...E TU VIVRAI NEL TERRORE! L' ALDILÀ
...E TU VIVRAI NEL TERRORE! L' ALDILÀ
GENERE: horror, cinema di genere italiano
ANNO: 1981
PAESE: Italia
DURATA: 86 minuti
REGIA: Lucio Fulci
CAST: Catriona MacColl, David Warbeck, Cinzia Monreale, Antoine Saint-John, Veronica Lazar, Anthony Flees, Giovanni De Nava, Al Cliver, Michele Mirabella, Gianpaolo Saccarola, Maria Pia Marsala, Laura De Marchi, Roberto Dell’Acqua, Lucio Fulci, Gilberto Galimberti, Dardano Sacchetti, Sergio Salvati
‘L’aldilà’ è il secondo capitolo della ‘Trilogia della morte’ di Lucio Fulci, che comprende anche ‘Paura nella città dei morti viventi’ e ‘Quella villa accanto al cimitero’, la serie è accomunata da tematiche surreali ed immagini crude, influenzata dai classici della letteratura horror (in particolare Edgar Allan Poe e H.P. Lovecraft) e caratterizzata dalla presenza come protagonista della scream queen inglese Catriona MacColl.
‘L’aldilà’ è da molti considerato il capolavoro del regista romano, non è però per questa ragione che ho deciso oggi di rivederlo quanto piuttosto per la terribile coincidenza della morte, avvenuta poche ore fa, di Enzo Sciotti, probabilmente il più famoso creatore di locandine cinematografiche italiano, e di Giannetto De Rossi. Il primo si occupò di questa come di molte altre locandine dei film di Fulci, per De Rossi, che curò come al solito trucco ed effetti visivi (coadiuvato da Maurizio Trani e Germano Natali), questo film ha invece rappresentato la penultima collaborazione nel lungo sodalizio con il regista romano prima di intraprendere altre strade, che lo portarono a lavorare a lungo negli USA ed anche a dirigere tre (invero non indimenticabili) pellicole.
Nel 1927, in Louisiana, un pittore sospettato di stregoneria viene scovato da un gruppo di uomini nella stanza 36 dell’hotel Sette porte, gli uomini lo massacrano, lo crocifiggono nelle cantine ed infine lo ricoprono di calce viva. Nello stesso momento, in una casa coloniale non lontano dall’hotel la giovane Emily trova un libro maledetto intitolato ‘Eibon’ (titolo di matrice Lovecraftiana) che prende fuoco tra le sue mani. Nel 1981 una giovane newyorkese, Liza Merril, eredita il fatiscente hotel e decide di ristrutturarlo ma i lavori vengono funestati da diversi tragici incidenti, collegati ai fatti di oltre 50 anni prima. Liza vede (o crede di vedere) una giovane ragazza cieca, Emily, che la invita a lasciare il posto, situato sopra una delle sette porte dell’inferno, prima possibile, ma ormai è troppo tardi e sia lei che il Dottor McCabe con la quale la ragazza stringe amicizia, restano intrappolati.
La storia della pellicola richiama evidentemente ‘Inferno’ di Dario Argento ma durante la visione ci si accorge rapidamente che è molto più vicina a ‘Sentinel’ di Michael Winner (si veda la figura di Emily cieca e con gli occhi bianchi, perché all’Inferno la vista non serve, ma anche quella del pittore che è una sorta di guardiano della porta degli inferi). La sceneggiatura di Dardano Sacchetti, ispirata a ‘Il giro di vite’ di Henry James fu rivista da Giorgio Mariuzzo e dallo stesso Lucio Fulci risultando infine completamente destrutturata, fino a diventare persino difficile da seguire, esplodendo poi in una violenza inaudita, tra teste che saltano per aria, una moltitudine di bulbi oculari perforati, uomini mangiati dai ragni e zombie che sbucano ovunque.
La presenza di questi ultimi, che appare un po’ fuori luogo e fu avversata dallo stesso regista, fu imposta dalla produzione per assecondare il pubblico, creando così una sorta di collegamento fittizio con ‘Zombie 2’, che ebbe incassi importanti. Il senso della violenza della pellicola, che fu ragione di molte critiche all’epoca, fu recepito soprattutto dalla critica francese che definì il film ‘artaudiano’, definizione che Lucio Fulci fece immediatamente sua con grande entusiasmo, sposando in toto le idee del drammaturgo francese Antonin Artaud, padre del ‘Teatro della crudeltà’, che teorizzò il ricorso ad ogni espediente che potesse disturbare la sensibilità dello spettatore, generando così un disagio privo di finalità sadiche, con un obiettivo catartico.