PLANK FACE
PLANK FACE
GENERE: horror vm 18, drammatico, cannibal movie
PAESE: USA
DURATA: 91 minuti
REGIA: Scott Schirmer
CAST: Nathan Barrett, Susan M. Martin, Brigid Macaulay
Se cerchiamo sul dizionario il significato della parola "disumanizzare" più o meno uscirà questa definizione: "cancellare o ridurre i caratteri propri dell'uomo". Plank Face, terza opera del regista indipendente Scott Schirmer (lo stesso di Found), è l'angosciante e doloroso viaggio di un uomo nel suo percorso di disumanizzazione e di cancellazione di se stesso per rinascere nella sua essenza più selvaggia e animale.
Una giovane coppia si apparta in un bosco per fare sesso ma viene interrotta sul più bello dalla comparsa di un’energumeno vestito di abiti logori, armato di un’ascia e con in faccia una maschera ricavata dalla corteccia di un albero. Inutile dire che la situazione non va per il meglio e i due ragazzi in men che non si dica si ritrovano fatti a pezzi, il misterioso figuro però resta ferito durante la colluttazione. Stacco. Cambio di personaggi. Max e Stacey sono due fidanzati che si addentrano in un bosco dell’Indiana per trascorrere un paio di giorni di campeggio nella natura. Montata la tenda Max va in cerca di legna per il fuoco e Stacey si dedica a sistemare l’accampamento ma ecco che dal folto della vegetazione escono un ragazzo e una donna mascherata da coniglio. Stordito da una bastonata alla testa il giovane assiste allo stupro della propria fidanzata finchè, raccolte le forze, si precipita in suo aiuto vendicandosi, “occhio per occhio dente per dente” (a buon intenditore poche parole…). Un ennesimo colpo alla testa gli fa perdere i sensi. Quando riapre gli occhi si riscopre prigioniero di una famiglia di pazzi composta dal killer iniziale ferito e da tre donne, fra le quali anche la ragazza mascherata. Inizia qui il suo calvario. Il killer con la scure muore e lui dovrà andare a ricoprirne il ruolo a caro prezzo…
Plank Face inizia subito senza preamboli, duro e violento fin dalle prime battute: siamo davanti ad un film horror indipendente e disturbante che abbraccia diversi generi che vanno dal “body torture” al cannibal, dallo slasher al sesso animalesco. La sequenza iniziale, accompagnata da una musica azzeccatissima, ci introduce subito in quel clima di ansia che non ci abbandonerà da li fino alla fine.
È chiaro fin dalle prime battute come la fonte d’ispirazione principale di Scott Schirmer (già regista dello straordinario Found e del meno convincente Harvest Lake) sia “Le colline hanno gli occhi” di Wes Craven; le analogie si possono riscontrare sia nella famiglia di cannibali che rapisce e tortura che nella filosofia che anima la pellicola. Infatti non ci troviamo di fronte al classico scontro tra mondo civilizzato e mondo selvaggio con il primo che per sopravvivere si adegua al secondo ma assistiamo alla messa in atto di una vera e propria rieducazione ad un “io selvaggio” presente nel protagonista e celato sotto le vesti della civiltà.
Questa rieducazione ad uno spirito ancestrale e selvaggio passa attraverso diversi stadi di disumanizzazione. In primis viene imposta con la violenza e le torture per passare poi al risveglio degli istinti più animaleschi attraverso il sesso e i riti ad esso connessi e concludersi con il totale annullamento di se con l’applicazione permanente della maschera di corteccia.
Questa riflessione è accompagnata da un ritmo narrativo lento interrotto da improvvise esplosioni di violenza sempre collegate al soddisfacimento di impulsi primari dell’uomo.
I dialoghi si possono definire inesistenti e nella quasi totalità sono creati usando una lingua arcaica inventata.
Per concludere definisco “Plank face” un horror atipico indicato a chi ama i film disturbanti, le scene di violenza e di sesso esplicite ma non fini a se stesse bensì veicolo di riflessioni ben più profonde. Se trasliamo il concetto di disumanizzazione in una realtà quotidiana di lavoro, famiglia, ambiente sociale e culturale ci possiamo rendere conto di come sia un meccanismo purtroppo molto frequente.