Qualche giorno fa, riflettendo sulle attrici degli anni ’90 che, in qualche modo, possono essere definite generazionali, ma che sostanzialmente sono comparse e sparite dagli schermi come le più classiche meteore, ho deciso di scrivere qualche riga su quelle che, a mio giudizio personale, sono le più meritevoli di essere riesumate dall’oblio. Oggetto di questi articoli non saranno quindi le attrici più famose di quegli anni, ma quelle più di nicchia. O forse no... all’inizio certamente non mi scosterò da questo assioma, ma noi Cinenauti siamo in fondo un po’ anarchici, per cui non voglio porre grossi limiti a questa serie che, anche andando oltre lo spunto iniziale, non si soffermerà quindi esclusivamente sulle attrici meno conosciute. E per lo stesso motivo non c’è alcuna ragione di concentrarmi solamente sugli anni ’90, quindi spazierò anche un po’ più avanti ed un po’ più indietro nel tempo.
Risponde certamente ai canoni di meteora degli anni ’90 Clorinda, meglio nota come Linda, Fiorentino, nata a Filadelfia nel 1960 (anche se alcune fonti riportano come anno di nascita il 1958) ed attiva nel cinema, ed in minima parte anche in tv, tra la metà degli anni ’80 ed il 2002, quando, appena quarantaduenne, abbandonò le scene, ricomparendo poi fugacemente per un solo film straight-to-video nel 2009.
Il nome di Linda Fiorentino ai più non dirà nulla, eppure c’è stato un breve momento in cui l’attrice italoamericana era assurta ad un ruolo iconico, e questo accadde sicuramente prima che girasse ‘Men in Black’, probabilmente il suo film più conosciuto, ma certamente non quello che ha definito la sua carriera. Perché la partecipazione di Linda ad un blockbuster (l’unico della sua carriera, peraltro) fu una conseguenza delle sue interpretazioni precedenti, ma anche un ammorbidimento non necessario, seppur giocoso, della figura, stereotipata finchè si vuole, ma estremamente efficace, e comunque iconica, di questa femme fatale bellissima e spietata, che era ormai divenuta la ‘dark lady’ che caratterizzava più autenticamente gli anni ’90.
Una versione dai capelli corvini, aggiornata nei tempi e, soprattutto, nel lessico, della diva degli anni ‘40 Veronica Lake, agli antipodi di Linda sia fisicamente che nei modi, ma come lei bellissima e fatale, vittima e carnefice, ed anche lei, anche se per cause ben più tragiche, protagonista di una carriera cinematografica brevissima. D’altro canto però, come ebbe modo ella stessa di sottolineare in una intervista concessa a Roger Ebert, questa figura stereotipata, che la perseguitava anche nella sfera privata, le stava stretta, quindi la Fiorentino cercò anche altre strade, come pochi anni dopo fece pure la diva del cinema sentimental-mieloso Meg Ryan, da lei citata nella medesima intervista come suo opposto cinematografico, girando il thriller ‘In the cut’, che abbondava di scene di nudo e non lesinava sulla violenza.
Originaria della Pennsylvania, dove si laureò in Scienze Politiche al Rosemont College, Linda nei primi anni ’80 si trasferì a New York per studiare recitazione al Circle in the Square Theater School, facendo, per mantenersi, la barista in un night club e condividendo l’abitazione con un collega che come lei aspirava a diventare attore, Bruce Willis.
Il suo esordio cinematografico avvenne nel 1985 in una commedia sentimentale diretta da Harold Becker nota più per la musica (di Madonna) che per la trama, ‘Crazy for you- Pazzo per te’. Più interessante, anche in ottica dello sviluppo della sua carriera, il successivo ‘Toccato!’, spy comedy interpretata al fianco di Anthony Edwards (che qualche anno dopo la volle come interprete nel suo esordio da regista) nel quale aveva il ruolo di Sasha, una ambigua spia doppiogiochista dell’Est Europa.
