Indianapolis, 1965: Gertrude Baniszewski - madre di sei figli avuti in seguito a due relazioni poi naufragate e donna dalla psiche instabile nonché sofferente di asma - prende in affido, in cambio di 20 dollari alla settimana, le sorelle Sylvia e Jenny Likens, figlie di due giostrai costretti ad assentarsi per qualche mese a causa del loro lavoro; ben presto per le due adolescenti il soggiorno si trasforma in un incubo: Gertrude comincia a punirle ripetutamente adducendo motivi pretestuosi e finisce per accanirsi in particolar modo sulla maggiore, Sylvia, sottoponendola a terribili sevizie - alle quali fa partecipare anche i figli e alcuni ragazzi del posto - che la porteranno alla morte... “Il peggior crimine mai commesso nello Stato dell'Indiana”: così il pubblico ministero del processo alla Baniszewski definì questo orribile fatto di cronaca nera rimasto sepolto tra le pieghe del tempo e riportato alla luce da due pellicole uscite curiosamente entrambe nel 2007.
AN AMERICAN CRIME
GENERE: drammatico, horror
ANNO: 2007
PAESE: USA
DURATA: 98 minuti
REGIA: Tommy O’Haver
CAST: Elliot Page, Hayley McFarland, Nick Searcy, Romy Rosemont, Catherine Keener, James Franco
La prima, diretta da Tommy O’Haver (regista originario proprio di Indianapolis, autore di film come Il Magico Mondo Di Ella e La Donna Più Odiata D’America) e intitolata An American Crime, è basata sugli atti dibattimentali e dunque mette in scena una versione piuttosto aderente alla realtà; l’impianto di partenza sembra quello di un legal thriller, ma le varie testimonianze aprono la strada a lunghi flashback attraverso i quali si snoda il racconto della torbida vicenda; il film ricostruisce perfettamente la provincia americana degli anni sessanta (siamo dalle parti di un’opera come Stand By Me, per intenderci) e si distingue per l’ottimo comparto attoriale, dove svettano la brava Ellen Page nei panni della povera Sylvia ma soprattutto una grande Catherine Keener, la quale caratterizza con efficacia la camaleontica Gertrude, ora madre amorevole, ora “milf” lasciva, ora sadica aguzzina.
Il regista sceglie di lasciare la violenza perlopiù fuoricampo (anche se ci sono due o tre momenti piuttosto “forti”), preferendo concentrarsi sulle reazioni emotive dei protagonisti, ma, così facendo, paradossalmente il film risulta molto più angosciante di uno dei tanti torture-porn odierni grondanti emoglobina.
THE GIRL NEXT DOOR
GENERE: horror, drammatico
ANNO: 2007
PAESE: USA
DURATA: 90 minuti
REGIA: Gregory Wilson
CAST: Blythe Auffarth, Blanche Baker, Daniel Manche, Madeline Taylor, William Atherton, Kevin Chamberlin
The Girl Next Door, invece, è basato sull’omonimo romanzo di Jack Ketchum – scrittore di opere horror piuttosto controverse e molto amato da Stephen King -, a sua volta ispirato al caso delle sorelle Likens; gli avvenimenti vengono spostati negli anni cinquanta, i nomi sono di fantasia, ma il nocciolo della storia rimane sostanzialmente invariato (finale a parte, per quanto riguarda la sorte di Gertrude, qui Ruth).
Prodotto a basso budget e dal taglio quasi televisivo (ma non disprezzabile dal punto di vista delle inquadrature e dei movimenti di macchina, poichè il carneade Gregory Wilson dimostra di possedere una buona “mano” e un certo gusto), The Girl Next Door paga dazio, nei confronti del “gemello” coevo, in termini di eleganza formale e finezza di analisi psicologica (c’è meno attenzione al contesto sociale e i personaggi – interpretati da attori semisconosciuti – hanno tratti più “marcati” e grossolani), ma guadagna in cupezza e senso di “marciume”, osando anche qualcosa di più sul versante della crudeltà (per quanto, poi, a conti fatti, anche Wilson opti prevalentemente per il “vedo/non vedo”).
An American Crime e The Girl Next Door sono due visioni complementari, dolorose e senza sconti, di un’America puritana, bigotta, ipocrita e omertosa, dove il focolare domestico è teatro di impulsi indicibili e i mostri generano altri mostri, in una sorta di perpetuazione del disagio e della perversione a livello familiare (sconcerta soprattutto il comportamento dei ragazzi, i quali vengono piano piano cooptati all’interno di un’escalation delirante, introiettando la logica del carnefice e di chi ne copre le gesta voltandosi dall’altra parte); due film anche molto politici, quindi, ma soprattutto due cazzotti in faccia ben assestati: quella cantina, ve lo assicuro, non la dimenticherete per un po’ di tempo…