SIGNORE & SIGNORI
SIGNORE & SIGNORI
GENERE: commedia, commedia all’italiana
ANNO: 1965
PAESE: Italia, Francia
DURATA: 120 minuti
Regia di:
Cast principale:
Dopo il grande successo di pubblico e di critica riscosso con "Divorzio all'Italiana" e "Sedotta e Abbandonata", lavori che lo hanno consacrato a livello internazionale (col primo è arrivato addirittura ad aggiudicarsi l'Oscar per la migliore sceneggiatura originale), Pietro Germi chiude un'ideale trilogia dedicata alla satira di costume del nostro Paese girando Signore & Signori.
Scritto dallo sceneggiatore Luciano Vincenzoni basandosi su ricordi autobiografici il film ruota intorno a un nucleo di amici della medio-alta borghesia e alle loro vicende pruriginose; stavolta il regista si sposta al nord, in una Treviso mai nominata ma perfettamente riconoscibile. Pur essendo diviso in tre segmenti non è propriamente un film ad episodi perchè i personaggi compaiono lungo tutto l’arco della pellicola, ora come protagonisti, ora più defilati.
Si inizia col playboy Toni Gasparini (un irresistibile Alberto Lionello) che confessa all’amico dottor Castellan (il bravissimo Gigi Ballista) di essere ormai impotente da parecchi mesi; in realtà è un diabolico piano per poter rimanere da solo con la giovane e procace moglie del medico, ma le cose si complicheranno sul più bello…
Successivamente ci focalizziamo sul ragioner Osvaldo Bisigato (il grande Gastone Moschin), impiegato di banca vessato da una moglie insopportabile, che si innamora della cassiera del bar della piazza (la splendida Virna Lisi) e fugge con lei vagheggiando un futuro insieme; la cosa però provoca lo scandalo e la riprovazione dell’intera comunità, amici compresi (perchè vanno bene le scappatelle, ma bisogna sempre mantenere il decoro di facciata – siamo, ricordiamolo, nell’Italia pre-divorzio – ); così notabili vari, preti e carabinieri si mobilitano per riportare all’ovile il reietto e a lui non resta altro che tentare un ultimo tragicomico gesto estremo prima di rientrare mestamente nella routine…
Si chiude in bellezza col venditore di scarpe Lino Benedetti (Franco Fabrizi) che un giorno adocchia una bella ragazzotta di campagna che sta passeggiando tra le vetrine e la invita nel suo negozio; lei gli si concede subito nel retrobottega e lui non perde occasione per segnalarla agli amici, i quali non si fanno certo pregare… Si dà il caso però che la ragazza abbia appena sedici anni perciò il padre, un rude contadino, li denuncia per corruzione di minore; partono allora le grandi manovre sotterranee per evitare di arrivare a un processo che sarebbe letale per la reputazione di stimati professionisti come loro; sarà la cinica Ippolita, moglie di Gasparini (Olga Villi), a escogitare una soluzione inattesa… E alla fine ci si potrà ritrovare tutti in piazza, facendo finta di nulla, a ridere, scherzare, ammiccare e darsi di gomito…
Signore & Signori è la testimonianza di uno stato di grazia del regista genovese che, forte di una sceneggiatura solidissima, la traduce in un film dal ritmo perfetto dove immagini e parole si rincorrono in una pirotecnica e divertentissima sinfonia; Pietro Germi mette alla berlina questa provincia ipocrita e perbenista, coacervo di vizi privati e pubbliche virtù: i subdoli rapporti umani, il pervasivo potere clericale (erano i tempi del dominio DC), la stampa asservita, il ruolo ambiguo delle donne, nulla sfugge al suo sguardo caustico e pungente.
Le situazioni e le battute memorabili si sprecano, merito anche di un cast diretto magistralmente che annovera, insieme ad alcuni mostri sacri, una serie di talentuosi caratteristi.
Pietro Germi crea un ibrido che precorre i tempi innestando in un Amici Miei ante litteram (però decisamente più brioso e meno malinconico rispetto a quello che scriverà ma non riuscirà a dirigere a causa della prematura scomparsa) i primi umori di quella commedia sexy che si affermerà a metà dei settanta.
Signore & Signori vinse il premio come miglior film al festival di Cannes ma è sempre rimasto un po’ in ombra rispetto ai suoi due predecessori; rimane però una di quelle perle che non ci si stanca mai di riguardare perchè risultano sempre fresche ed attuali, esempio supremo di commedia all’italiana e dell’arte di un grandissimo del nostro cinema che andrebbe ricordato e celebrato maggiormente.