A GARDEN WITHOUT BIRDS (corto)
GENERE: horror gore, VM18, weird, visonario
ANNO: 1992
PAESE: Giappone
DURATA: 22 min ca.
REGIA: Akira Nobi
CAST: Hino Harumi, Somiya Daisuke, Takayuki Harada, Yosuke Nikaidou, Daisuke Somiya, Yasuyo Takami
Sei amici si riuniscono in una stanza d'albergo per un incontro trasgressivo. Decidono di sperimentare con una sostanza psicotropa, ignari che gli effetti allucinogeni scateneranno una spirale di violenza incontrollata. Le percezioni alterate li spingono a compiere atti brutali, trasformando la serata in un incubo di sangue e follia. Un cortometraggio raro da recuperare, tanto affascinante quanto disturbante.
La trama del film è a dir poco banale: 6 amici, 3 uomini e 3 donne, si riuniscono in una lussuosa suite d’albergo con l’intento di abbandonarsi ad un festino a base di droga, sesso sadomaso e alcol. Non hanno però tenuto conto di un piccolo particolare: l’effetto allucinogeno delle pillole che assumono come fossero caramelle. Il massacro è inevitabile!
“Il Giardino Senza Uccelli” fa parte di quel filone amatoriale direct-to-video emerso tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, un movimento sotterraneo oggi conosciuto solo dai cinefili più appassionati di rarità disturbanti e weird. Questa scena pionieristica ha gettato le fondamenta per l’ultima generazione di film gore, horror e action che proliferano oggi, alimentata dal successo di opere encomiabili come “Tokyo Gore Police” di Yoshihiro Nishimura.
In questo contesto il cinema di Hisayasu Satô è spesso celebrato come l’emblema dell’underground estremo giapponese del periodo. Al contrario, il lavoro di Akira Nobi rimane pressoché sconosciuto, con le sue poche opere ancora oggi quasi irrintracciabili, ad eccezione di questo inquietante cortometraggio di poco più di venti minuti. Questa pellicola precorre alcune delle tematiche disturbanti che Satô avrebbe esplorato successivamente in opere cult come “Naked Blood” del 1996.
In “A Garden Without Birds” (“Kotori Tachi No Inai Hanazono”), l’assunzione di droghe non è casuale, ma un atto deliberato che coincide sinistramente con l’inizio della crisi economica giapponese di quel periodo. Dopo l’euforia iniziale, arriva il prezzo da pagare. Che sia questo il significato del cortometraggio? Non ci è dato saperlo, tutto è lasciato alla libera interpretazione dello spettatore.
Nobi crea un’opera surreale e scioccante, dove ogni azione sembra anestetizzata, come se per i protagonisti fosse parte di una routine quotidiana. Gli amici non diventano nemici nonostante le torture che si infliggono reciprocamente. Non c’è il desiderio esplicito di voler provocare dolore e sofferenza, tutto è ovattato, narcotizzato, giocosamente normale. I sei protagonisti sono totalmente inconsapevoli delle loro azioni che perpetrano con estrema leggerezza. Questo distacco è particolarmente evidente in una delle sequenze oniriche, in cui un neonato viene allegramente arrostito, forse un simbolo di un futuro già compromesso fin dalla nascita. D’effetto la scelta di proporre le sequenze visionarie con colori vividi in netto contrasto con l’ottimo bianco e nero del resto della pellicola. Tutto è accompagnato da brani di musica classica sapientemente abbinati.
Il simbolismo pervade l’intero film, iniziando dal titolo (?) e continuando in ogni scena, arricchito da dettagli bizzarri come un reggicalze indossato da un uomo, e altri elementi disturbanti che spetta al pubblico scoprire.
Purtroppo, come anticipato sopra, le opere di Akira Nobi sono difficili da reperire, si conoscono soli quattro film oscuri e disturbanti tra cui questa perla di “A Garden Without Birds”.