007 NO TIME TO DIE

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007 NO TIME TO DIE

007 NO TIME TO DIE

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GENERE:         azione, spionaggio

ANNO:             2021

PAESE:            USA, Gran Bretagna

DURATA:         163 minuti

REGIA:            Cary Fukunaga

CAST:              Daniel Craig, Rami Malek, Léa Seydoux, Lashana Lynch, Ralph Fiennes, Ben Whishaw, Naomie Harris, Christoph Waltz, Jeffrey Wright, Billy Magnussen, Ana de Armas

No Time to Die. La sua complicata genesi ha reso questo venticinquesimo capitolo della saga dedicata all’agente segreto ideato da Ian Fleming una sorta di caso cinematografico.

Dopo un prologo con un flashback nel quale una giovane Madeleine Swann assiste impotente all’omicidio della madre da parte di un uomo mascherato in cerca di vendetta, il film fa un brusco salto in avanti e si ricollega al finale del precedente ‘Spectre’ con la stessa Madeleine e James Bond, che ha abbandonato il lavoro, in Italia in vacanza dopo la cattura dello storico nemico Ernest Stavro Blofeld.

La sua complicata genesi ha reso questo venticinquesimo capitolo della saga dedicata all’agente segreto ideato da Ian Fleming una sorta di caso cinematografico. Prima c’è stato un lungo tira e molla tra la produttrice Barbara Broccoli (figlia ed erede dello storico produttore della saga, Albert) ed il bizzoso Daniel Craig, che ha accettato di tornare nei panni di James Bond per la quinta volta solo dopo aver ottenuto un elevatissimo cachet, non risparmiandosi in seguito battute infelici del tipo ‘lo faccio solo per soldi’, poi le riprese sono state rallentate dalla pandemia da COVID-19 ed infine c’è stata la decisione di cambiare regista e sceneggiatore (Danny Boyle e John Hodge), assumendo Cary Fukunaga ed un gruppetto di sceneggiatori capitanato da Phoebe Waller-Bridge e comprendente Fukunaga stesso, che hanno completamente rivoluzionato il progetto originale. A tener in particolar modo banco nella discussione tra appassionati però, visto l’annunciato addio del protagonista Daniel Craig, è stato il futuro stesso della serie, a seguito di alcune controverse dichiarazioni (e scelte) della produzione, orientate ad una presunta necessaria ‘modernizzazione’ del personaggio, affermazioni figlie di critiche a mio modo di vedere piuttosto pretestuose, giunte da supposte ‘associazioni per i diritti civili’ in cerca di visibilità.

Dopo un prologo con un flashback nel quale una giovane Madeleine Swann assiste impotente all’omicidio della madre da parte di un uomo mascherato in cerca di vendetta, il film fa un brusco salto in avanti e si ricollega al finale del precedente ‘Spectre’ con la stessa Madeleine e James Bond, che ha abbandonato il lavoro, in Italia in vacanza dopo la cattura dello storico nemico Ernest Stavro Blofeld. Caduto in un’imboscata dalla quale si salva per un pelo mentre si trova sulla tomba di Vesper Lynd, Bond si convince di essere stato tradito da Madeleine, i due quindi si separano e non si rivedono più per diversi anni. Cinque anni dopo Bond, che si gode la sua pensione in Giamaica, viene contattato dall’amico Felix Leiter della CIA, in cerca di aiuto dopo la scomparsa di uno scienziato russo, Waldo Obruchev e, soprattutto, dell’agente patogeno sul quale stava lavorando all’interno di una ricerca commissionata dal MI6 denominata ‘Progetto Heracles’. Il lavoro dello scienziato, commissionato direttamente dall’ex capo di Bond, M, riguarda una rivoluzionaria bioarma composta da nanobot ad azione selettiva, che si attivano in modo letale quando riconoscono il DNA bersaglio.

L’organizzazione che si impossessa dell’arma è guidata da Lyutsifer Safin, l’uomo che uccise anni prima la madre di Madeleine Swann, ancora in cerca di vendetta a causa dello sterminio della sua famiglia da parte della Spectre. Dopo aver ucciso tutti i membri della Spectre esponendoli all’agente patogeno, usando lo stesso Bond come esca durante una operazione a Cuba nella quale viene ucciso anche Felix, Safin usa ancora l’ex 007, infettato a sua insaputa con i nanobot, per eliminare l’ultimo membro vivente, e capo dell’organizzazione, Blofeld, detenuto in una prigione segreta del MI6 per lui inaccessibile. Prima di morire Blofeld confessa a Bond di essere il solo colpevole dell’attentato avvenuto in Italia cinque anni prima, scagionando completamente Madeleine, che poco dopo viene rapita da Safin insieme alla figlia Mathilde, che la donna ha avuto da Bond ad insaputa del padre.

