NEON GENESIS EVANGELION

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NEON GENESIS EVANGELION - NGE

Shinseiki Evangelion

新世紀エヴァンゲリオン

GENERE:                      mecha, drammatico, psicologico, fantascienza

ANNO:                          1995

STUDIO:                       Gainax, Tatsunoko

DAL MANGA DI:          Yoshiyuki Sadamoto

REGIA:                          Hideaki Anno

Neon Genesis Evangelion, creato da Hideaki Anno nel 1995, non è solo una delle serie anime più influenti di tutti i tempi, ma anche un'opera che ha lasciato un'impronta indelebile nella cultura popolare e nella narrazione moderna. Evangelion trascende i confini del classico mecha-anime, fondendo tematiche esistenziali, psicologiche, filosofiche e religiose in una trama apparentemente apocalittica ma di fatto estremamente personale.

Evangelion: Un’Apocalisse Interiore

A una prima occhiata, Neon Genesis Evangelion potrebbe sembrare la classica serie mecha coi robottoni stile Gundam: piloti adolescenti vengono investiti dalla gravosa responsabilità di salvare la Terra da misteriose entità che appaiono dal nulla, gli “Angeli”. Questo compito lo devono svolgere con l’uso di giganteschi robot, gli EVA (abbreviazione appunto di Evangelion). Tuttavia, col procedere della storia, ci si rende conto che la vera lotta si svolge all’interno dei personaggi stessi e che i “mostri” che pilotano sono molto di più di esseri inanimati. Infatti con il suo incedere quasi mistico la serie esplora, uscendo dagli schemi dell’epoca, temi legati all’identità, alla depressione, al senso di solitudine e alla ricerca di un significato. Le battaglie con gli Angeli diventano metafore per i conflitti psicologici ed emotivi che i protagonisti affrontano.

Il protagonista Shinji Ikari è emblematico di questa introspezione. La sua lotta con il senso di abbandono e la conseguente convinzione di inadeguatezza che ha appiccicato addosso – il padre, dopo la morte della madre, lo lascia solo – unita alla sua incapacità di connettersi con gli altri – ha profondamente paura del contatto con le altre persone e indossa costantemente le cuffie come se fossero una barriera protettiva verso la comunicazione – rappresenta una profonda analisi delle paure più intime dell’essere umano. Shinji non è l’eroe classico: è vulnerabile, insicuro, a tratti anche irritante, ma è proprio questa sua fragilità che lo rende uno dei personaggi più realistici e complessi della storia degli anime.

Simbolismo Religioso e Misticismo

NGE è ridondante di riferimenti legati al cristianesimo, alla bibbia e alla cabala, come gli Angeli, la Lancia di Longino, il nome del primo angelo che richiama sia Adamo che Adam Kadmon (non il buffone che girava tempo fa in tv), l’Albero della Vita della Cabala e la croce. Questi simboli, però non sono legati al loro significato originario ma sono semplicemente strumenti usati da Anno per creare quell’atmosfera mistica e misteriosa che caratterizza profondamente la serie.
Tuttavia, l’interpretazione che i fan hanno attribuito a queste raffigurazioni è diventata una parte essenziale dell’eredità culturale di Evangelion. L’uso della religione mai diretto, ma impiegato in modo enigmatico e volutamente ambiguo, lascia spazio a svariate interpretazioni: c’è chi vede nella Second Impact una raffigurazione dell’Apocalisse e chi vi scorge un viaggio mistico verso la redenzione.

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I riferimenti filosofici: esistenzialismo e nichilismo

L’aspetto filosofico è un altro connotato affascinante, capace di elevare l’anime oltre il semplice intrattenimento visivo. La serie attinge a svariate correnti che vanno dall’esistenzialismo al nichilismo fino ad affondare le radici nella psicologia freudiana, il tutto in una narrazione profondamente complessa.

Il dilemma esistenziale è centrale: la ricerca del significato dell’esistenza, la paura del rifiuto e l’isolamento sociale dei personaggi riflettono l’influenza del pensiero di filosofi come Jean-Paul Sartre e Søren Kierkegaard. Evangelion esplora costantemente la “paura dell’altro” contrapposta al desiderio di fusione e raggiunge l’apice narrativo nel “Progetto per il Perfezionamento dell’Uomo”. L’idea di fondo risiede nella volontà degli esseri umani, incapaci di instaurare connessioni emotive, di abbattere le barriere che li separano tra loro, concetto che risuona sia con l’esistenzialismo che con il tema della libertà individuale contrapposta all’angoscia della scelta.

La riflessione di Hideaki Anno non si allontana dal nichilismo: molti personaggi si confrontano con l’assenza di significato, lottando con la consapevolezza che la vita, priva di uno scopo ultimo prestabilito, è essenzialmente vuota. Tuttavia, anziché offrire risposte definitive, Evangelion invita gli spettatori a confrontarsi con l’incertezza e a cercare il significato dentro sé stessi, un percorso che rispecchia la lotta personale di Anno contro la depressione.

