DUNE (1984)
DUNE (1984)
GENERE: fantascienza
ANNO: 1984
PAESE: USA
DURATA: 137 minuti
REGIA: David Lynch
CAST: Francesca Annis, Kyle MacLachlan, Virginia Madsen, Sean Young, Jürgen Prochnow, Patrick Stewart, Sting, Dean Stockwell
Dune, il film di David Lynch del 1984, è un'opera complessa e affascinante, che ha diviso la critica e il pubblico sin dalla sua uscita. Proprio per questo mi risulta difficile spendere delle parole oneste e distaccate fino in fondo. Non aspettarti quindi la classica recensione ma, piuttosto, il racconto di un'esperienza.
Mi risulta difficile spendere delle parole oneste e distaccate fino in fondo su ‘Dune’ di David Lynch, per diversi motivi.
Si trattò di un’operazione cinematograficamente suicida, questo va sicuramente detto, un insuccesso per molti aspetti già scritto in partenza che portò, tra le altre cose, alla distruzione di un merchandising improvvidamente già pronto prima dell’uscita del film e destinato a restare invenduto, commissionato dalla produzione con enorme anticipo con la balzana certezza che il film avrebbe facilmente ottenuto lo stesso successo di ‘Star wars’, uscito pochi anni prima.
La fame di fantascienza nel pubblico giovane di allora c’era, l’errore non fu certamente quello, e lo dimostrano gli incassi de ‘Il ritorno dello Jedi’ uscito pochi mesi prima di ‘Dune’, ma qualcosa evidentemente non funzionò a dovere. Sono tante le ragioni del fallimento, a partire da quelle produttive, sulle quali ho avuto la fortuna di avere informazioni di prima mano da un italiano ai tempi residente in Messico, luogo dove la pellicola fu, in prevalenza, girata. Il mio confidente ed ex-collega venne assunto come assistente personale e traduttore di Carlo Rambaldi, e mi confessò come ci fosse poco, per non dire nessun, accordo tra le maestranze locali di lingua spagnola, il ‘gruppo Lynch’ americano e quello ‘Rambaldi-De Laurentiis’ italiano.
Il produttore (Dino De Laurentiis) voleva un film con un target giovanile/adolescenziale, obiettivo che non collimava né con il materiale di partenza, la monumentale saga di Frank Herbert, né con le idee del talentuoso, ma giovane ed inesperto, regista e sceneggiatore David Lynch.
Questo però è un film che nonostante tutte le sue traversie produttive, le critiche, i tagli, le versioni ricostruite ed il clamoroso insuccesso commerciale, ha un posto speciale nel mio cuore. È il primo film che vidi in home video, su una VHS, ad Alessandria d’Egitto, nel 1985, dove mio padre lavorava in quegli anni, in un caldo pomeriggio nordafricano, con mia sorella ed un paio di amici di Civitavecchia, uno dei quali, peraltro, mio compagno di scuola e di banco, se n’è andato decisamente troppo presto. Non era solamente la semisconosciuta diavoleria elettronica che questi amici avevano acquistato negli Emirati Arabi, ed io osservavo per la prima volta (il lettore VHS) ad affascinarmi, il respiro epico del film era, ed è, innegabile, nonostante i difetti, le ingenuità e le lungaggini, la azzeccata musica dei Toto con Brian Eno contribuiva positivamente all’atmosfera e gli effetti speciali di Rambaldi erano comunque memorabili, a partire dai maestosi e terribili ‘sandworms’, i vermi della sabbia, nettamente migliori di quelli in CGI del recente reboot di Villeneuve. Certo, i troppi tagli non agevolano la comprensione della trama, e su diverse cose si è preferito semplificare (la componente ecologista legata al popolo Fremen, ad esempio, centrale per la comprensione della storia), ma da un lato il corpus dell’opera di Herbert risulta onestamente di difficile gestione, con i suoi tempi e spazi dilatati, dall’altra l’ordine superiore era quello, perché il target dichiarato non erano certamente i puristi della sci-fi e neppure gli ecologisti, ma chi doveva comprare i giocattoli stipati nei magazzini.
Vi invito comunque a dare una possibilità al vecchio ‘Dune’, magari recuperando, come ho fatto io di recente, la versione ‘reconstructed’ di 3 ore, tentativo fanmade di ricostruire una director’s cut che non esiste e, probabilmente, non esisterà mai, visto che Lynch ha più volte affermato di non essere interessato a realizzarne una. Le parti aggiunte alla versione cinematografica originale sono state riesumate dalla famigerata ‘versione televisiva’ che recuperava sì alcune scene inedite , ma presentava anche vistosi tagli sulle scene più violente. Molto del girato originale resta però inaccessibile o perduto per cui, seppur interessante, anche questa versione ‘reconstructed’ resta tuttavia ‘monca’. Ciò nonostante in alcuni momenti si ha la sensazione di una maggior coerenza con lo spirito del testo di Herbert, in una versione che in effetti in questo ricorda quella recente di Villeneuve, introducendo diversi segmenti che rallentano di molto il ritmo della versione cinematografica originale. La pellicola resta comunque quell’ibrido irrisolto che è sempre stato, figlio di gruppi di lavoro che comunicavano poco e non concordavano sulla direzione da prendere, guidati da un regista allora piuttosto giovane che rimase probabilmente un po’ schiacciato dalla pressione della grande produzione e non riuscì ad imporsi come avrebbe voluto e dovuto.
Dopo questa lunga digressione chi non conosce il film o i libri che lo originano si chiederà quale sia la trama di ‘Dune’, in realtà la risposta potrebbe essere brevissima o lunghissima, com’è consuetudine quando si parla di una ‘space opera’, il film ci mostra infatti una galassia lontana in un tempo lontano, un impero in cui i popoli non sempre vanno d’accordo ed in cui si affrontano potere spirituale ed economico, le sacerdotesse Bene Gesserit e la Gilda spaziale dei navigatori, entrambi bisognosi della Spezia che viene raccolta nel pianeta Arrakis, chiamato anche Dune, inospitale e desertico ma vitale per l’Impero. Arrakis si trova ad essere oggetto del contendere tra la famiglia Atreides, alla quale viene affidato dall’Imperatore sottraendolo agli Harkonnen, i nativi Fremen e gli Harkonnen stessi, che segretamente appoggiati dall’imperatore vogliono riprendersi il pianeta e sterminare gli storici nemici Atreides.