TETSUO. THE IRON MAN

TETSUO: THE IRON MAN

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GENERE:        horror estremo vm 18, cyberpunk

ANNO:             1989

PAESE:            Giappone

DURATA:         67 minuti

REGIA:            Shinya Tsukamoto

CAST:              Tomorowo Taguchi, Shinya Tsukamoto, Kei Fujiwara

Definire Tetsuo: the Iron Man di Shin'ya Tsukamoto non è impresa facile, capostipite del cyberpunk e opera prima di questo iconico regista giapponese, è tutt'oggi un film disturbante, un'esperienza visiva che si stacca dal consueto modo di intendere il cinema e ci proietta in un qualcosa dove ciò che predomina è l'immagine, frenetica e vorticosa.

La storia si apre con Metal Fetishist (lo stesso Shin’ya Tsukamoto) che, feticista del metallo, si squarcia una gamba con una lama per inserirvi all’interno un tubo di ferro con l’intento di provare piacere. La ferita logicamente si infetta e mentre il ragazzo corre urlante per strada viene investito da un’auto e, creduto morto, viene abbandonato in un bosco mentre davanti a lui prende vita un violento rapporto sessuale. Stacco repentino. Un semplice ed anonimo Uomo (Tomoro Taguchi) vede nascere sul suo volto un pelo metallico mentre si rade davanti allo specchio . Incurante del cambiamento si reca al lavoro come ogni giorno ma in metropolitana viene aggredito da La Donna Con Gli Occhiali (Nobu Kanaoka), messo alle strette riesce a fuggire correndo più veloce delle automibili e si risveglia a casa, nel suo letto. Che sia stato solo un’incubo? Purtroppo no, in lui è in atto una mutazione e si sta trasformando in un agglomerato di metallo, carne e sangue, infatti assorbe qualunque cosa metallica intorno a lui; il suo pene diventa un’enorme trivella e squarcia La Donna, la sua fidanzata (Kei Fujiwara) durante un violento atto sessuale (questa sequenza è forse la più famosa dell’intero film ma mi limito ad accennarla per non rovinare la visione a chi si appresterà a vederla per la prima volta). Improvvisamente ci troviamo catapultati in una lotta estrema tra l’Uomo e Metal Fetishist che li porterà a fondersi in un’unico corpo con un solo scopo, distruggere il mondo.

Tetsuo: The Iron Man è un’opera industrial cyberpunk che pone le sue fondamenta sul meta materialismo, la natura di tutto ciò che esiste a questo mondo è solo materia e frutto della sua trasformazione, e su quel piacere morboso verso la carne tipico del cinema di Cronenberg.

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Alla luce di questo il metallo assume una forte valenza feticistica e sessuale, che trova la massima espressione nel pene-trivella e nella fusione finale dei due corpi in un unico mostro metallico grondante carne. Come ben sappiamo i giapponesi hanno forme di censura rigide, nei loro film è ad esempio proibito mostrare gli organi sessuali, di conseguenza l’eccitazione e il piacere vanno creati in altro modo motivo per cui il feticismo è parte fondamentale della cultura nipponica e ben presente nella loro cinematografia più estrema.

La “mutazione” è un altro cardine su cui si regge il film di Shin’ya Tsukamoto, l’intera narrazione segue il costante mutare e cambiar forma dei corpi dei protagonisti come a rappresentare la spinta dell’essere umano verso quella rivoluzione unica via per la libertà; tuttavia è una progressione illogica, disordinata e non un’ evoluzione graduale e metodica. Parafrasi di un Giappone appena uscito dall’atomica, sconfitto e violentato nel profondo della sua identità, umiliato e non in grado di reagire con lucidità.

La mutazione quindi è anche sociale, è la trasformazione dell’uomo, il suo annichilimento. Esso non vive più per se stesso bensì in funzione di un’ideale maggiore (lavoro, stato…) nel quale cerca in modo ossessivo la perfezione. Conseguenza di tutto è l’isolamento dell’individuo, condizione detestata e sofferta ma al tempo stesso così piacevole da non poterne fare ameno. I protagonisti sono tutti esseri soli, lo stesso Tomoro non riesce ad avere un rapporto con la sua donna Kei, comunicano solo attraverso sesso e violenza, istinti primitivi, e la telefonata in cui non sanno cosa dire ma ripetono ininterrottamente “moshi moshi” è forse uno dei momenti più significativi e disturbanti del film.

Ma in un mondo così disumanizzato come ci si può sentire vivi ed umani? La risposta è semplice, attraverso il dolore e la chiave per diventare inarrestabili e potenti consiste nel saperlo dominare.

Dal punto di vista tecnico Tetsuo: The Iron Man è girato interamente in un bianco e nero sporco e molto aggressivo. Il montaggio è frenetico, la macchina da presa, che ci regala inquadrature instabili, improbabili e spesso fuori fuoco, si muove veloce e senza un senso apparente; la linearità narrativa non esiste, l’intera opera è frammentata in spezzoni riassemblati assieme. Questa tecnica, unita ad una quasi assenza di dialoghi, ad una musica violenta e martellante e all’uso di molte sequenze in stop-motion ci catapulta efficacemente nella confusione mentale e nell’inquietudine dei protagonisti.

Al primo capitolo ne sono seguiti altri due Tetsuo II: Body Hammer, remake a colori con un budget molto più ricco, che affronta il tema della ricerca compulsiva della perferzione e Tetsuo: The Bullet Man, che non offre nessun particolare spunto di riflessione ma solo tanto intrattenimento.