Il Dilemma del Porcospino

Uno dei concetti filosofici centrali in Neon Genesis Evangelion è il dilemma del porcospino di Arthur Schopenhauer, che diventa una potente metafora per l’interazione umana e la difficoltà di instaurare legami profondi senza ferirsi. In inverno, i porcospini cercano calore reciproco avvicinandosi, ma i loro aculei li feriscono, costringendoli ad allontanarsi. Isolati, il freddo li spinge nuovamente a ricercare il contatto con gli altri simili. Questo ciclo perpetuo di attrazione e repulsione simboleggia il conflitto umano tra il desiderio di connessione e il timore di sofferenza emotiva.

Nel contesto di Evangelion, questa dinamica si manifesta principalmente attraverso il giovane Shinji Ikari. Il nucleo della sua evoluzione psicologica è l’oscillazione costante tra il desiderio di essere amato e la paura del rifiuto e dell’abbandono. Il “paradosso del porcospino” incarna perfettamente la sua condizione esistenziale: anela alla vicinanza con gli altri, ma teme il dolore emotivo che potrebbe derivarne. La sua difficoltà nel formare relazioni autentiche rispecchia le ansie vissute da Anno stesso come otaku e hikikomori. Questo aspetto rende Evangelion non solo una riflessione di stampo schopenhaueriano, ma anche un’opera profondamente autobiografica  (puoi approfondire questo aspetto qui).

Nel Progetto per il Perfezionamento dell’Uomo, l’analisi dei limiti dell’intimità umana raggiunge il suo apice. Qui, l’umanità aspira a fondersi in un’unica entità, nel tentativo estremo di annullare il dolore dell’isolamento. Tuttavia, come emerge chiaramente nel finale della serie e in The End of Evangelion, la fusione completa distruggerebbe anche l’individualità e la libertà, portando Shinji (e lo spettatore) a riflettere sulla necessità di accettare il rischio di soffrire come parte integrante del vivere e del connettersi con gli altri [n.d.r. e poi dicono che gli anime sono per i bambini!].

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Trauma e Psicoanalisi

A questo punto sarebbe incompleto continuare la recensione di Neon Genesis Evangelion senza menzionare anche la profonda esplorazione psicologica e psicoanalitica. Come dichiarato più volte anche dallo stesso autore, Anno ha riversato nella serie le proprie esperienze personali di depressione e isolamento. Ogni personaggio riflette una parte della psiche umana indebolita. Rei Ayanami, con la sua freddezza e la sua ambiguità esistenziale, rappresenta il distacco emotivo. Asuka Langley Soryu, con la sua arroganza e il suo bisogno disperato di approvazione, è un ritratto dell’insicurezza nascosta dietro un’apparente forza.

Gli EVA stessi, connessi neurologicamente ai loro piloti, diventano una metafora del rapporto tra corpo e mente. Le scene in cui i piloti sperimentano traumi fisici e psicologici durante il combattimento evidenziano la fusione di questi due aspetti. Gli EVA, inoltre, non sono semplici macchine: sono creature viventi, un simbolo del dualismo corpo-mente che domina la serie.

Il Finale e l’Eredità di Neon Genesis Evangelion

Il finale è da sempre oggetto di discussioni e dibattiti soprattutto perchè da un lato non fornisce risposte ma aggiunge domande e dall’altro prende una piega del tutto inaspettata. La serie originale si conclude nelle ultime due puntate con un climax introspettivo potentissimo e surreale che non può lasciare lo spettatore per lo meno perplesso. In “The End of Evangelion”, il film che conclude la saga, Anno ci trasporta in una visione più esplicita e visivamente sconvolgente, ma le domande rimangono: qual è il vero significato di Evangelion?

Potremo dire che è una storia di molti, ma anche di nessuno. È una riflessione sulla natura dell’essere umano, sull’incapacità di connettersi sinceramente con l’altro, e sul desiderio disperato di trovare il nostro posto in un mondo caotico. Non offre risposte facili, ma incoraggia lo spettatore a esplorare le proprie paure e insicurezze.

È il racconto di una lotta interiore tra un giovane segnato dal trauma e l’ombra opprimente della depressione. Salvare l’umanità non è solo un atto di sopravvivenza fisica, ma una metafora per ritrovare il senso della vita e la voglia di andare avanti.

John il boia Ruth

Sono Gilberto, alias John il boia Ruth, la mente che ha dato forma a questo progetto. Nella vita mi occupo di web: dal marketing alla grafica, dalla progettazione di siti ai Social Network. Ne I Cinenauti ho voluto fondere il mio lavoro, che amo, con la mia più grande passione, il cinema. Prediligo gli horror, meglio se estremi e disturbanti, i thriller, i fantasy e i film d'azione. Insomma divoro qualsiasi cosa cercando di non farmi condizionare dai pregiudizi.