JOKER
JOKER
GENERE: drammatico
ANNO: 2019
PAESE: USA
DURATA: 122 minuti
Regia di:
Cast principale:
Operazione anomala questo Joker, sin dalla scelta del regista: Todd Phillips, infatti, si era distinto sino ad ora come autore di commedie di grande successo popolare come Parto Col Folle e soprattutto la trilogia di Una Notte Da Leoni.
Se torniamo però alle origini della sua filmografia notiamo che ha esordito con un documentario su GG Allin, artista punk americano famoso per i suoi eccessi (tra i quali rientravano simpatiche pratiche quali defecare durante i concerti, automutilarsi, minacciare reiteratamente di suicidarsi sul palco ecc.) e morto di overdose nel 1993; forse ha fatto tesoro di quell’esperienza nel momento di mettere mano alla genesi di un personaggio così borderline come l’antagonista per eccellenza di Batman. Ma Todd Phillips è andato oltre, rifiutando sia l’immaginario gotico/espressionista di Tim Burton che quello cupo, più realistico ma sempre abbastanza artificioso di Christopher Nolan (possiamo notare, semmai, soprattutto nella costruzione narrativa, analogie con i film più cerebrali del regista inglese come Memento e Inception, nonché ad esempio col Fight Club di David Fincher) per ancorare il suo film alla New Hollywood di Martin Scorsese (palesi i rimandi, affidati anche alla presenza di Robert De Niro, a Taxi Driver e Re Per Una Notte, del quale ha ribaltato l’assunto di fondo – stavolta è meglio essere “buffone tutta la vita”… – ) e di William Friedkin (gli inseguimenti a piedi che evocano Il Braccio Violento Della Legge, la scalinata simile a quella dell’Esorcista) senza dimenticare riferimenti quali il Milos Forman di Qualcuno Volò Sul Nido Del Cuculo, il Sidney Lumet di Quinto Potere, il primo Abel Ferrara (in particolare The Driller Killer e L’Angelo Della Vendetta) e, volendo, addirittura Arancia Meccanica di Stanley Kubrick e il revenge movie alla Giustiziere Della Notte.
Il combinato disposto tra tutte queste influenze e il bagaglio, apparentemente così distante, di Phillips ha dato forma ad un prodotto piuttosto viscerale e angosciante (come la risata di Arthur è sintomo della sua sofferenza interiore, così il film è quasi totalmente privo di ironia), tutto caricato sulle spalle ricurve e scarnificate di un asso della recitazione come Joaquin Phoenix, e che potrebbe benissimo reggersi con le proprie gambe anche escludendo i rimandi all’universo Batman, occupandosi, in fin dei conti, della deriva tragica (o dovremmo dire comica, in questo caso…) di un essere umano in un contesto di spietato darwinismo sociale piuttosto che della nascita di un villain.
Risulta quantomai ozioso stare dietro al profluvio di parole in libertà che Joker ha scatenato sin dalla sua uscita nei cinema (polemiche che, in questi casi, partono quasi sempre da oltre oceano, a dimostrazione di quanta cattiva coscienza alberghi all’interno di quel sistema; comunque ben vengano opere che, anche in ambito mainstream, siano in grado di toccare determinati nervi scoperti, pur con tutte le schematizzazioni del caso); più interessante risulta allora analizzarlo nell’ottica della sua collocazione all’interno del mondo dei cinecomic.
Il film probabilmente deluderà i fan duri e puri, quelli che cercano il folle perennemente sopra le righe e sentenzioso che si muove in un quadro barocco e apocalittico; qui il Joker “canonico” appare sì e no una quindicina di minuti, che sono anche, se vogliamo, i più banali della pellicola (in particolare il monologo piuttosto didascalico al Murray Franklin show); va detto, però, che Todd Phillips, riferendosi soprattutto al Killing Joke di Alan Moore e Brian Bolland, ha sostanzialmente rispettato lo spirito del personaggio, ossia un uomo comune diventato mostro in conseguenza di “una brutta giornata” (battuta presente nel film) e che racconta il suo passato ogni volta in maniera differente; il regista ha opportunamente filtrato la narrazione attraverso la visione distorta di Arthur Fleck (e della madre Penny), per cui il film risulta costellato di momenti criptici quando non di palesi incongruenze (una su tutte: l’inspiegabile differenza di età tra Arthur e Bruce Wayne), e alla fine non fornisce risposta certa alla domanda sulle sue reali origini (Arthur potrebbe addirittura essere solo un clown schizzato al quale il vero Joker si ispirerà in seguito).
Volendo ipotizzare sviluppi futuri (a me piacerebbe rimanesse un’opera singola, ma so che sarà una speranza vana…), oltre agli scenari che si potrebbero aprire nel rapporto Joker-Batman (alla luce di un pesante risvolto la cui attendibilità è stata lasciata volutamente nel dubbio…), balza agli occhi anche un possibile ribaltamento nelle dinamiche “politiche” di Gotham City: a fronte di un nuovo Joker icona dei reietti, potremmo avere, anche in virtù di una caratterizzazione non certo lusinghiera del padre Thomas Wayne, un Batman non più paladino della lotta al crimine ma impegnato in difesa dello status quo dalla parte delle élites plutocratiche (alle quali di fatto appartiene); da questo punto di vista Phillips ha lanciato un bel sasso nello stagno…
Concludendo, Joker è un solido prodotto di intrattenimento con una sua forza intrinseca e una indubbia capacità di intercettare lo “spirito del tempo”, un film che sicuramente resterà nell’immaginario per evidenti meriti artistici (ha già al suo attivo il Leone d’Oro a Venezia e non è escluso possa sbancare anche agli Oscar, dove almeno Joaquin Phoenix parte come ovvio favorito) e anche per qualche ragione più risibile (a giudicare da come lo stanno strumentalmente tirando per la giacca da ogni parte…).