AMORE ACIDO (DOLL SYNDROME 2)
GENERE: horror vm 18, drammatico, crime
ANNO: 2021
PAESE: Italia
DURATA: 81 minuti
REGIA: Dario Almerighi
CAST: Alfredo Angelini, Fabrizio Bordignon, Danila Tropea
Amore acido (aka Doll Syndrome 2) di Dario Almerighi (sia regista che sceneggiatore) prima di essere un film horror indipendente è un’opera drammatica che mette a nudo la crudeltà dell’essere umano odierno. La storia, ambientata nei quartieri più degradati della periferia romana, attraverso le azioni dei due malavitosi protagonisti ci offre uno spaccato realistico della società attuale e una shockante fotografia di quanto sia malato e perverso il mondo nel quale viviamo.
La storia ruota attorno a tre personaggi; due dominano costantemente la scena, il Secco e il suo amico un po’ fuori di testa Zagaglia, un terzo, una giovane donna, agisce in secondo piano ma esercita il suo ruolo fondamentale nel finale. Il primo è un criminale che ha saputo evolversi, ha capito che si fanno più soldi e si corrono meno rischi recuperando lavori su commissione nel Deep Web soddisfacendo le perversioni di stalker, feticisti e maniaci. Si evince che è un uomo tormentato, non ama fare quello fa ma lo vive come un passaggio necessario per mettere da parte un po’ di soldi al fine di farla finita con quella vita, abbandonare Roma e ricominciare da capo. Il secondo, Zagà l’amico d’infanzia, invece è ancora legato al vecchio mondo della criminalità basato su droga, prostituzione e guerre tra clan; questa mentalità però causa alla coppia solo problemi e rivalità con le bande rivali. Nello sfondo si muove una ragazza, sfregiata con l’acido e deturpata dallo stesso Secco per conto di chissà quale ex fidanzato geloso, che segue e spia morbosamente il suo carnefice.
Un giorno il Secco viene contattato da un losco individuo, uno di quelli della Roma bene, ben vestito, griffato e con la grana; gli propone un affare economicamente allettante che richiede solo freddezza e nessuna morale: si tratta di andare oltre quello che già faceva, ovvero di uccidere, violentare e mutilare su commissione e per vendetta. Logicamente accetta e chiede supporto all’amico Zagaglia…
Il finale è stato una sorpresa!
Mentre scrivo queste righe al telegiornale stanno passando le notizie di un ragazzino di 16 anni che ha sfregiato la sua ex fidanzatina di 12 con un coltello e un’altra di un’omicidio commissionato sul Deep Web… è proprio questo il lato spaventoso di opere come Amore Acido: raccontano la quotidianità, non situazioni plausibili ma fatti reali. Il gore e lo shock visivo delle immagini amplificano le emozioni ma la crudeltà e la follia dell’uomo sono tangibili e terrificanti.
Le tematiche affrontate sono molte, in primis la denuncia sulla condizione della donna ancora succube del sessismo e di una cultura patriarcale che vede l’uomo autorizzato a soverchiarla e il sesso come una forma di dominanza. La figura femminile (lo dico con dolore) è quella di un agnello sacrificale tra le fauci di un uomo, lupo e carnefice, che la usa come un’oggetto e si sente in diritto e dovere di compiere qualsiasi gesto se leso nella sua dignità di “maschio dominante”. Questo concetto non viene espresso solo nelle violenze perpetrate ma anche nel rapporto sessuale che il Secco ha con la sua Real Doll (stessa dicotomia donna/oggetto che possiamo osservare anche in Doll Syndrome di Domiziano Cristopharo); questo momento caratterizza ulteriormente anche il personaggio tratteggiandolo come una persona oltre che sola anche incapace di intrattenere un rapporto normale con l’altro sesso. Sarebbe interessante approfondire da un punto di vista psicologico i meccanismi complessi che risiedono dietro agli atti di violenza e di femminicidio ma non ne possiedo le competenze.
Palese l’ammonimento sull’uso di internet e ai pericoli che nasconde il Deep Web: il marcio dell’uomo oggi risiede li.
Dal punto di vista tecnico assistiamo ad una sapiente regia sorretta da una sceneggiatura coerente e lineare e da un cast (Fabrizio Bordignon e Alfredo Angelini) in stato di grazia; la base musicale è perfetta e accompagna perfettamente anche le scene più violente. Il gore non manca, la sequenza del corpo sciolto nell’acido è soffocante come se la vivessimo nella realtà. La scena dell’enucleazione mi ha ricordato Hostel di Eli Roth.
Amore Acido quindi è un film pervaso da un forte pessimismo che però viene ribaltato in un finale che lascia intravedere uno spiraglio di speranza. È la fotografia di una Roma che non è lo sberluccicare delle mille luci del centro storico la notte ma il cercare di sopravvivere ed arrivare al giorno successivo della periferia.