L’occasione che pareva dover lanciare la carriera della Fiorentino fu il successivo ‘Fuori orario’ di Martin Scorsese, nel quale l’attrice vestiva i panni dell’eccentrica scultrice Kiki Bridges, ruolo che già valorizzava il suo fascino oscuro. Dopo questo interessante esordio seguì invece un periodo non brillantissimo, nel quale l’attrice lavorò in tv (un episodio della serie Alfred Hitchcock presenta) prima di tornare al cinema nel 1988 con un film di Zalman King, ‘All’improvviso un maledetto amore’, seguito da ‘The moderns’ di Alan Rudolph, dramma in costume dalla genesi assai complicata (le riprese erano previste inizialmente per il 1977 e furono ripetutamente rimandate), presentato al Festival del cinema di Venezia nel 1988, nel quale la Fiorentino fu chiamata a sostituire all’ultimo momento la protagonista designata Meg Tilly, impegnata in un altro progetto, ed un film tv del 1989, ‘The neon empire’. Gli anni ’90 iniziarono con una serie di film di modesto successo, molti dei quali direct-to-video ed alcuni inediti in Italia, tra di essi ‘Sognando Manhattan’, ‘Shout’, ‘Chain of desire’, ‘L’infiltrato’ e due film tv, ‘Strangers’ ed ‘Impulso omicida’, di Sam Irvin.
La tanto attesa svolta della carriera di Linda giunse quindi dopo una decina di anni di carriera altalenante, nel 1994, quando venne chiamata ad interpretare il ruolo di Bridget Gregory, protagonista del thriller-erotico di John Dahl ‘L’ultima seduzione’, al fianco di Bill Pullman e Peter Berg. L’interpretazione della Fiorentino nel film fu molto apprezzata dal pubblico ma anche dalla critica, tanto da garantirle diversi premi individuali. Non fu invece particolarmente apprezzato il linguaggio piuttosto crudo usato nella pellicola dalla protagonista quando il film venne trasmesso sulla tv pubblica italiana in prima serata, tanto da provocare parecchie (insulse) polemiche, ragione per cui la pellicola non venne più ritrasmessa in tv per diversi anni.
Seguirono due thriller, nel primo dei quali la Fiorentino vestì ancora i panni della dark lady, sulle orme del successo del film precedente, ‘Jade’ di William Friedkin e ‘Specchio della memoria’ ancora ad opera di John Dahl. Immeritatamente ignorato da critica e pubblico, il film del sempre geniale Friedkin, tutto basato sul labile confine tra verità e menzogna, andrebbe certamente recuperato. Il blockbuster ‘Men in black’, commedia fantascientifica di Barry Sonnenfeld del 1997, ed il controverso ed ambizioso ‘Dogma’ del 1999, di Kevin Smith, sono gli ultimi sussulti della carriera della Fiorentino, carriera che proseguì con alcune produzioni a basso budget, l’ultima delle quali fu il thriller ‘Liberty stands still’ del 2002, seguito dopo ben sette anni da un altro film direct-to-video, ‘Once more with feeling’, del 2009, inedito in Italia. In un’intervista Linda dichiarò di aver rifiutato un ruolo secondario in ‘Basic instinct’, perché riteneva di meritare il ruolo della protagonista, andato a Sharon Stone. Nella medesima intervista sostenne inoltre di aver abbandonato la carriera cinematografica dopo aver ricevuto alcuni commenti sessisti, a lei rivolti da un produttore della Warner Bros, e di essere tornata a recitare solamente ‘per pagare le bollette’.
La Fiorentino nel 2008 fu coinvolta in un curioso caso di cronaca, che ricorda in modo incredibile la trama dei suoi film più famosi, quando, mentre intratteneva una relazione con l’ambiguo investigatore privato Anthony Pellicano, iniziò a frequentare l’agente Mark Rossini, per carpirgli informazioni su alcune indagini che l’FBI svolgeva sul fidanzato. La Fiorentino convinse Rossini che le informazioni le servissero per una sceneggiatura cinematografica che stava preparando sul caso Pellicano, gli sforzi dell’ormai ex attrice non ebbero però un gran successo, Pellicano fu condannato a 15 anni e Rossini fu costretto a dimettersi dall’agenzia governativa dopo 17 anni di onorato servizio.