Safin si rifugia in un’isola bunker contesa tra Russia e Giappone (nell’arcipelago delle Curili, si presume) altamente fortificata, dove il Dottor Obruchev sta mettendo a punto un delirante piano creando varianti del virus in grado di sterminare milioni di persone in base a DNA somiglianti, quindi anche su base etnica. Reintegrato in servizio al fianco della sua sostituta con codice 007, una giovane donna di colore che si chiama Nomi, Bond trae in salvo Madeleine e Mathilde affidandole alla collega ma, contagiato da Safin con dei nanobot che hanno proprio Madeleine e la figlia come bersaglio, preferisce morire sotto il bombardamento inglese che distrugge l’installazione, piuttosto che dover stare per sempre lontano da loro.

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L’inizio del film è incoraggiante, tra i ghiacci norvegesi e l’Italia (Matera e Gravina), con un paio di scene d’azione molto ben girate, poi la storia si appiattisce e corre su binari abbastanza convenzionali arrovellandosi nel tentativo di ‘smitizzare’ il personaggio principale. Se dal punto di vista della resa spettacolare non c’è molto da dire, la storia sa invece di già visto ed anche il finale, solo apparentemente sorprendente, è quello più ovvio, considerando lo sviluppo della narrazione. Il target della produzione è chiaro, allontanarsi a tutti i costi dal vecchio Bond così poco ‘politically correct’, in ossequio ai dettami della ‘Cancel Culture’.

Ed allora il protagonista non fuma e non beve, o quasi, ma anche come playboy è del tutto in disarmo, tanto che l’affascinante Ana de Armas nel ruolo di Paloma risulta essere l’antitesi assoluta della Bond girl tradizionale. Abituati da sempre a vedere tutte le donne pronte a cadere ai piedi dell’affascinante spia al sevizio di Sua Maestà, troviamo in Paloma una ragazza che osa persino prenderlo in giro, e la stessa cosa, poco prima di lei la fa anche Nomi. A James Bond, quello che per tutti è sempre stato il prototipo assoluto dello sciupafemmine nella storia del cinema, non viene più lasciata neppure quella caratteristica peculiare.

È quindi facile capire perché il film ha diviso la critica, troppo lontano dai canoni classici, non può soddisfare gli amanti della saga, orfani di un protagonista affascinante e controcorrente anche se certamente inopportuno, violento, misogino e maschilista, figlio degli anni ’50, d’altro canto, un’altra epoca. Ed era allora giusto, forse, farlo morire, ma almeno concedendogli l’onore delle armi, senza strizzare per forza l’occhio alla nuova generazione alla ricerca di nuovi adepti, tentativo al quale va riportata anche la title track, affidata alla giovanissima Billie Eilish, autrice di una canzone anonima, per quanto certamente adatta al clima crepuscolare e cupo del film.

Restiamo quindi in attesa di capire cosa la produzione deciderà per il futuro di questa longeva saga dopo che, colpita dal virus del perbenismo dilagante, ha prima distrutto quel che restava di 007, trasformandolo poi in una donna di colore, ci ha suggerito un Q omosessuale ed infine non ha mancato di aggiungere uno scienziato pazzo che ad un certo punto si lascia andare ad uno sproloquio razzista completamente privo di logica, ma anche, e questo è assai più grave, cinematograficamente del tutto fuori contesto. Probabilmente la produzione dopo essersi mostrata sensibile alle argomentazioni del Metoo Movement e della Comunità LGBT sentiva la necessità di strizzare l’occhio anche a Black Lives Matter, sacrificando senza troppo problemi l’essenza del cinema stesso sull’altare del politically correct.

Hannibal the Cannibal

Il mio nome è Cristiano, alias Hannibal the Cannibal, sono cresciuto girovagando con la famiglia al seguito di mio padre, che si spostava molto per lavoro, ho seguito le sue orme lavorando alcuni anni in Nord Africa. Nel nuovo millennio sono tornato 'a casa' ed oggi sono lead programmer in una azienda che crea software gestionali. Amo tutto il cinema ma sono attratto in modo particolare dal cinema 'di genere' e da tutto ciò che è di nicchia.