THE KILLER

THE KILLER

The killer i cinenauti recensioni film serie tv cinema

GENERE:         azione, poliziesco, thriller

ANNO:             2023

PAESE:           USA

DURATA:         113 minuti

REGIA:            David Fincher

CAST:             Michael Fassbender, Tilda Swinton, Arliss Howard, Monique Ganderton, Charles Parnell

The Killer. Tra rimandi cinefili, spruzzate pulp e un sottile sguardo critico sul presente, torna David Fincher con un neo-noir pregno del suo inconfondibile stile.

Siamo a Parigi: un killer professionista è appostato da giorni alla finestra di un appartamento spoglio in attesa del momento propizio per colpire la sua prossima vittima che soggiorna nel palazzo di fronte; l’uomo è serafico, meticoloso, deciso a non lasciare nulla al caso, ma stavolta ha un’indecisione fatale ed è costretto a fuggire senza aver portato a termine il lavoro; i committenti, però, non accettano di buon grado la cosa e inviano sulle sue tracce due sicari per regolare i conti; una volta rintracciata Magdala, la ragazza con la quale convive in una magione di Santo Domingo, la torturano per farsi rivelare dove si trova il nascondiglio del compagno; venuto a conoscenza dell’accaduto, il killer organizza una sanguinosa vendetta…

Dopo l’ottimo e sottovalutato Mank, David Fincher torna con The Killer, un progetto accarezzato per anni e infine prodotto di nuovo in collaborazione con Netflix; tratto dall’omonima graphic novel dei francesi Alexis Nolent aka Matz (sceneggiatore) e Luc Jacamon (illustratore) e scritto da quel Kevin Andrew Walker già “penna” di una pietra miliare come Seven e poi collaboratore non accreditato in The Game e Fight Club, The Killer segue la scia, nelle intenzioni del cineasta di Denver, di opere quali ad esempio Le Samourai di Jean Pierre Melville o Carter di Mike Hodges, ponendo al centro la figura dell’assassino su commissione freddo, spietato, amorale, la cui parabola assume presto i contorni del revenge.

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Fincher parte piano e modula in crescendo la suspense nei primi, straordinari, venticinque minuti dove omaggia, con una classe che è di pochi, La Finestra Sul Cortile di Alfred Hitchcock; poi, una volta introdotto il protagonista (un perfetto Michael Fassbender in versione ultra-zen) e le sue “motivazioni” (scandite, lungo tutta la durata della pellicola, da un monologo interiore in voce-off, visto che per il resto The Killer è quasi privo di dialoghi – ma tra quei pochi troviamo almeno una chicca, ossia il soliloquio di Tilda Swinton – sempre in grado di lasciare il segno anche con poco minutaggio a disposizione – davanti ad una degustazione di whisky pregiati…), il taglio diviene più dinamico senza però sfociare nell’action puro (il culmine, in questo senso, si raggiunge con una lunga sequenza di lotta all’interno di un’abitazione, anch’essa da manuale per inquadrature e montaggio serrato ma neanche per un attimo confusionario); il tutto attraverso cinque capitoli piuttosto lineari che rappresentano, se vogliamo, una sorta di “catena alimentare” del malaffare (si va dal galoppino al tycoon passando per l’avvocato intermediario e i bruti prezzolati), un giro del mondo (Parigi, Repubblica Dominicana, New Orleans, Florida, New York, Chicago) condito di omicidi efferati a sangue freddo e contrassegnato anche da una punta di macabra ironia memore di quel “pulp” al quale una pellicola come questa non può esimersi dal guardare: insomma siamo di fronte ad un godibilissimo film di genere, già a partire dai titoli di testa – come al solito in Fincher decisamente creativi e che qui omaggiano i polizieschi-procedural anni settanta alla Mannix -.

Va detto però che, levando la scorza al divertissement, il film rivela anche quell’anima politica che Fincher porta avanti con coerenza da decenni (come abbiamo già ricordato recensendo Mank): difficile infatti non vedere nel protagonista – questo individuo senza identità (ha mille nomi falsi ma neanche uno vero), ossessionato dall’essere “performante” (al punto da voler regolare il battito cardiaco e la pressione sanguigna in funzione della massima precisione esecutiva), completamente “devoto” ai prodotti delle multinazionali (dagli onnipresenti gadget tecnologici al cibo) per ottemperare a qualsiasi tipo di bisogno (il regista nell’incipit lo colloca, significativamente, dentro ad un immobile di WeWork, azienda impostasi sul mercato come fornitrice di spazi per uffici condivisi e ora fallita…), che vede l’empatia come un ostacolo e ragiona esclusivamente in base all’interesse materiale, passando il tempo ad ascoltare in cuffia gli Smiths (!) per calmarsi e a recitare un mantra paranoide (riassumibile nel motto “Fai ciò che vuoi” di Aleister Crowley…) per autoconvincersi di essere dalla parte dei pochi che sfruttano i molti (ma capirà sulla sua pelle che è vero il contrario…) -, l’incarnazione dell’uomo di oggi, sprofondato, complice un tipo di organizzazione sociale ipercompetitiva e antispirituale, dentro un abisso di nichilismo e di sociopatia (Fincher, presentando il film alla Mostra di Venezia, ha affermato, con una delle sue battute un po’ ciniche, di sperare che gli spettatori guardandolo diventino nervosi pensando alla persona che si trova dietro di loro in una qualunque fila…), perciò in fondo, consapevolmente o meno, anche un po’ killer di se stesso e quindi alla disperata ricerca di un qualche tipo di redenzione (si veda il finale, che pure conserva un doveroso alone di ambiguità…).

The Killer può essere forse considerata un’opera “piccola” (relativamente ad una filmografia tra le più importanti degli ultimi trent’anni) ma non è di certo una piccola opera, poiché conserva intatta, pur in forma più minimalista, tutta la cifra stilistica e la visione del mondo di uno degli autori cardine del cinema contemporaneo.