WETLANDS

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i cinenauti recensioni film serie tv cinema Wetlands

GENERE:         drammatico, commedia

ANNO:             2013

PAESE:            Germania

DURATA:         109 minuti

REGIA:            David Wnendt

CAST:              Carla Juri, Peri Baumeister, Meret Becker, Axel Milberg, Christoph Letkowski, Edgar Selge, Fred Aaron Blake

Wetlands. Figlia di genitori separati - una madre maniaca della pulizia nonchè fanatica religiosa e un padre un po' “distante” - , Helen è una diciottenne piuttosto sui generis: in contrapposizione a questo contesto la ragazza sviluppa infatti un'idiosincrasia nei confronti dell'igiene intima, un atteggiamento irriverente nei rapporti con gli altri ed un'attitudine alla sperimentazione in campo sessuale; l'unica persona con la quale riesce a condividere questo stile di vita è la sua amica Corinna.

Un giorno Helen, già sofferente di emorroidi, si procura una ferita mentre si sta depilando l’ano; ciò le causa un’infezione che richiede il ricovero d’urgenza in ospedale e il trattamento chirurgico; durante la degenza la ragazza imbastisce una relazione con Robin, l’infermiere che la segue, e cerca in tutti i modi di far rimettere insieme i suoi genitori, mentre un terribile episodio accaduto nel passato, che coinvolge il fratello minore, sta per tornare alla luce…

Adattamento del libro omonimo (tradotto in Italia col titolo “Zone Umide”) della scrittrice anglotedesca Charlotte Roche – il quale, al momento della sua pubblicazione in Germania nel 2008, ebbe un clamoroso successo, suscitando un acceso dibattito tra chi, eleggendolo a manifesto del neofemminismo, lo considerava un capolavoro della letteratura erotica e chi invece lo bollava per la sua presunta immoralità – , Wetlands è senza dubbio uno dei film più sorprendenti e fuori dagli schemi degli ultimi anni.

Siamo esseri umani, perciò fatti di carne, sangue, deiezioni, fluidi corporei, odori: acquisire consapevolezza del proprio corpo (e dei propri anticorpi…) diviene allora un atto liberatorio e politico nel momento in cui all’asetticità esteriore – intesa come norma educativa “paranoide” imposta e corroborata su basi messianiche – corrisponde una “sterilizzazione” affettiva e sentimentale, ed entrambe, proiettate a livello sociale, assumono un carattere sottilmente e perversamente oppressivo (riflessione quantomai attuale se pensiamo a come la paura possa essere coltivata e sfruttata a fini di manipolazione e controllo…).

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David Wnendt, in seguito autore di un’altra interessante opera tratta da un best-seller – quel “Sono Tornato” che usava un’intuizione fulminante come la riapparizione in carne ed ossa di Adolf Hitler per mettere il dito nella piaga delle enormi contraddizioni del nostro presente (qui da noi riproposto – in maniera meno convincente – da Luca Miniero, con Massimo Popolizio nel ruolo di Benito Mussolini) – , contamina l’“alto” col “basso” e gira un film dal taglio “anarchico” e iconoclasta (arriva addirittura a rielaborare in “salsa” porno-ironica la celeberrima sequenza di 2001 Odissea Nello Spazio accompagnata dal Danubio Blu di Strauss: vedere per credere, con l’avvertenza che dopo avrete qualche difficoltà ad ordinare una pizza a domicilio…), contraddistinto da dialoghi politicamente scorrettissimi, un gran ritmo e variazioni di tono sempre azzeccate, col contrappunto di numerosi flashback: una “non storia” (perchè tutto sommato si tratta di “quadretti” di vita vissuta) alla quale, pur poggiando programmaticamente su aspetti disgustosi e trash, riesce a donare coerenza e, oserei dire, una delicatezza inusitata (per certi versi un’operazione simile, seppur nettamente meno estrema, l’ha compiuta quest’anno Emerald Fennell con Una Donna Promettente).

Perchè Wetlands è sì un “coming of age” al femminile decisamente folle, ma in fondo soprattutto un racconto di solitudine, incomunicabilità e disfunzionalità familiare: il punto rimane sempre quello di essere compresi ed amati, per poi amarsi a propria volta ed avere un rapporto armonico con ciò che ci circonda; e sia lode alla bravissima e bella Carla Juri – attrice ticinese, protagonista ad inizio carriera di fiction nostrane come Ho Sposato Uno Sbirro e Un Passo Dal Cielo e più recentemente ritrovata al cinema nel Blade Runner di Denis Villeneuve – che riesce ad aderire ad un personaggio controverso, sempre a rischio di debordare nel macchiettistico o nel poco credibile, con una buona dose di coraggio e calibrando perfettamente tutto uno spettro di sfumature e stati d’animo non facili da cogliere.

Wetlands è, tirando le somme, una di quelle salutari “provocazioni” di cui abbiamo disperatamente bisogno in un’epoca di conformismo e di “pensiero unico” come la nostra, una pellicola che prima ti ripugna, poi ti molla due ceffoni e alla fine ti conquista.