THE NEON DEMON
THE NEON DEMON
GENERE: horror, thriller, drammatico
ANNO: 2016
PAESE: USA, Danimarca, Francia
DURATA: 110 minuti
Regia di:
Cast principale:
Breve premessa iniziale: The Neon Demon non è un film commerciale adatto a tutti e non è un horror in senso stretto come viene di solito catalogato. E' un lungometraggio, con una storia in se molto semplice, ma complesso nella valutazione e nella lettura. D'altra parte è diretto da Nicolas Winding Refn (NWR), o lo si ama o lo si odia, le vie di mezzo non sono ammesse.
Jesse (una eccezionale Elle Fanning) è una sedicenne di una bellezza ammaliante, sincera, ingenua ed incantatrice. Approda in una dissoluta, falsa e decadente Los Angeles per cercare di far carriera nel mondo della moda. L’intera città resta sedotta da tale splendore e un sentimento così forte non può che esser accompagnato da una feroce invidia. Nel suo percorso incontra la truccatrice Ruby (Jena Malone) che la guiderà nei meandri di questo, per lei, nuovo mondo e le due modelle Gigì (Bella Heathcote) e Sarah (Abbey Lee). Intorno al rapporto tra questi quattro personaggi si snoda tutta la trama del film con suo drammatico ed horrorifico epilogo.
"La bellezza non é tutto,é l'unica cosa."
Questa frase, pronunciata dallo stilista Mikey (Charles Baker), svela chi sono i veri protagonisti dell’opera: la bellezza e la folle ossessione per la ricerca della perfezione assoluta in un mondo dove la scala dei valori viene stravolta e quelli veri si trovano ad essere un nulla davanti alla supremazia dell’apparire.
Il rapporto fra etica ed estetica è cruciale: Nicolas Winding Refn ci parla di quanto sia potente l’impatto della bellezza nella nostra società e di come la influenzi. Quando affermiamo che l’esteriorità è secondaria rispetto all’interiorità mentiamo e per citare un’altra frase di Mikey:
"Se lei non fosse stata bella neanche l'avresti guardata."
La scena iniziale esplica molto chiaramente il pensiero del regista: morte e bellezza,le due antitesi unite insieme come a significare che le modelle seppur bellissime al loro interno sono vuote, morte. Trovo interessante un’analisi dei personaggi femminili in abbinamento alle figure di animali che compaiono, non a caso, durante l’opera.
Iniziamo da Gigì che potremo affiancare al leone per la sua fierezza. Bellissima, succube della chirurgia plastica, mai obsoleta, completamente rifatta. Ostenta soddisfazione nel dolore provato per ogni operazione. Sprezzante e superba,
cosciente della decadenza del corpo ma al tempo stesso orgogliosa che lei non decadrà (contrapposta alla bellezza spontanea della protagonista).
Poi abbiamo Ruby, la lussuria, il felino dal vello maculato, schiava dell’attrazione carnale verso la bellezza dei corpi, vivi o morti che siano. Rifiutata da Jesse, si abbandona all’amore necrofilo, lo assapora con trasporto irrefrenabile.
Sarah, la sola ad uscire vincente da questa storia, l’unica in grado di sopravvivere in questo mondo e con la capacità di domarlo. Lei possiamo accostarla alla lupa. Altissima, magrissima e affamata di bellezza, avida ed ingorda al punto che deve averla tutta per se e per questo è disposta a qualsiasi nefandezza. In balìa tra queste fiere abbiamo Jesse, un’essere puro sceso sulla terra per portare redenzione. Ma in questa distopica Los Angeles, pervasa di finte e forti luci al neon, non c’è un dio buono e il lieto fine non è ammesso. Quel mondo non la merita e finirà per inghiottirla.
A questo punto ci chiediamo chi o cosa sia il “Demone Del Neon”. Appare in uno dei momenti più cruciali e stilisticamente perfetti, la prima passerella. Quel triangolo di luce flebile azzurra, simbolo della religione del bello e dell’effimero. Jesse ci si abbandona, lo lecca e ci si specchia ripetutamente. Il suo sguardo ora è profondamente diverso, è altezzoso e sicuro di se come mai prima e procede verso un ulteriore forma di neon blu, sempre piramidale ma rovesciata, con altri triangoli innestati al suo interno. Il rito iniziatico ora è concluso, la sua innocenza altro non è che un vago ricordo. Non è più bambina ma donna e il triangolo rosso rovesciato ne è il simbolo. Da salvatrice di un mondo corrotto ora ne è, anche lei, servitrice.
Da questo momento in poi è vittima delle tre compagne, in un crescendo di orrore che culminerà nella morte (dopo averci illuso di un lieto fine) e nel cannibalismo. L’antropofagia non è un semplice espediente visivo, ma un simbolo e la giusta conseguenza di una così grande disgregazione morale: cadaveri che mangiano altri cadaveri per assimilarne la bellezza.
Ma il regista danese non si ferma qui e prosegue mettendo in atto una magistrale legge del contrappasso per il crimine eseguito. Solo Sarah ne resterà immune e ne uscirà vittoriosa.
"Perché come uno specchio che riflette i nostri istinti più profondi, The Neon Demon ci mostra l’eterno sprofondare dell’essere umano nell’abisso di se stesso e come nuovi Narciso restiamo attoniti a fissarne la superficie rilucente, attratti da ciò che siamo, da ciò che eravamo e da ciò che sempre saremo: bestie sanguinarie mascherate dalla ragione."
Nicolas Winding Refn ha messo in scena una visione seducente, forte di una fotografia che raramente, fino ad oggi, mi era capitato di vedere. Giochi di luce e colori fanno sì che nessuna scena sia banale, rendendola un godimento per la vista. Si resterà inevitabilmente catturati e sommersi da ciò a cui sta assistendo.
Quasi tutti i fotogrammi potrebbero essere esposti in mostre fotografiche, motivo per cui la macchina da presa si sofferma sulle inquadrature per diversi secondi.
D’altra parte un film che parla dell’ossessione per la bellezza e per l’estetica non poteva che mostrare un’ossessiva accuratezza in ogni immagine.