GERMAN ANGST

GERMAN ANGST

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GENERE:         horror, horror estremo vm 18, drammatico

ANNO:             2015

PAESE:            Germania

DURATA:         112 minuti

REGIA:            Jörg Buttgereit, Michal Kosakowski, Andreas Marschall

CAST:              Lola Gave, Axel Holst, Michael Zenner, Annika Strauss, Denis Lyons, Daniel Faust, Désirée Giorgetti

Qualche anno fa, per la difficoltà di reperire finanziamenti adeguati unita alla voglia di ricerca di notorietà, imperversava la moda, principalmente americana, di produrre film ad episodi. Ovviamene anche la Germania dette il suo contributo in questa direzione e vide la luce German Angst, film horror estremo e disturbante composto da 3 episodi slegati tra loro diretti rispettivamente da Jörg Buttgereit (Final Girl), Michal Kosakowski (Make a wish) e Andreas Marschall (Alraune).

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Final Girl


Un’adolescente si sveglia al mattino, sembra abitare da sola in compagnia del suo porcellino d’india; il soffermarsi della telecamera su dettagli molto precisi ci introduce nel contesto e ci fa empatizzare con la ragazza: scopriamo una casa trascurata, sporca, vediamo fotografie di famiglia appese alle pareti, alla radio lo speaker racconta la notizia di un’efferato omicidio. “Final Girl” fa colazione, rovista in un cassetto e ne estrae un trinciapollo, dopodiché si dirige verso una stanza chiusa. Scopriamo che non vive sola, al suo interno, legato nel letto e bendato c’è suo padre. Gli sale sopra a cavalcioni e… non voglio svelarvi il resto. Le sue azioni sono inframezzate da flashback che ci fanno intuire come la ragazzina stia realizzando la sua vendetta. In pieno “stile Buttgereit” la voce fuori campo che racconta di operazioni veterinarie sui porcellini e la musica dissonante dalle immagini contribuiscono ad incrementare il senso di disagio così come il respiro affannoso umano che sembra provenire dall’animaletto e che ci ritroviamo come sottofondo in molte sequenze.

Dei tre episodi questo è assolutamente il migliore ma d’altra parte la realizzazione è di Jörg Buttgereit, vero regista cult dello splatter e dell’horror estremo made in Germany; sono suoi film come Nekromantik 1 e 2 e Schram, considerati dei capisaldi nella cinematografia di genere.

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Make a wish


Una coppia di ragazzi sordomuti si avventura in un vecchio edificio abbandonato, lui ad un certo punto mostra a lei un’amuleto magico regalato dalla nonna e le racconta la magia in esso contenuta, la capacità di invertire le anime delle persone. Improvvisamente vengono assaliti da un gruppo di naziskin violenti e spietati che iniziano a torturarli finchè la ragazza, ricorrendo al magico oggetto, non inverte i ruoli. I carnefici diventano le vittime e viceversa, il tutto in un vortice di violenza malata, eccessiva e a dir poco disturbante.

Questo episodio di Michal Kosakowski è il più atroce e violento; visivamente non viene lasciato nulla all’immaginazione e le torture ci vengono sbattute in faccia senza troppe cerimonie. È anche l’episodio più controverso perchè non si riesce a capire fino in fondo dove voglia andare a parare il regista che risulta così troppo ambizioso e presuntuoso.

Le interpretazioni potrebbero essere due. La prima, più banale, è che quando non hai voce in capitolo, quando non sei nella condizione di poter far valere le tue idee e il tuo pensiero il potere puoi solo subirlo passivamente e questo meccanismo porta ad una spirale di violenza che alimenta altra violenza. La seconda è un’analisi sull’anarchia del potere: il potere come principio assoluto rende le persone crudeli, non importa che tu sia nazista o polacco, sano o con deficit, la crudeltà nata dall’esercizio del potere ci rende tutti uguali. Se si vuol dar credito a questa seconda interpretazione ahimè il corto crolla inesorabilmente per la troppa semplicità con cui affronta l’argomento.

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Alraune

Questo terzo ed ultimo episodio ci racconta la storia di un noto fotografo caduto in disgrazia e con una vita sentimentale allo sbando; in conseguenza di ciò è alla ricerca di esperienze sessuali a dir poco estreme ed appaganti. La sue voglie lo conducono in un club privè dal quale, una volta entrato, non più più uscirne; in questo luogo le sue ossessioni diventeranno tragicamente carne, sangue e morte, alimentate da donne bellissime, potenti droghe e sostanze eccitanti a base di mandragora.

Dei tre capitoli questo di Andreas Marschall è sicuramente il più costoso in termini di budget, il più lungo ed il più citazionista. Il club che il protagonista frequenta non è molto dissimile da quello di Eyes Wide Shut. Al suo interno puoi indossare una maschera ed essere chi vuoi o non indossarla per lasciarti andare senza inibizioni e liberare la tua vera natura. La costante sensazione di essere in un territorio compreso tra sogno e realtà, indefinito, lascia lo spettatore in un costante stato di incertezza.

 

Sintetizzando potrei dire che Final Girl è tecnicamente il corto migliore dei tre, quello costruito meglio; Make a wish il più violento e disturbante; Alraune è la storia più originale che meriterebbe una versione cinematografica estesa.