JOKER
JOKER
GENERE: drammatico
ANNO: 2019
PAESE: USA
DURATA: 122 minuti
Regia di:
Cast principale:
Nonostante la vittoria al festival del cinema di Venezia e le recensioni positive che avevo letto mi sono avvicinato alla visione di ‘Joker’ con qualche dubbio, negli ultimi anni purtroppo il cinema è stato invaso da ‘comic movies’ realizzati in serie i quali, per quanto curati, con ottimi effetti speciali e buoni riscontri al botteghino, si sono rivelati progressivamente più deboli a causa di protagonisti sempre meno carismatici e trame molto ripetitive, in questo senso, peraltro, il curriculum di Todd Philips, regista ‘medio’ prevalentemente attivo in commedie di routine, non era particolarmente rassicurante.
E’ curioso rilevare che tra i più fieri critici delle serie cinematografiche realizzate negli ultimi anni da Marvel e DC Comics ci sia stato Martin Scorsese le cui opere, mi piace pensare non casualmente, sono state chiara fonte di ispirazione per questo film. ‘Joker’ infatti vive di vita propria, lontanissimo sia dalla continuity tradizionale della DC Comics (sia sul piano temporale che rappresentativo, ad esempio il padre di Bruce Wayne-Batman, è un politico-tycoon senza scrupoli a metà strada tra Nelson Rockefeller e Donald Trump) che dai tentativi pseudo-alternativi alla ‘Deadpool’ e, soprattutto, ha il coraggio di osare muovendosi in territori lontani dal ‘politically corrrect’ come raramente capita in un blockbuster. La Gotham City del film, ambientato nel 1981, assomiglia molto alla New York degli anni ’70 vista in film come ‘Taxi driver’, una città violenta, sporca, dominata da gang criminali, con una forte spaccatura tra la classe più agiata ed una popolazione sfruttata ed allo stremo delle forze. Appare così naturale anche allo spettatore che un antieroe nichilista e mentalmente disturbato diventi, suo malgrado, il paladino di una rivolta contro il potere che sfocia nel sangue e nella violenza in una sorta di collettivizzazione del reietto Joker, che si realizza attraverso l’uso della maschera da clown da parte dei rivoltosi. D’altro canto, però, lo stesso Joker non riesce a cavalcare il caos che ha contribuito a creare perché, appunto, non è un leader, non ha un progetto e neppure lo cerca, è piuttosto un’anima solitaria e viene infatti facilmente catturato dalle autorità per ben due volte.
L’anomala autorialità della pellicola si palesa ulteriormente nel rapporto tra Arthur Fleck-Joker ed il suo idolo, il presentatore Murray Franklin, un rapporto che scorre in parallelo a quello tra Rupert Pupkin e Jerry Langford in ‘Re per una notte’ (di Scorsese, ça va sans dire), nel quale, peraltro, Pupkin era interpretato da Robert De Niro che qui è invece Murray Franklin. Risultano estremamente azzeccate ed aderenti al contesto anche le scelte musicali del film, ad esempio ho molto apprezzato la scelta di ‘White room’ dei Cream a fare da sottofondo alla rivolta dei cittadini di Gotham City, in uno dei momenti più violenti e contemporaneamente più liberatori della pellicola.
Alla fine di ‘Joker’ resta la curiosità su quello che la DC Comics deciderà di fare dopo questo film, la speranza è che non sia un punto di partenza, nel senso che non generi una pletora di sequel fotocopia, ma rappresenti piuttosto un momento di riflessione che porti alla de-serializzazione del genere con la creazione di un numero di pellicole più contenuto ma di maggior spessore.