13 ASSASSINI
GENERE: drammatico, horror
ANNO: 2010
PAESE: Giappone
DURATA: 141 minuti
REGIA: Takashi Miike
CAST: Kôji Yakusho, Yusuke Iseya, Tsuyoshi Ihara, Takayuki Yamada, Sosuke Takaoka
"13 Assassini" è un film del 2010 diretto da Takashi Miike, remake del film omonimo del 1963 di Eiichi Kudo. Ambientato nel 1844 in Giappone, il film segue un gruppo di tredici samurai e ronin incaricati di assassinare lo spietato signore feudale Naritsugu. Dopo un'attenta pianificazione, i tredici guerrieri si scontrano in una cruenta battaglia contro l'esercito di Naritsugu in un villaggio di montagna.
Nel Giappone feudale del primo Ottocento, Shinzaemon Shimada, un nobile e rispettato samurai, riceve un incarico di estrema delicatezza e pericolo. Sir Doi, un alto consigliere dello Shogun, gli affida segretamente la missione di eliminare Lord Naritsugu, il fratello minore dell’attuale Shogun. Nonostante il suo status regale, Naritsugu si è rivelato un tiranno spietato e sadico, la cui crudeltà minaccia la stabilità del paese.
Consapevole della complessità e dei rischi dell’impresa, Shimada inizia a reclutare un gruppo selezionato di samurai e ronin, ognuno con abilità uniche. Il team si compone di dodici guerrieri esperti, a cui si aggiunge inaspettatamente un eccentrico abitante delle montagne, portando il numero totale a tredici.
Il piano di Shimada è audace: tendere un’imboscata a Naritsugu durante il suo viaggio di ritorno verso Edo. Tuttavia, il feudatario è protetto da un imponente esercito guidato da Hanbei, un abile stratega che si rivela essere un vecchio rivale di Shimada. Questo elemento aggiunge un’ulteriore dimensione di tensione e sfida alla già pericolosa missione.
I tredici assassini si preparano meticolosamente, trasformando un intero villaggio in una trappola mortale. Utilizzando la loro ingegnosità, creano una serie di meccanismi e trabocchetti per compensare la loro inferiorità numerica.
Quando Naritsugu e il suo seguito cadono nella trappola, ha inizio una battaglia epica e sanguinosa. I tredici affrontano centinaia di soldati in un combattimento che mette alla prova non solo le loro abilità fisiche, ma anche la loro determinazione e il loro spirito. Ogni membro del gruppo si distingue per il suo coraggio e la sua abilità, mentre lottano contro odds apparentemente insormontabili. La battaglia culmina in uno scontro finale carico di tensione tra Shimada e Hanbei, e in un confronto decisivo con Lord Naritsugu. Attraverso sacrifici eroici e una strategia brillante, i sopravvissuti del gruppo di Shimada riescono infine a compiere la loro missione, eliminando la minaccia rappresentata dal tirannico Naritsugu.
“13 Assassini” di Takashi Miike si rivela come un’opera atipica nel panorama cinematografico del regista nipponico, noto per il suo essere eccessivo e sopra le righe. Qui Miike sposa un’autorialità classica, creando forse la sua opera più accessibile senza per questo tradire la propria visione artistica.
Ambientato nel Giappone feudale di inizio ‘800, il film narra la storia di Shinzaemon Shimada, un consigliere di corte che recluta un gruppo di samurai e ronin per contrastare il malvagio erede di uno shogun. La trama, intessuta di cospirazioni e onore samuraico, si sviluppa con un ritmo calibrato: la prima parte si concentra su intensi scambi di sguardi e dialoghi, preparando il terreno per una spettacolare battaglia finale, coreografata e montata con maestria.
Miike dimostra una profonda reverenza per i maestri del genere, in particolare Akira Kurosawa. “13 Assassini” è infatti un remake fedele dell’omonimo film di Eichi Kudo del 1963, ma riecheggia chiaramente l’influenza de “I sette samurai” di Kurosawa. Questa cinefilia rispettosa si fonde perfettamente con lo stile distintivo di Miike, creando un’opera che bilancia tradizione e innovazione.
Il film va oltre la semplice narrazione storica, offrendo una riflessione sulla società giapponese moderna. Il regista nipponico esplora il senso del dovere che spesso imprigiona gli individui, un tema risonante tanto nel contesto feudale quanto in quello contemporaneo. Inoltre, come nelle rivisitazioni anti-eroiche del Western, il regista non esita a mostrare il dolore della morte, allontanandosi da rappresentazioni anonime e di massa per conferire un senso di umanità anche alla fine.
La scena finale, una battaglia epica di notevole durata, è il culmine di questa visione. È impossibile non simpatizzare con i tredici protagonisti nella loro lotta contro la prevaricazione e gli abusi di potere. Miike riesce a creare un’empatia profonda con questi personaggi, rendendo la loro causa universale e coinvolgente.
“13 Assassini” rappresenta un punto di svolta nella carriera di Takashi Miike. Il regista dimostra di saper navigare abilmente tra il rispetto per la tradizione cinematografica giapponese e la sua personale visione artistica. Il risultato è un’opera che, pur essendo più accessibile rispetto ai suoi lavori precedenti, mantiene intatta la profondità e l’intensità tipiche del suo cinema. Miike ci ricorda che anche in un genere classico come il film di samurai, c’è spazio per riflessioni contemporanee e una reinterpretazione personale del mito eroico.