LA MISURA DEL CONFINE
GENERE: thriller
ANNO: 2010
PAESE: Italia
DURATA: 79 minuti
REGIA: Andrea Papini
CAST: Paolo Bonanni, Lorenzo Degl’Innocenti, Giovanni Guardiano, Luigi Iacuzio, Beatrice Orlandini, Adriana Ortolani, Tommaso Spinelli, Thierry Toscan
Pellicola misconosciuta ma tutt’altro che disprezzabile, che inizia con un piglio quasi documentaristico per evolvere in un giallo deduttivo fatto di piccoli dettagli, esaltato da una cornice naturale alpina tanto silenziosa ed affascinante quanto irta ed insidiosa. Un cast sorprendente, nel quale spiccano Paolo Bonanni e Beatrice Orlandini, incanala il film, dopo un inizio girato in esterni, in una seconda parte più intima, che si svolge prevalentemente dentro un rifugio, mentre fuori infuria una tormenta.
Il canale tematico gratuito on-line del gruppo Cecchi Gori propone ogni tanto, a fianco alla consueta programmazione live, delle ‘premiere’, così vengono chiamate, che offrono ad un limitato numero di utenti che si iscrivono all’evento, una diretta (che in realtà è differita) ad orario fisso, nella quale un autore (a volte accompagnato da altri membri della troupe o del cast) presenta un proprio film, che sarà poi disponibile a noleggio e, talvolta, dopo qualche tempo, anche nella programmazione del canale live ufficiale. Si tratta, in ossequio al target che si propone l’iniziativa, di prodotti di nicchia, molto spesso italiani, a basso budget e di registi emergenti o, comunque, non molto noti al grande pubblico.
Mi è capitato di iscrivermi agli eventi proposti dal canale quando ho trovato qualcosa che reputavo potesse rientrare nelle mie corde, il primo film che ho visto con queste modalità è quello che presento oggi, una ‘premiere’ parecchio stagionata, visto che si parla di un film del 2011, ‘La misura del confine’ del regista piemontese Andrea Papini. Nonostante l’età non sia più verdissima (è sopra ai 60 anni), Papini ha diretto giusto un pugno di film e cortometraggi, ed ammetto candidamente di non aver mai avuto notizia di lui fino alla lettura della presentazione dell’evento legato a questa sua pellicola. Una locandina accattivante, unita al fatto che questa sua opera abbia vinto anche un paio di premi in alcuni festival (Cesena e Busto Arsizio), mi aveva però fatto ben sperare e convinto ad iscrivermi ad un evento che, comunque, essendo gratuito e con la comodità di poterlo vedere da casa, consentiva facilmente di scollegarsi in caso di brutte sorprese.
Invece, pur essendo stato girato in economia, ma questo era prevedibile, il film è piuttosto piacevole e sorprende in positivo, oltre ad una certa accuratezza nella realizzazione, il cast, atavica nota dolente di produzioni italiane anche molto più ricche di questa.
Ispirato ad un fatto realmente accaduto, almeno nelle premesse, il film è ambientato sulle Alpi, ai confini tra Svizzera ed Italia, dove durante una gita sulla neve viene ritrovato da alcuni escursionisti un corpo congelato, all’apparenza piuttosto antico. Per stabilire a quale dei due stati appartenga il reperto, non essendo la cosa, in principio, del tutto chiara, vengono inviate sul luogo due squadre di topografi, una svizzera ed una italiana. Ma mentre gli svizzeri si recano come previsto sul luogo per effettuare le verifiche, vista la neve alta ed il brutto tempo, i membri della spedizione italiana si attardano nel vicino rifugio ‘Città di Vigevano’.
L’evento reale, avvenuto nel 1991, vide coinvolti due turisti tedeschi, sostituiti nel film da alcuni italiani, tra cui Bangher, sindaco di un paesino della Valsesia, che spera che la mummia faccia da traino per il turismo, ed avvenne ai confini con l’Austria invece che con la Svizzera. Il cadavere congelato, noto come ‘Mummia del Similaun’ o, colloquialmente, Otzi, appartenente all’età del rame, fu recuperato dalla spedizione austriaca e successivamente restituito all’Italia una volta verificata la posizione geografica corretta. La mummia, un pastore, ha liberamente ispirato anche un film successivo a questo, del 2018, ‘Otzi e il mistero del tempo’, diretto da Gabriele Pignotta. La storia originale è però solo uno spunto per Papini, che realizza una commedia gialla nella quale i fatti vengono completamente stravolti e sfrutta una straordinaria location naturale come il Monte Rosa, a 3000 metri sul livello del mare.
I protagonisti sono quattro svizzeri, il topografo Matthias, appena abbandonato dalla moglie, il suo assistente Tommy, e due guide, Ulrich ed Atti, considerato uno dei più grandi conoscitori delle Alpi nonostante le origini turche, e tre italiani, il topografo siciliano Giovanni, richiamato d’urgenza dal suo lavoro sull’Etna per sostituire un collega malato, e le guide locali Osvaldo e Cunaccia. Fermatisi al rifugio gestito dal girovago calabrese Peppino e dalla fidanzata Beatrice, gli italiani vengono raggiunti in serata dagli svizzeri che portano con loro la mummia appena recuperata, Atti è però rimasto ferito, colpito da un fulmine durante la tempesta. Il giorno dopo, calmatasi per un attimo la tormenta, al rifugio arrivano in elicottero il sindaco Bangher, ansioso di avere notizie sulla mummia, e Rosamaria, gelosissima fidanzata del topografo etneo, che vuol passare con lui l’anniversario di fidanzamento. Il mezzo di soccorso riporta immediatamente a valle il ferito per essere curato, mentre i due tecnici si recano nel sito del ritrovamento della mummia dove Matthias, che aveva inizialmente ritenuto che il reperto fosse in territorio svizzero,
ammette l’errore consegnandolo agli italiani. Ad una più accurata analisi non si tratta però di una mummia antica, come sperava Bangher, ma, secondo i rilievi di Matthias, di un cadavere mummificato di una persona deceduta tra la fine della seconda guerra mondiale e la metà degli anni ’80. Impossibilitati a muoversi dal rifugio per il peggiorare delle condizioni atmosferiche, tra quattro chiacchiere ed un tipico piatto walser (l’uberlekke) preparato da Peppino, gli astanti svolgono una breve indagine, basandosi su alcuni documenti presenti in loco, portando alla luce una vecchia storia di amori contrastati e delitti, intuendo anche l’identità del cadavere ed il coinvolgimento nell’omicidio del nonno del sindaco Bangher. In mattinata le guide ed il sindaco si muovono a piedi verso il paese con la mummia sistemata in una lettiga, la stessa cosa la fanno le guide svizzere in direzione opposta, mentre Matthias e Giovanni, diventati ormai ottimi amici dopo la diffidenza iniziale, decidono di rimanere ancora un po’ in quota insieme a Rosamaria, Peppino e Beatrice, attendendo con calma l’arrivo dell’elicottero il cui decollo è ancora impedito dalle nubi dense.