DIARIO DI UNA GUERRIERA SINGLE – IL MIO MATRIMONIO CON ME STESSA
Meisō Senshi Nagata Kabi
迷走戦士 永田カビ
GENERE: psicologico, sentimentale, seinen
ANNO: 2020
CASA EDITRICE: Futabasha
DISPONIBILITÀ: JPOP
DISEGNATORE: Kabi Nagata
Come Bridget Jones o quasi…
Diario di una guerriera single - Il mio matrimonio con me stessa è un manga autobiografico scritto e disegnato da Kabi Nagata. La protagonista, che si chiama proprio Kabi, dopo aver partecipato al matrimonio di un’amica, affascinata dal suo abito, si rivolge ad un’agenzia per delle foto in abito da sposa, ma da sola. Sarà l’inizio di un percorso per trovare il vero amore o no?
Non il solito diario di una ragazza sola ed in carriera.
Questa storia come tutte le storie ha un inizio, ma non ha una fine. O meglio, non ha il finale che potremmo aspettarci.
Inizia con la protagonista, la stessa autrice, che va al matrimonio di un’amica e si convince di volerlo anche lei. Il matrimonio!
E qui il cliché impone di andare alla ricerca di un uomo, perché logicamente non ci si può aspettare che venga il Principe Azzurro a bussare sotto casa, con quella sicurezza che non abbia sbagliato porta, perché ha consultato una zingara trovata sul marciapiede.
Logico! Se vuoi un uomo!
La nostra eroina ha detto di volere un matrimonio!
Colei che combatte lo stereotipo di genere indossando mutande da uomo. Colei che non ha frequentato nessuno sul serio e senza alcuna esperienza sessuale, se non con un paio di accompagnatrici a pagamento.
E cosa fa questa giovane donna sulla trentina?
Si rivolge ad un’agenzia che permette di fare foto su un set, con tanto di fiori, trucco, parrucca ed abito da sposa. E qui inizia l’iter di Kabi Nagata, un’escursione dentro sé stessa per arrivare da qualche parte.
Il dare un senso all’esistenza è insito nell’essere umano ed è da questa ricerca, che talvolta, sbocciano paure che non sapevamo neanche di avere o lo sapevamo, ma le abbiamo seppellite troppo nel profondo di noi. Se ci pensate, questo tipo di ricerca interiore, ci porta a fatti salienti della nostra esistenza, in cui troviamo il principio dei nostri “guai”. Molto spesso sappiamo cosa abbiamo, ma non abbiamo la forza per affrontarlo e allora procediamo a tentoni come la protagonista. Lei compra un frigo troppo grande, poi cucina un piatto mettendoci dentro solo gli ingredienti che le piacciono. Tentare, inciampare, fare una cosa stupida, trovare serenità in una bazzecola, vedere ostacoli inesistenti, anche reali, ma credere che siano insormontabili, è tutto parte dell’essere umano.
È l’inizio di un iter dentro sé alla ricerca di qualcosa che sembra sempre semplice da trovare, ma puntualmente complicata. Lei vuole arrivare da qualche parte, non è un luogo fisico, ma un posto astratto che noi tutti ricerchiamo. È alla ricerca e scoperta di sé. È uno scavare nei ricordi, talvolta troppo brutti. È una corsa con troppi ostacoli, dove ci si blocca e ci si ferma a pensare.
Kabe si apre raccontando di sé, di uno sfortunato evento che le ha causato un grave trauma e di come è arrivata al suo benessere. Traspare una tale dolcezza verso il prossimo, che avvisa il lettore di quel che sta per raccontare e che se non se la sente, può saltare al numero della pagina dove la storia prosegue.
È un manga che prende proprio per tutti i suoi tentativi vacui o centrati di trovare la serenità. Mentre si legge non si sa dove ci sta portando, ma sicuramente che si sta arrivando da qualche parte insieme a lei.
E questo è il bello del suo finale, che non è un finale, non lo è per il lettore. Perché nella vita ognuno raggiunge la sua piccola pace ed è talmente personale che gli altri non possono e non devono capire.
È un manga che può dare speranza a chi non riesce a venire a patti con i propri demoni. Mai rinunciare alla propria pace, poiché si è convinti di trovarla nelle stesse cose in cui l’hanno trovata gli altri. Non è uguale per tutti e non deve essere consona a nessuno standard e tutti possiamo averla.
La felicità, diveva Benigni, ce l’hanno data in dote.