese, avesse agito un altro omicida, noto come ‘l’uomo della nebbia’, che uccise 5 ragazzine della stessa età di Anna Lou, tutte con i capelli rossi e le lentiggini come lei, anche allora l’omicida aveva agito in serate nebbiose. La giornalista consegna all’ispettore anche un pacco che le è stato recapitato, e che contiene il diario segreto di Anna Lou, all’interno del quale si trovano le indicazioni di un luogo preciso.

Evidentemente si tratta di tracce fornite dall’assassino stesso, che fanno vacillare le certezze di Vogel. Nel luogo indicato nel diario l’ispettore trova una videocassetta nella quale si nota un vecchio albergo abbandonato della zona, all’interno del nastro sono visibili la giovane, ancora viva, ed il rapitore, ovviamente non riconoscibile. Si tratta certamente del luogo nel quale Anna Lou è stata imprigionata e, probabilmente, uccisa, per cui Vogel raggiunge immediatamente l’albergo e, avendo capito di aver ancora una volta commesso un errore, distrugge la VHS. Una soffiata (da parte della Leman) porta la giornalista Stella Horner sul luogo con una troupe proprio in quel momento, la carriera di Vogel è così distrutta, le indagini ripartono da capo, affidate al vice di Vogel, e le prove contaminate e distrutte dall’ispettore non risultano più valide. Martini, immediatamente scarcerato e reintegrato dalla sua scuola, si prepara a fare una causa milionaria contro lo stato mentre accetta di scrivere un libro sulla sua storia e concede interviste ben remunerate. Proprio in una intervista che vede Vogel e Martini messi a confronto, l’ispettore nota un particolare che aveva scorto nella VHS che ha distrutto, un piccolo tatuaggio, ha così una folgorazione e capisce di essere stato usato o, meglio, di essere diventato, a causa delle sue debolezze, la vittima ideale di un omicida frustrato e pieno di debiti, in cerca di soldi e riscatto di fronte ad una famiglia che lo disprezza. Una vittima non meno casuale della povera Anna Lou, che aveva solamente la colpa di possedere le caratteristiche fisiche ideali per confondere le acque facendo riaprire un vecchio caso ormai dimenticato.

Vogel decide quindi di farsi giustizia da solo ed uccide il professore, ha poi un incidente stradale e viene ritrovato confuso e pieno di sangue, per questo viene interrogato da Flores, lo psichiatra di Avenchot, che lo aiuta a ricordare i fatti e, sostanzialmente, a confessare l’omicidio di Martini. Ma anche lo psichiatra stesso, appassionato di pesca alla trota, che ama andare a caccia di un solo tipo di pesce, molto raro, disinteressandosi di tutti gli altri, ha un segreto inconfessabile. E’ forse lui l’uomo della nebbia? E, posto che certamente Vogel è stato preso in giro dall’assassino per tutto il tempo, Martini stesso è vittima o carnefice?

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Nel suo esordio Carrisi, forte comunque di una buona esperienza televisiva e di un nome molto ‘spendibile’ dato il suo curriculum da romanziere, non vuole sorprese con gli attori e si affida ad un cast ‘all star’. L’infaticabile Toni Servillo è il protagonista assoluto del film (un ruolo tagliato su misura per lui, dirà lo stesso regista), al cui fianco si esibisce un sulfureo Jean Reno in una parte probabilmente troppo breve, ma comunque intensa, Alessio Boni interpreta efficacemente il Professor Martini, completano il parterre de roi altri due nomi di rilievo come Michela Cescon e, soprattutto, Greta Scacchi nel ruolo della giornalista Leman. Numerosi sono i modelli che paiono ispirare Carrisi, da Lynch (‘Twin Peaks’) a Fincher (‘Seven’ e ‘L’amore bugiardo’), fino ad Alfredson (L’uomo di neve) ed il Tornatore di ‘Una pura formalità’.In effetti il confronto Servillo-Reno dal quale scaturisce il racconto in forma di flashback, ricorda moltissimo quello tra Depardieu e Polanski di Giuseppe Tornatore. Sono chiaramente avvertibili anche delle influenze televisive, si tratta di un mezzo che d’altro canto Carrisi padroneggia meglio rispetto a quello cinematografico, e forse per questo il film eredita qualche difetto tipicamente ascrivibile al piccolo schermo, risultando un po’ troppo dilatato e, qua e là, ridondante, con qualche flashback e flash forward di troppo che non agevola la comprensione della trama. Si tratta di difetti perdonabili, comunque, che non inficiano sulla buona qualità generale del film, quello che spiazza piuttosto è l’uso di diversi dialetti da parte di molti dei protagonisti del film, cosa che certamente disorienta un po’ lo spettatore e, personalmente, ritengo immotivata.