ESSERE JOHN MALKOVICH
ESSERE JOHN MALKOVICH
GENERE: commedia, drammatico
ANNO: 1999
PAESE: Gran Bretagna, USA
DURATA: 103 minuti
REGIA: Spike Jonze
CAST: John Cusack, Cameron Diaz, Catherine Keener, John Malkovich, David Fincher, Sean Penn, Brad Pitt
Claustrofobico, disturbante e surreale. "Essere John Malkovich", diretto da Spike Jonez (ma scritto da Charlie Kaufman, lo stesso de " Eternal sunshine of the spotless mind", per intenderci), è un film dove uomini e marionette si confondono, e con un po' di Kafka e Wharol, vanno alla ricerca della propria identità.
“Dimmi Greg, perché ami le marionette?” “Sai Maxine, non lo so con certezza. Forse perché per un po’ puoi diventare qualcun altro, puoi essere nei suoi panni, pensarla in modo diverso, muoverti in modo diverso, provare cose diverse.”
Craig (John Cusack), burattinaio di scarso successo, si ritrova a lavorare come archivista in un ufficio situato al settimo piano e mezzo di un grattacielo di New York. Nonostante sia sposato con Lotte (Cameron Diaz), animalista che si prende cura di svariati animali, cerca di sedurre la collega Maxine (Catherine Keener), cinica, narcisista e per nulla interessata a lui. Un giorno scopre accidentalmente una porticina che, dal suo ufficio al settimo piano e mezzo, conduce misteriosamente alla mente dell’attore John Malkovich (che qui interpreta, in modo sublime, sé stesso) per quindici minuti, dopo i quali si viene espulsi cadendo dal cielo sul ciglio della statale per New Jersey. Inizia così il viaggio, a dir poco delirante, di ricerca e affermazione del sé dei personaggi principali, che avviene calandosi direttamente nella mente di un attore di fama mondiale come Malkovich, per quindici minuti alla volta. Proprio come asseriva Andy Wharol nel 1968: “Nel futuro ognuno sarà famoso per quindici minuti”, qui però in modo inaspettato e perverso.
I personaggi risultano piuttosto sgradevoli, sia nell’aspetto che nel modo di essere. Craig, soprattutto. Burattinaio con un grande ego da artista, è in realtà un uomo mediocre, invidioso ed egoista. Se Lotte e Maxine riescono ad acquisire più consapevolezza di loro stesse attraverso Malkovich, Craig finisce invece dall’essere burattinaio a marionetta, spettatore inerme davanti alla felicità altrui.
Menzione speciale va a John Malkovich nel ruolo di John Malkovich, personaggio comunque non migliore rispetto agli altri, anzi… Ci viene presentato qui un uomo insicuro, dalla personalità sfaccettata e con vizi discutibili. La prova d’attore è grande. Il film è poi costellato da diversi cameo: da Charlie Sheen a Brad Pitt, per citarne alcuni. Per tutta la durata del film il sentimento di disagio è persistente, accentuato da dialoghi surreali e situazioni paradossali.
C’è poi una forte sensazione claustrofobica derivante dalla scelta registica di girare intere scene nel famoso settimo piano e mezzo, caratterizzato da soffitti bassissimi in cui i personaggi si muovono a stento, ricurvi. I loro corpi ci appaiono quasi deformati dalla asfissiante vita impiegatizia.
Nonostante la sua collocazione all’interno dei generi cinematografici rimanga incerta, questo film è
sicuramente un must, assolutamente da vedere. E rivedere.