
Food for Profit è il documentario indipendente di Giulia Innocenzi e Pablo D'Ambrosi che denuncia i legami tra allevamenti intensivi, lobby e politica.
E fin qui potrebbe essere l’incipit di un qualsiasi servizio di Report o de Le Iene. Ma non è solo così.
Partendo proprio dalla condizione indegna in cui gli animali da allevamento (ma quali sono le diversità con quelli di affezione???) vivono la loro intera vita in questi lager legalizzati, Giulia, attraverso viaggi in Germania, Spagna, Polonia e ovviamente Italia sviscera tutte le problematiche che questo tipo di misure portano a noi e all’ambiente.
Le nostre scelte alimentari hanno conseguenze sull’ambiente e sulla nostra salute.
Non a caso si dice spesso che la politica inizia nel piatto dove mangi. Mai come in questo caso è vero. Questo documentario ci fa vedere come gli allevamenti intensivi distruggano l’ambiente dove vengono costruiti. In Polonia, per esempio, ce ne sono molti localizzati tutti nel raggio di pochi chilometri. Le case nel circondario ora non valgono più niente, complice l’enorme puzza e l’inquinamento che generano. Le persone che non sono riuscite a vendere in tempo la loro casa ora si ritrovano con proprietà senza valore immerse nella desolazione più totale. In Spagna, nella Murcia per l’esattezza, i volontari che aiutano Giulia fanno ben vedere come i campi nei pressi degli allevamenti intensivi siano inutilizzabili, l’acqua finita e la desertificazione in corso. La politica territoriale ha anche provato a contrastare questa “deriva”, ma sono stati gli stessi agricoltori (o meglio, allevatori) ad insorgere perché ovviamente aizzati da qualcuno più in alto. Ti ricorda qualcosa? Gli animali che vivono negli allevamenti intensivi sono costantemente punturati per mantenerli vivi fino a quando non hanno raggiunto una performance ideale. Non si parla solo di carne, ma anche dei derivati. Pensiamo ad esempio alle mucche a cui viene strappato immediatamente il vitello e poi munte più volte al giorno da macchinari che provocano la mastite (chiedete ad una madre umana che ha allattato quanto fa male!!!). E il latte poi finisce sulle nostre tavole.
Mi piacerebbe finire qui, ma non posso. Gli allevamenti intensivi sono stati e saranno causa delle pandemie perché far sopravvivere animali in pochissimo spazio, in condizioni igieniche disgustose, aumenta il rischio del “salto di specie” di alcuni virus e batteri. E non bastano gli antibiotici, anzi, più se ne somministrano e più si creerà l’antibiotico resistenza, generando cure inutili e spesso controproducenti.
Ovviamente anche in questo caso gli animali finiscono nelle nostre pietanze (e in quelle di cani e gatti). Vogliamo poi parlare di tutti quegli animali, come i tacchini, che finiscono al mattatoio già morti, ma che comunque fanno peso?

I lobbisti e l’Europa.
A Bruxelles si contano circa 25000 lobbisti legalmente registrati. È la seconda capitale mondiale per questi “specialisti”. Questi personaggi sono coloro che sussurrano richieste e progetti ai politici eletti. Mi pare superfluo definirli tutti quanti persone senza scrupoli che vogliono massimizzare il profitto a danno di persone e animali.
Nel film un lobbista (vero o finto, non si capisce bene) porta le proprie istanze ai vari politici che rispondono spesso in toni possibilistici quando fiutano un ricavo personale o clientelare. Ad un certo punto vengono proposti i progetti più bislacchi come maiali a sei zampe o mucche con due apparati riproduttivi. I nostri governanti non fanno una piega, anzi sembrano impegnarsi spesso anche per foraggiare una propaganda carnista.
Basti pensare che l’Europa elargisce circa 400 miliardi di fondi per l’agroalimentare: la maggioranza di questi finisce proprio negli allevamenti intensivi.
Giulia Innocenzi con la foga del reporter e la calma di chi sa di essere dalla parte della ragione cerca di intervistare questi politici ricevendo no comment, messaggi contrastanti o spesso sprezzanti prese di posizione.

Le particolarità del film.
Il film è costruito ovviamente con un taglio giornalistico e documentaristico, ma di stile sicuramente moderno con riprese “da telecamere nascoste”, immagini con i droni per presentare bene le scene dove si svolge l’azione e inserti animati che spezzano un po’ la tensione anche se con immagini spesso sarcastiche come la sigla finale.
Ci sono anche dei momenti di tensione da film thriller quando Giulia, Pablo, la troupe e gli i lavoratori in incognito vengono inseguiti nella notte.
Ma fioccano spesso anche momenti grotteschi e surreali come quando un lobbista non vuole rispondere a Giulia perché sprovvista di biglietto da visita.
Conclusioni.
Le immagini di questo docu-film sono sicuramente forti. Il film non può lasciare lo spettatore indifferente e per la prima volta ripercorre tutti i livelli di pratiche tafaziane che fanno riflettere.
Il fine non è promuovere una dieta vegana, anzi non se ne parla mai, ma denunciare dove vanno a finire le nostre tasse, com’è facile corrompere i politici e quanto sia controproducente il continuo consumo di carne.
Anche se tocca temi forti il film può essere visto da bambini accompagnati da genitori che magari poi spiegano chi sono quei signor* che fanno male agli animali, alle persone e al pianeta.