Sono passati oltre 20 anni dall’ultimo film interpretato da Linda Fiorentino distribuito in Italia, anche questo ha certamente favorito il suo oblio, ma per chi ha vissuto gli anni della sua breve ascesa e della sua rapida caduta, la sua figura è ancora vivida e non ha perso un grammo del suo fascino oscuro.
Concludo quindi questo breve tributo all’attrice italoamericana consigliando i tre film a mio modo di vedere più significativi da lei interpretati.
L’ultima seduzione, del 1994, di John Dahl, con sceneggiatura di Steve Barancik.
Linda interpreta la protagonista, Bridget Gregory, un’impiegata di telemarketing di New York sposata con Clay, un fisico pieno di debiti. Per togliersi dai guai con i creditori l’uomo ruba al lavoro della cocaina usata per scopi farmaceutici e la rivende a degli spacciatori per 700.000 dollari. Dopo una lite con il marito, Bridget preleva la refurtiva e fugge a Beston, un paesino nei dintorni di Buffalo, dove cambia nome e trova lavoro in una assicurazione. Lì Bridget viene raggiunta da un investigatore privato inviato dal marito alla sua ricerca, e lo uccide, poi seduce il collega Mike, cercando di convincerlo ad uccidere il marito in base ad una storia che si inventa di sana pianta. In realtà Clay ha una assicurazione sulla vita a suo favore, e Bridget punta ad incassare pure quella.
Jade, del 1995, di William Friedkin, con sceneggiatura di Joe Eszterhas.
L’assistente procuratore di San Francisco David Corelli viene chiamato ad indagare sulla morte di un uomo d’affari, Kyle Medford, ritrovato ucciso in casa propria per mezzo di un’antica ascia di guerra. Nella cassaforte di Medford vengono rinvenute alcune foto che ritraggono il governatore della California Lew Edwards mentre si intrattiene con una prostituta, Patrice Jacinto. Interrogata, la donna rivela che Medford pagava lei ed altre donne per incontrarsi con uomini ricchi e potenti per ricattarli e che la donna più richiesta del gruppo era conosciuta col soprannome ‘Jade’. Le impronte rilevate sull’arma del delitto conducono ad una insospettabile psicologa, Katrina Gavin (Linda Fiorentino), ex amante di Corelli, sposata con un importante avvocato. La donna confessa di aver visto Medford qualche giorno prima e che l’uomo le aveva mostrato la sua collezione d’armi d’epoca, ma sostiene di non saper nulla dell’omicidio. Nei giorni successivi si susseguono morti sospette e pericolosi incroci tra politica, giustizia e criminalità, fino alla scoperta finale, da parte dello spettatore, dell’identità dell’assassino e della misteriosa Jade.
Fuori orario, del 1985, di Martin Scorsese, con sceneggiatura di Joseph Minion.
Tra ‘Toccato!’, un personale guilty-pleasure, e ‘Fuori orario’ ho deciso per quest’ultimo, anche se Linda Fiorentino ha un ruolo meno centrale, perché sarebbe stato difficile ed ingiusto ignorarlo, anche se è comunque un film minore di Scorsese. Paul, un informatico di New York conosce in un bar una bella ragazza, Marcy, che gli da appuntamento a casa dell’artista Kiki (Linda Fiorentino), un’amica che la ospita. Nel tragitto in taxi Paul perde però i soldi che ha nel portafogli rimanendo solamente con pochi spiccioli. E’ l’inizio di una serie di peripezie che lo vedranno coinvolto suo malgrado in una serie di furti e persino la morte di Marcy (probabilmente suicida), mentre tenta disperatamente di tornare a casa incontrando curiosi personaggi molto distanti dalla sua vita e le sue abitudini. Con l’aiuto di June, una scultrice, e del caso, Paul si troverà, al mattino, a cadere da un furgone proprio di fronte al suo posto di lavoro quindi, datosi una sistemata nell’aspetto, si accingerà a riprendere la sua vecchia vita..